Deck of Haunts: la recensione del deckbuilder horror che ribalta le regole

Un gioco che sovverte il genere horror mettendoti nei panni del mostro

Deck of Haunts la recensione del deckbuilder horror che ribalta le regole

Il vero mostro... siamo noi

Alla base del gioco c’è un’idea di inversione dei ruoli: sei tu l’entità malvagia, non un semplice spettro, ma l’intera struttura architettonica, un organismo oscuro con un cuore pulsante nascosto tra le sue mura. Il tuo obiettivo? Sopravvivere per 28 notti, impedendo agli intrusi di raggiungere il cuore della casa e consumandoli lentamente attraverso terrore, trappole e fenomeni paranormali. Per dirla in altre parole è vero che i "cattivi" saremmo noi, ma alla base di tutto c'è un istinto di sopravvivenza, dato che quella "stanza con il cuore pulsante" non deve assolutamente essere visitata o facciamo una brutta fine… ma in che senso?

Nel panorama sempre più ricco dei giochi narrativi e degli strumenti per il game mastering, Deck of Haunts si distingue come un oggetto tanto semplice quanto affascinante. Non è un gioco da tavolo nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto un mazzo di carte pensato per evocare atmosfere, costruire incontri e dare vita a storie spettrali con pochi, essenziali elementi. È un prodotto che si colloca a metà strada tra il generatore di contenuti e l’artefatto narrativo, e lo fa con una grazia e una cura che meritano attenzione.

Deck of Haunts: la recensione del deckbuilder horror che ribalta le regole
Dobbiamo usare le carte per spaventare i nostri visitatori.

Il mazzo si presenta con una veste grafica sobria ma elegante. Le illustrazioni sono minimali, quasi eteree, e sembrano voler lasciare spazio all’immaginazione più che imporsi con immagini troppo definite. Ogni carta è un frammento di storia: un fantasma, un luogo infestato, una motivazione nascosta, una manifestazione inquietante. Ma ciò che colpisce è come questi frammenti, una volta combinati, riescano a generare entità coerenti, credibili, e soprattutto cariche di atmosfera. Non si tratta solo di “mostri” da inserire in una sessione di gioco, ma di presenze con un passato, un dolore, una ragione per esistere — o per non trovare pace.

Facciamo "BUUUU"

Ecco quindi che la casa in cui dovranno entrare i malcapitati, che a livello metaforico è come se fossero loro stessi che violano la nostra essenza, devono essere sconfitti. Il mazzo di carte e le carte stesse sono il modo che abbiamo di difenderci. Basta pescare tre o quattro carte per avere tra le mani l’ossatura di un incontro narrativo completo. Un fantasma con una causa irrisolta, un luogo che ne amplifica la presenza, un modo in cui si manifesta e interagisce con il mondo dei vivi. Il resto lo fa l’immaginazione del narratore, guidata da testi brevi ma evocativi, che suggeriscono più che spiegare. È qui che Deck of Haunts mostra la sua vera forza: non impone una storia, ma la fa emergere. Ogni partita, ogni utilizzo, è diverso, perché ogni combinazione di carte è un invito a raccontare qualcosa di nuovo.

Questo lo rende uno strumento estremamente versatile. Può essere usato come supporto per una campagna horror in un gioco di ruolo tradizionale, come base per una sessione improvvisata di storytelling tra amici, o persino come esercizio creativo per scrittori e sceneggiatori. Non ci sono regole rigide, né punteggi, né meccaniche da imparare. Solo carte, idee e suggestioni. Eppure, proprio in questa essenzialità risiede il suo fascino.

Deck of Haunts: la recensione del deckbuilder horror che ribalta le regole
Meglio che non visitino troppo il "cuore" della magione.

Naturalmente, chi cerca un gioco strutturato, con obiettivi chiari e dinamiche competitive, potrebbe trovarsi spiazzato. Deck of Haunts non è pensato per “vincere”, ma per evocare. È un’esperienza più vicina alla narrazione condivisa che al gioco competitivo. Ma per chi ama le storie, i misteri, e l’arte di costruire mondi con le parole, questo mazzo rappresenta una piccola meraviglia.

Il concept è semplice, funzionale e funziona, ma ha il difetto di perdersi un po' in sé stesso, lasciando il posto alla noia dopo poche sessioni di gioco. La sola evocazione è fonte di ispirazione, ma un po' poco per sorreggere la struttura del gioco e una volta comprese le meccaniche c'è il grosso rischia che vi faccia abbandonare il titolo.

Deck of Haunts

Versione Testata: PC

7

Voto

Redazione

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Deck of Haunts

Certamente è affascinante per chi cerca un ribaltamento di prospettiva nel genere horror: non più vittime o cacciatori, ma l’incarnazione stessa del male architettonico. La sua forza risiede in un concept narrativo originale, un’atmosfera densa e un’estetica coerente con il suo mondo oscuro. Tuttavia, dietro l’originalità dell’idea si cela una certa ripetitività strutturale: le notti si susseguono con meccaniche che, pur variando nei dettagli, tendono a reiterare lo stesso ciclo di paura e difesa. La casa vive, sì, ma a volte sembra sognare sempre lo stesso incubo.

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