Cronos: The New Dawn - Recensione completa del survival horror di Bloober
Un viaggio nel tempo attraverso la Polonia degli anni '80 per salvare l'umanità dal futuro

Cronos è sicuramente un progetto molto importante per Bloober, perché non solo rappresenta il lancio di una nuova IP, ma soprattutto perché è il progetto che deve confermare al mondo quanto di buono fatto con Silent Hill 2 e che, soprattutto, la compagine polacca è capace di andare con le proprie gambe anche nel terreno di caccia “dei grandi”.
Un grande carico di aspettative sulle spalle di un progetto che fin da subito ha stupito il pubblico con una direzione artistica e un background narrativo davvero molto intrigante. Come suggerisce il titolo, infatti, Cronos parla di viaggi nel tempo e della sua manipolazione. Lo spunto nasce dalla necessità del popolo della Terra di un ignoto futuro di tornare nella Polonia degli anni ’80 per recuperare l’Essenza di alcuni personaggi ritenuti importanti, per avere la meglio di una malattia sviluppata proprio in quegli anni, che ha devastato il futuro dell’umanità.
Le speranze del genere umano sono riposte nella Viaggiatrice, incaricata di tornare indietro nel tempo, grazie ad una particolare crono-tuta, e scoprire l’origine della malattia, in modo da poter aiutare gli scienziati del futuro in una possibile soluzione. Un tema molto affascinante e ben portato in scena, grazie ad una buona alternanza tra fasi di gioco e video d’intermezzo che aiutano il giocatore a contestualizzare in modo perfetto i temi e la drammaticità dello spunto narrativo.

Viaggi nel tempo e pandemie: la premessa narrativa di Cronos
Una drammaticità che si accomuna molto da vicino a quanto vissuto solo qualche anno fa con il Covid, dal momento che le lettere e i messaggi lasciati dai cittadini, parlano di distanza sociale, di isolamento e di quel senso di angoscia e preoccupazione per il futuro, che nel titolo di Bloober è poi sfociato in qualcosa di assolutamente imprevedibile e incontrollabile.
Negli scomodi panni (in tutti i sensi) della Viaggiatrice, saremo chiamati a esplorare una versione apocalittica di Cracovia, totalmente in mano a creature mutanti che ostacoleranno il nostro cammino, e qualche sopravvissuto che potrà aiutarci nel corso della nostra avventura. In particolare, alcuni da alcuni di essi, si potrà estrarre “l’essenza”, ovvero tutta una serie di informazioni e abilità che avranno il duplice compito di agevolare il nostro lavoro, e poter al contempo dare una speranza di vita al mondo del futuro. Assorbire o meno le Essenze sarà anche una nostra scelta, dal momento che l’estrazione potrebbe causare la morte del soggetto. Una scelta morale che, quindi, andrà a creare dei bivi narrativi che faranno prendere diverse direzioni alla narrazione.
Quando la sopravvivenza diventa strategia
Il gameplay di Cronos è quello tipico dei survival “moderni”, con telecamera alle spalle della protagonista e una sapiente commistione tra azione e soluzione di enigmi, che in questo caso è probabilmente il termine meno adatto, dal momento che difficilmente saremo chiamati a trovare la giusta chiave per la giusta porta da aprire. Ma a tenere sempre attivo il nostro cervello durante tutto l’arco dell’avventura sarà la costante gestione di un inventario davvero molto asciutto sia in termini di spazi da utilizzare, ma anche nella possibilità di poter gestire un numero di munizioni tale da poterci far sentire sempre al sicuro.
Ed è forse proprio da questa scelta di design che parte la tensione costante che vi accompagnerà lungo tutta l’avventura. Una tensione fatta non solo dalla continua valutazione di quanto avete a disposizione per affrontare i nemici, ma anche grazie alla rappresentazione degli ambienti di gioco, che suggeriscono che da un momento all’altro questi possano saltare fuori “dalle fottute pareti”, per porre fine alle tue sofferenze. La maggior parte degli ambienti, infatti, è ricoperto da texture “materiche” formate per lo più da pezzi di cadaveri, materiale organico “pulsante”, che potrebbe suggerire (grazie anche ad un comparto audio angosciante) che ci sia sempre qualcuno pronto ad aggredirti dietro ogni angolo.
Ed è qui che arrivano i problemi veri e propri, perché le fasi di combattimento si giocano su almeno tre fattori fondamentali. Il primo è proprio quella della scarsità delle risorse di cui abbiamo già parlato, il secondo è relativo invece all’ingombrante tuta del nostro personaggio, che non consente movimenti troppo rapidi per sottrarci ai colpi avversari, e il terzo è il simpatico vezzo dei nemici di potersi “aggregare” tra di loro per formare nuovi e più potenti avversari che sviluppano nuove capacità di offesa, via via sempre più devastanti. Per contrastare questa caratteristica abbiamo una sola arma: il fuoco. Avremo infatti a disposizione un lanciafiamme che potrà incenerire i cadaveri i nemici appena eliminati, sottraendoli quindi a quelli che vorrebbero inglobarli. Sfortuna vuole che, ovviamente, le risorse saranno molto scarse e quindi dovremo valutare molto attentamente dove e quando utilizzare quanto in nostro possesso.

La scarsità come ragione di vita
I limiti delle risorse sono sicuramente la “miccia” che deve accendere nel giocatore la necessità di esplorare con molta attenzione tutte le aree di gioco, alla ricerca non solo delle munizioni, ma anche dei materiali utili per la loro creazione, così come dei refill di vita utili per aiutarci nei momenti più importanti. L’esplorazione avrà anche il duplice compito di farci trovare nuove espansioni per le armi in nostro possesso (alcune di fondamentale importanza), e di farci ammirare l’ottimo lavoro creato da Bloober nel riportare su schermo alcuni ambienti realmente esistenti a Cracovia.
La “Nuova Alba”, nome della città fittizia dove si svolge il gioco, è infatti ricalcata sull’esistente “Nowa Huta”, un quartiere industriale di Cracovia dove negli anni ’50 si sono concentrate le più imponenti e importanti industrie siderurgiche che hanno servito il regime Comunista. Un regime che potrebbe aver influito in qualche modo a nascondere le informazioni sulla diffusione della malattia, ma questo ovviamente lo lasciamo scoprire a voi stessi. L’ambiente decadente e corrotto che troverete sullo schermo è davvero ben concepito e realizzato e contribuisce, assieme ad una colonna sonora di ottimo livello, a focalizzarsi sul mood del gioco.
Inoltre, L’assenza di una vera e propria mappa (avrete solo un indicatore a guidarvi verso l’obbiettivo), complica ulteriormente le cose, perché spesso vi costringe ad affidarvi unicamente al vostro orientamento, obbligandovi a mantenere sempre il focus su quello che vi circonda per avere sempre dei punti di riferimento da seguire. Qui si innesta anche il discorso della “manipolazione temporale” della nostra viaggiatrice, che ha la possibilità di poter operare dei micro cambiamenti agli ambienti di gioco, potendo modificare lo status di alcuni passaggi che vengono riportati allo stato originale grazie ad un particolare modulo in nostro possesso.
Ecco, sul fronte della manipolazione temporale ci saremmo aspettati forse qualcosa di più intrigante, mentre l’approccio utilizzato da Bloober sembra essere rimasto invece su una visione più basica, anche se assolutamente in linea con le esigenze del gameplay.

In Cronos l’energia è la cartamoneta del mondo che ci circonda, perché le batterie raccolte durante il nostro percorso ci consentono di poterle scambiare in appositi punti di ristoro, con altri beni e risorse. Le “Safe Room” dispiegate all’interno delle mappe sono un chiaro riferimento a Resident Evil, dal momento che possiamo trovare i classici “bauli magici” dove poter riporre alcuni oggetti, per poi ritrovarli in un successivo punto di ristoro e salvataggio. Quella della gestione dell’inventario è qualcosa di fondamentale per il gameplay di Cronos, perché vi costringe sempre ad un approccio strategico nel portarvi dietro sempre l’indispensabile, ma con un occhio attento agli oggetti che potrete raccogliere nel corso dell’avventura, rivendibili sempre nelle safe room.
Nelle quasi 20 ore di gioco, Cronos ha messo a dura prova i nostri nervi, perché è un gioco impegnativo e a tratti frustrante, specialmente nella prima parte dell’avventura. Tuttavia, l’ottimo intreccio narrativo e le novità che pian piano accompagnano la nostra progressione, sono un elemento che spingono il giocatore a superare le difficoltà e ad andare avanti, suggerendo sempre nuovi approcci e strategia di attacco e difesa.
Insomma, Cronos è un gioco complesso e difficile, che però saprà conquistarvi proponendo un gameplay collaudato, ma comunque capace di regalare le giuste emozioni per gli amanti dei survival horror. E sono proprio questi due gli aspetti più importanti di Cronos: rimanere in vita in un ambiente di costante tensione emotiva, tra emozioni forti e pensieri che non possono fare a meno di tornare a quanto accaduto nel nostro più recente passato. Brava, Bloober
Versione Testata: PS5
Voto
Redazione

Cronos: The New Dawn
Cronos: The New Dawn è un’opera ambiziosa che segna un momento cruciale per Bloober Team, dopo il successo del remake di Silent Hill 2. Il gioco riesce a fondere nel migliore dei modi temi contemporanei come l’isolamento e le paure pandemiche e il racconto fantascientifico. La scelta di basare “Nuova Alba” sul reale quartiere industriale Nowa Huta aggiunge un layer di realismo che eleva l’intera esperienza. Bisogna però essere chiari: Cronos non è per tutti. La gestione continua dell’inventario, la difficoltà di alcuni passaggi e la mancanza di una vera e propria mappa di gioco potrebbe essere troppo frustrante per chi cerca un’esperienza più accessibile. In definitiva, Cronos: The New Dawn è un survival horror maturo e consapevole, con cui Bloober ha finalmente trovato la sua voce autoriale.

