Battlefield V

Battlefield V

Nell’anno in cui COD decide di abbandonare, almeno a questo giro, l’annuale avventura in single player, DICE decide di puntare dritto a colmare il vuoto lasciato dal dirimpettaio, riuscendo a dare valore e dignità ad una modalità che ha dimostrato di continuare a valere il prezzo del biglietto. L’esperienza raccolta in Battlefield 1 ha convinto DICE a strutturare l’avventura in singolo non affidandosi alla classica avventura che si snoda lungo un unico percorso narrativo, ma di riproporre una natura episodica dello stesso evento in modo da poter raccontare più storie, offrire diversi punti di vista e innestare diverse varianti di gioco.

E alla fine sono proprio le storie a prevalere su tutto, e non a caso si chiamano proprio “War Stories”. Storie che arricchiscono anche il vostro bagaglio culturale, volendo. Prendete quella dei Tirailleurs, un corpo di fanteria senegalese che, in quanto coloni, erano stati “reclutati” dall’esercito francese a difesa di una terra che nessuno di loro aveva mai visto. Una storia bellissima, d’onore e di quel sacrificio che il governo francese ha riconosciuto solo decine di anni dopo, così come ci racconta il gioco alla fine dell’episodio. Ogni storia messa in campo da DICE di parla di uomini, ancora prima che della guerra. I Tiralleurs, la giovane eroina svedese che cerca di impedire la produzione di acqua pesante ai nazisti per un successivo ordigno nucleare, o la rivalutazione di una vita da sbandato per il servizio della propria patria.

> E3 2018 Single PLayer Gameplay

Ogni storia induce ad una riflessione ed è la classica ciliegina sulla torta, che arriva al termine di un’avventura di qualche ora, ma molto intensa e piacevole da giocare. Quattro, in tutto, ma al momento sono solo tre quelle disponibili, con la promessa di poter accedere alla quarta tra qualche giorno (si spera). Le avventura in single player di Battlefield V probabilmente non saranno quelle che saranno ricordate negli anni per aver introdotto delle meccaniche innovative, ma di sicuro sono tra quelle meglio raccontate degli ultimi tempi. Come detto, il gameplay in sé non porta niente di veramente innovativo, ma ha comunque il merito di aver creato una bella commistione tra un approccio stealth e quello più classico “ad armi spianate”, lasciando al giocatore il compito di decidere dove e quando usare “la piuma o er fero”.

Un ottimo lavoro non esente da difetti, sia chiaro. In primis un’intelligenza artificiale che sembra fare davvero di tutto per agevolarvi il compito, compreso anche il cercare riparo dietro supporti invisibili (o che magari avete distrutto qualche secondo prima), o che tirano dritti verso di voi quasi a chiedervi di essere eliminati dal gioco. In seconda battuta c’è una leggera contraddizione in termini che forse DICE farebbe meglio a prendere in considerazione: se mi voi suggerire un approccio stealth mi devi dare anche i mezzi per poterlo fare per bene, perché se non mi dai nemmeno il modo di nascondere i cadaveri che lascio per strada, allora le cose si complicano e soprattutto lasciano un senso di “incompleto” che alla lunga infastidisce un po'. Volendo si potrebbe anche aggiungere che resta bisogna farsi un po' di violenza a voler credere davvero che gli allarmi tra le varie postazioni nemiche funzionino a compartimenti stagni e che la postazione A non allerti la B che dista a poche decine di metri.  Ecco, proprio quello degli allarmi dà il modo di introdurre una meccanica nuova all’interno del franchise, ispirandosi a quanto visto, per esempio, in Far Cry, dove per impedire al nemico di chiamare rinforzi avete la possibilità di disattivare (a distanza o tramite sabotaggio diretto) la postazione di comunicazione. Una variante ben implementata, ma che necessita di qualche piccolo aggiustamento.

Battlefield V

Sul fronte del gunplay dobbiamo dire che DICE ha sostanzialmente fatto un buon lavoro nel cercare un punto mediano tra un comportamento veritiero e la salvaguardia del divertimento. Per cui c’è si una simulazione di rinculo differenziato tra le varie armi, ma ovviamente niente che si avvicini ad una realtà oggettiva. E i risultati danno ragione alla scelta operata dal team svedese, perché se è vero che non avrete mai la sensazione che lo scontro a fuoco vi sfugga “letteralmente” di mano, altrettanto vero che alcuni armi, specie negli scontri a lunga gittata, devono essere parzializzate a dovere per disperdere la potenza e la precisione del tiro. Rispetto a WWII, giusto per fare un parallelo storico, probabilmente l’offerta di BFV è leggermente più corta in termini di armamentario, ma quello che c’è è sicuramente ben realizzato e differenziato.


Messa quindi da parte la componente singola, veniamo al multiplayer che rimane comunque la componente “lunga” di ogni capitolo di Battlefield. Anche in questo caso quello che ci troviamo davanti è una naturale evoluzione di quanto iniziato di BF1 e il risultato è sicuramente più affinato e divertente di quanto visto due anni fa, segno tangibile di come DICE abbia fatto tesoro di alcuni errori commessi in passato, sebbene nemmeno BFV sia esente da bug e mancanze più o meno evidenti (per esempio l’annunciata modalità Battle Royale sarà inclusa nel gioco, si spera, solo a Gennaio). Al momento in cui scriviamo sono otto le mappe incluse nel gioco base, due per ogni nazione dove sono ambientate le operazioni in singolo (Norvegia, Olanda, Francia e Nord Africa). L’estensione di ogni singola mappa garantisce la possibilità di poter ospitare qualsiasi tipo di modalità studiata dagli sviluppatori, anche se appare ovvio che il sistema funziona al meglio su modalità come Conquista, per esempio, rispetto ad un semplice Team Deathmatch che appare in sofferenza per una struttura degli ambienti palesemente non sviluppati per una delle specialità meno amate dal pubblico di Battlefield (e infatti i server dedicati sono veramente pochissimi).

Come sempre la conformazione della mappa tende a variare con il passare del tempo, dal momento che il motore del gioco consente la distruzione delle strutture presenti, decimando quindi i ripari e modificando l’approccio nei confronti dell’avversario. Gli scontri prevedono un massimo di 64 giocatori coinvolti, ma l’estensione degli ambienti garantisce sempre un gioco fluido e mai troppo confusionario, anche se al contrario di COD le variabili sono nettamente superiori e spesso difficili da intuire, specialmente quando non si ha sufficiente esperienza. Le quattro specialità disponibili per i giocatori (Assalto, medico, supporto e ricognitore) garantiscono “incastri” interessanti, in modo da garantire all’intero team (si possono comunque organizzare anche mini squadre da quattro giocatori), di poter godere delle caratteristiche peculiari garantite ad ogni classe sia in termini di armi che caratteristiche speciali, dal poter elargire cure a munizioni per il resto del gruppo.

Ogni giocatore potrà poi accumulare punti esperienza spendibili con la richiesta di bonus direttamente nel corso del gioco (supporto o rifornimenti) e altri che garantiscono invece un’evoluzione delle proprie abilità in combattimento. Ad ogni modo è palese che Battlefield V richieda una maggiore interazione tra i giocatori e anche uno spiccato senso di sacrificio, magari per soccorrere un compagno in difficoltà o per coprire zone di mappa fondamentali ma meno esaltanti di altre. A tutto questo si deve unire la solita possibilità di poter utilizzare veicoli e velivoli, rendendo l’esperienza di gioco davvero “totale” e aumentando esponenzialmente il grado di coinvolgimento. Peccato solo non poter testare, almeno per il momento, le Operazioni su Vasta scala, che sicuramente esalteranno ai massimi livelli il sistema di gioco ideato da DICE. A differenza di Battlefield 1, le Operazioni su Vasta Scala si suddivideranno in diversi “giorni” di battaglia, che rappresenteranno i differenti round e saranno uniti da una solida componente narrativa. Ogni giornata di battaglia chiusa in vantaggio sull’avversario vi vedrà partire nella giornata successiva con alcuni bonus a vostro vantaggio, per cui sarà necessario pianificare l’approccio al gioco con estrema attenzione per non gravare sulle possibilità di successo.

Il tutto supportato da un motore grafico e fisico d’altissimo livello che, seppure con la presenza di qualche bug, riesce a restituire al giocatore un’impressione di realismo cristallino, anche grazie a texture al limite del fotorealismo e senza cali di framerate (abbiamo testato la nostra versione sia su Xbox One X che One S), anche di fronte ad ambienti vastissimi e carichi di strutture e dettagli. Il motore dell’illuminazione garantisce che sul single player ci si possa trovare davanti a scenari perfettamente illuminati a giorno, così come segmenti notturni rischiarati solo da una pallida, ma del tutto credibile, luna. Niente da obbiettare anche sulle costruzioni poligonali di tutti gli elementi presenti, siano essi edifici o personaggi giocanti, a cui dobbiamo unire anche un corposo e ben realizzato set di animazioni. Sorvoliamo invece su qualche compenetrazione fastidiosa ma non imbarazzante e su una tendenza evidenziata su Xbox One S dove spesso le ombre dei personaggi in singolo sono meno definite e slavate.

Battlefield V rappresenta un’esperienza di gioco appagante anche parlando della sua longevità. Ogni singolo episodio della War Stories si può chiedere in due ore, ma dipende molto da come affronterete l’avventura. Ovviamente un’andatura lenta e stealth, magari alla ricerca dei collezionabili presenti, vi porterà via più tempo, ma mediamente un paio d’ore sono quanto vi sarà necessarie per portare a termine la mini avventura. Sei ore in tutto, per ora, che si estenderanno a otto a strettissimo giro (almeno così promette DICE), quando arriverà il quarto e ultimo capitolo. A questo poi si deve aggiungere un comparto multiplayer praticamente infinito già da ora, a cui si dovranno poi aggiungere le Operazioni su Vasta scale e, ovviamente, il Battle Royale.

> Trailer finale

Battlefield V
8.5

Voto

Redazione

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Battlefield V

Resta un po' l’amaro in bocca proprio per questa situazione un po' precaria del prodotto finale. E’ evidente che per quanto ben realizzato e rifinito, quello ci troviamo davanti sia comunque un gioco “monco”, nonostante il rinvio di un paio di mesi. Malgrado questo Battlefield V è un titolo fantastico, visto da qualsiasi angolazione, arricchito anche da un aspetto umano e storico che riesce ad amplificare le sensazioni provate in gioco. A voi la scelta, a questo punto: prendere il gioco adesso e aspettare l’arrivo delle componenti mancanti, oppure procedere tra qualche tempo quando DICE completerà tutti i lavori lasciati in sospeso su un prodotto che deve per forza far parte della ludoteca di qualsiasi appassionato di shooter in prima persona.