ARC Raiders: la Recensione. Lo shooter di Embark che ce l'ha fatta.
Nonostante la concorrenza, lo shooter di Embark si è ritagliato il suo spazio
Quando un po’ a sorpresa è stato annunciato l’arrivo di Battlefield REDSEC, il battle royale gratuito di Activision ambientato nel mondo della sua saga più celebre, in molti abbiamo temuto per il destino di ARC Raiders. Benché infatti il titolo di Embark differisca sotto molti punti di vista, l’arrivo di un concorrente gratuito e di questo peso nel settore degli shooter online in un momento così delicato come il lancio non rappresentava certo una buona notizia. La nostra ansia, tuttavia, era ingiustificata: le qualità di ARC Raiders, già percepite nel corso della nostra anteprima, sono emerse fin da subito e le difficoltà a cui sono stati sottoposti i server di gioco presi d’assalto dai giocatori ne sono la testimonianza più diretta possibile. Andiamo dunque a vedere perché con ogni probabilità sentiremo parlare di ARC Raiders anche in orbita game of the year. (Nel mio piccolo, anticipo che ARC Raiders è riuscito a riportarmi fisso un gioco multiplayer nonostante gli oltre 40 anni certificati dalla carta d’identità: per quanto mi riguarda, merita già un premio anche solo per questo).
Le meccaniche di ARC Raiders
Partiamo dunque dalle basi, e quindi le meccaniche (già descritte nell’anteprima, in una forma un po’ romanzata. Nd Clod) . ARC Raiders è un extraction shooter PvEvP: tradotto nella lingua quotidiana, è uno sparatutto in terza persona, il cui obiettivo è raggiungere uno dei punti di uscita della mappa entro il tempo limite, dovendosela vedere al contempo sia contro nemici ambientali controllati dalla CPU sia contro altri esploratori umani. Nel contesto narrativo del gioco, infatti, siamo chiamati a vestire i panni di un Raider, ovvero una di quelle rare figure che si avventura in superficie nel tentativo di raccogliere un buon bottino e sopravvivere alle macchine ARC, per poi portare quanto sgraffignato nei bassifondi, dove l’umanità si è rintanata in seguito a un evento apocalittico che ha spostato di parecchio la lancetta dell'estinzione verso la mezzanotte.
Nel sottosuolo si trovano tutte quelle attività utili per migliorare le possibilità di sopravvivenza in superficie. Negozi, ovviamente, dove comprare il necessario. Ma anche una Officina dove trasformare l’enorme quantità di paccottiglia che si trova all’esterno in qualcosa di utile. È senza dubbio una buona idea, inoltre, prendersi anche del tempo per sé stessi, mettendo a frutto l’esperienza raccolta sul campo per migliorare in alcune delle abilità base: correre un po’ più veloce, ad esempio, mentre si è accucciati, può davvero fare la differenza, per rimanere sulle basi. Ma in quel mondo sotterraneo si trova anche un sacco di gente che ha bisogno di qualcosa dal mondo di sopra, e non c’è nulla che motivi maggiormente un Raider di una missione da soddisfare in cambio di una ricompensa. Prima di riemergere, ad ogni modo, è necessario prendersi qualche minuto per riflettere: la morte lì sopra vuol dire perdere tutto ciò che si porta con sé, ad eccezione del poco Spazio Sicuro a disposizione, e le minacce mortali umane e robotiche abbondano alla luce del sole. Sarà dunque il caso di portarsi dietro armi potentissime per questa missione? O è meglio conservarle per quando potremo contare su un team più affiatato? Meglio portare bende e altri strumenti di supporto o lasciare spazio nello zaino affidandosi ai ritrovamenti sulla mappa?
Da Calabretta Sud con furore
Per rispondere a queste domande, però, è necessario sapere cosa ci aspetta lì sopra e soprattutto in quale zona pensiamo di andare a cercare il nostro bottino. ARC Raider è ambientato in un futuro Sud Italia, tra caratteristiche cittadine semi-sotterrate da tempeste di sabbia, imponenti dighe e un futuristico spazioporto ormai abbandonato alla desolazione di Acerra (davvero!). Le aree esplorabili sono vaste e spesso composte da zone molto diverse tra loro. Spazi aperti in cui è bene muoversi con estrema circospezione si alternano ad addensamenti urbani, con tantissimi edifici esplorabili in lungo e in largo che compongono percorsi alternativi attraverso l’ambientazione.
Le grandi strutture (come la già citata diga, o l’ospedale in città) rappresentano una sorta di albero per la cuccagna per i Raider, sicuri di trovare sempre qualcosa di utile, per la missione in corso o in generale. E ovviamente, questi luoghi si rivelano anche i più infidi, a causa soprattutto della probabilissima presenza umana: meglio tenere sempre le orecchie aperte e se sentite rumori di passi, beh, è il caso di decidere cosa fare piuttosto in fretta. Ma di questo parliamo tra poco. Il più probabile ostacolo sul vostro cammino sono infatti le macchine ARC, letali controllori del territorio, di piccole o grandi dimensioni, corazzate e non, capaci di allertare in brevissimo tempo i colleghi robotici nelle vicinanze. Da soli all'inizio è impensabile di sopravvivere a uno scontro, ma anche quando equipaggiamento e abilità migliorano spesso è meglio evitare di affrontare in solitario le ARC. Per fortuna si può contare su altri due compagni di squadra in ogni partita, amici o scelti a caso dal matchmaking; ma contro gli esemplari meglio armati e corazzati, anche in tre spesso è dura. Meglio ridurre gli scontri allo stretto necessario… oppure in alcuni casi affidarsi all’istinto di sopravvivenza comune all’umanità.
Il peso della community
Spesso, infatti, la considerazione che servirebbero braccia e qualche fucile in più per aumentare le speranze di raccogliere bottini interessanti e riportarli a casa risulta condivisa anche da altri plotoni sparsi di Raider sulla mappa, generando spontaneamente dinamiche collaborative tra gruppi di estranei. Ovviamente sarebbe un grave errore dare questa eventualità per scontata: i gruppi più forti potrebbero non aver bisogno di alcun supporto e rappresentare dunque una minaccia tanto al nostro bottino, quanto alla nostra vita. Ogni incontro dunque si rivela una sfida di tensione che spesso porta a situazioni di gioco emergenti, spontanee e genuinamente divertenti.
Tutto ciò ovviamente non avviene per caso, ma è frutto del certosino lavoro di lima e bilanciamento compiuto dagli sviluppatori di ARC Raiders, che si estende a ogni caratteristica, meccanica o elemento del gioco. Il saccheggio, ad esempio, richiede del tempo durante il quale siamo esposti ai nemici, riducibile aumentando la propria esperienza. Zone particolari della mappa sono protette da chiavi, che possono trovarsi anche su altre mappe e devono essere conservate con cautela finché arriverà il momento buone per usarle. Nel tempo, poi, appaiono missioni speciali, magari in notturna o sotto altre condizioni peculiari, con bottini esotici e richieste più complicate della norma. Ogni uscita va infine pianificata, valutando rischi e opportunità, consapevoli che si potrà perdere tutto a pochi passi dalla riemersione: vale la pena rischiare ciò che portiamo nello zaino per un'ultima esplorazione di sfuggita lungo la strada di casa? Le cose da fare non mancano e Speranza, la cittadina sotterranea e hub che ci accoglie è popolata da mercanti e tipi strani che hanno sempre bisogno di qualcosa in superficie. In fondo si è ben felici di accogliere le loro richieste perché ogni sortita alla luce del sole è un’avventura imprevedibile, in cui dinamiche umane e artificiali si mescolano con risultati mai uguali gli uni agli altri. Prendete quest’ultima parte con le pinze, perché estremamente soggettiva, ma ARC Raiders col fascino delle sue ambientazioni, la profonda semplicità delle sue meccaniche e l’imprevedibilità delle interazioni mi ha fatto tornare la voglia di giocare online, ormai sopita da troppo tempo.