Recensione Mortal Kombat 11 Aftermath

Paradossi temporali (e come risolverli)

Ormai conosciamo piuttosto bene il modus operandi che segue un titolo picchiaduro nelle fasi post-lancio: nella maggior parte dei casi la strategia più utilizzata è stata quella di pacchettizzare nuovi personaggi, o costumi, una mossa che però non sempre gratifica il giocatore più fedele, che spesso si trova a dover ricorrere vari pass che lasciano più il tempo che trovano, piuttosto che arricchire l’offerta con veri e propri contenuti di un certo peso.

NetherRealm Studio deve aver in qualche modo compreso le difficoltà e le diatribe intorno alla release di questi contenuti, per loro personalizzati con il nome di Kombat Pack, sperimentando dunque una sorta di sequel dell’avventura principale giocata in questo undicesimo capitolo del franchise.

Aftermath è quindi un contenuto diverso, più corposo se vogliamo, ma non per questo completamente inattaccabile su tutti i fronti.

Recensione Mortal Kombat 11 Aftermath

SENZA FUTURO

Il viaggio nel tempo rappresenta nella maggior parte dei casi uno degli strumenti più gettonati per “rigirare la frittata” un numero di volte pari a “n” come infinito. D’altronde, nel momento esatto in cui abbiamo affrontato Kronika nella campagna principale di Mortal Kombat 11, sapevamo in cuor nostro che gli autori di NetherRealm Studios avrebbero avuto la possibilità di ritornare sui loro passi per giocare con le linee temporali, rimescolando le carte in tavola per utilizzare contestualmente i nuovi personaggi inseriti nel corso del tempo.

Il caso odierno vede come protagonisti Shang Tsung, Fujin e Nightwolf, un trio improbabile che si presenterà al cospetto di Lord Liu Kang con una terribile notizia: la clessidra di Kronika non può essere utilizzata senza la corona di quest’ultima, ed è per questo che Shang Tsung proporrà alla neo divinità un patto, ovvero quello di essere riportato in un preciso momento della linea temporale passata per recuperare la corona e salvare il futuro.

Grazie a questo escamotage avremo quindi modo di giocare nei panni di ognuno dei componenti del trio, senza farci mancare inoltre qualche piccola intromissione da parte di altri personaggi iconici del franchise, come Sheeva e Sindel. Insomma, in Aftermath si respira aria di grandi ritorni in pompa magna, una situazione che farà piacevole ai più nostalgici soprattutto per l’incredibile interpretazione di Cary Hiroyuki Tagawa, lo Shang Tsung originale del film del 1985.

Senza entrare nei particolari, evitando così di rovinarvi qualsivoglia spoiler in merito alla trama, i giocatori potranno cimentarsi in una storia avvincente e piuttosto interessante, intervallata inoltre da qualche piacevole plot twist pronto a regalarci un po’ di suspense nella formula. Ad arricchire la qualità dell’operato ci pensano le cutscene di rilievo, una nota di pregio che ci fa sempre sperare in qualche annuncio volto al mondo cinematografico, e che in questo caso non fa altro che impreziosire Aftermath al punto di fargli acquistare una marcia in più al pari di un qualsiasi pass stagionale.

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L’AGO DELLA BILANCIA

Come espresso poco sopra nella prefazione, una nota “negativa” che affligge la maggior parte dei titoli picchiaduro presenti in commercio è la formula di rilascio contenuti a pagamento sotto forma di combat pack, una pratica che ha cominciato ad appesantire il rapporto tra i giocatori e i videogiochi stessi, perché finiscono per non essere mai completi anche a distanza di mesi dal lancio.

L’idea dei Kombat Pack ha permesso a NetherRealm di ravvivare il matchmaking competitivo inserendo nuovi personaggi con interessanti moveset, a volte anche molto difficili da prevedere come il caso più recente di Fujin, senza però regalare nulla di più. Aftermath può, al contrario, riequilibrare la qualità dei contenuti grazie a una storia dal buonissimo valore cinematografico, sebbene il prezzo sia ancora piuttosto esoso (d’altronde, si parla sempre di 39.99€).

All’interno di questa piccola espansione sono inoltre presenti tre nuovi personaggi che si aggiungono definitivamente al roster: Sheeva, Fujin e Robocop. Ognuno di loro vanta un moveset articolato, soprattutto Fujin, regalando non poche gatte da pelare non solo in fase di apprendimento, ma anche e soprattutto nel vivo dei combattimenti. C’è da dire che forse il peggiore tra i tre resta purtroppo Robocop, veramente molto lento sebbene armato di tutto punto (e doppiato nemmeno dall’attore originale Peter Weller).

I contenuti gratuiti inseriti con l’ultimo aggiornamento, quindi ottenibili anche da chi non acquista Aftermath, riguardano l’aggiunta di tre nuove arene create ad hoc per far provare più di qualche feels ai nostalgici della saga. Potremo infatti disputare i combattimenti nella Klassic Dead Pool e nella Soul Chamber (entrambe elegibili per le stage fatality, altra aggiunta gratuita), mentre la terza arena chiamata Retrokade servirà come un teatro dove, sullo sfondo, verranno proiettate le arene 16-bit appartenenti ai vecchi capitoli di Mortal Kombat.

L’altra piacevolissima aggiunta comprende l’inserimento delle Friendship, quello che speriamo sia l’anticamera del ritorno delle altrettanto amate Animality (almeno personalmente parlando).

Recensione Mortal Kombat 11 Aftermath

Versione Testata: Xbox One

7

Voto

Redazione

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Recensione Mortal Kombat 11 Aftermath

Mortal Kombat 11 Aftermath è a tutti gli effetti un vero e proprio contenuto creato ad hoc per gli appassionati, un contenuto che speriamo permetta l’intromissione di una formula più virtuosa non più legata alla semplice release di combattenti randomici utili soltanto ad arricchire il roster di gioco. Il prezzo lascia un po’ a desiderare, questo è certo, soprattutto per tutti i vecchi acquirenti del gioco, che si troveranno a spendere la bellezza di 39.99€ (mentre i neo acquirenti avranno un pacchetto completo più conveniente).