Recensione The Perfection

Vendetta e ossessione per un thriller che sconvolge i sensi

di Aida Picone

Il palinsesto di Netflix si arricchisce di un film thriller-horror talmente innovativo da riuscire a lasciare completamente disorientato il proprio spettatore. The Perfection, diretto da Richard Shepard, racconta la storia di Charlotte (Allison Williams), una ragazza prodigio che a causa della malattia della madre è stata costretta ad abbandonare prematuramente un prestigioso ed esclusivo conservatorio. Spinta dalla volontà di tornare all’interno di quella cerchia esclusiva, dopo il lutto materno, si reca a Singapore, venendo così a contatto con la nuova prediletta dei suoi insegnati: Elisabeth (Logan Browning). L’incontro tra le due le trascinerà un percorso perverso e sinistro, un vortice dalla terribili conseguenze.

Allison Williams è stata dichiarata, da numerose testate d’oltre-oceano, la nuova “sceam queen” riportando il termine alla più generale traduzione di quei ruoli femminili creati all’interno del thriller-horror. Già da Get Out ha dimostrato il suo talento nel genere e il modo con cui riesce a gestire il personaggio di The Perfection non fa altro che confermare quanto sostenuto. Al suo fianco troviamo: la giovane e capace Logan Browning; Alaina Huffman, nota ai fan della serie tv Supernatural, che riesce a stregare nonostante la marginalità del suo ruolo; e infine Steven Weber, attore con maggiore esperienza, che riesce a incarnare il ruolo di mentore e non solo.  

 

L’intero film viene suddiviso in 4 atti e il titolo di ognuno di loro suggerisce una chiave di lettura per quello che successivamente avverrà. Si viene fin da subito catapultati all’interno del dramma, della gelosia, come se la storia volesse premere l’acceleratore verso lo scontro fisico e intellettuale tra le due protagoniste. Charlotte è attratta e affascinata da quella che appare inizialmente come una sua rivale. Ammirazione e sesso tessono i primi fili di un innesco potente e permeante. Un cigno nero che però cambia così rapidamente percorso da rendere complicato parlarne, senza rovinarne l’intreccio. La musica, unita alle impeccabili espressioni delle due attrici protagoniste riesce ad attirare minuto dopo minuto lo spettatore alla poltrona. Si viene incuriositi, incapaci di captare quelli che sono i dettagli delle ragioni che spingono gli eventi.

Il doppio-gioco la fa da padrone. Si è portati a credere di avere la possibilità di intuire come andrà a concludersi la storia, ma la verità è che in scena viene mostrato solo quello che non si vuole celare. Le scene stesse, così, diventano dei veli che celano una profondità d’azione in grado di ingannare lo spettatore. Una superficie sotto al quale tutto si muove su equilibri mentali delicatissimi, esponendo così la fragilità e la forza della psiche umana. Una miscela orrorifica e adrenalinica in grado di cambiare rotta talmente tanto rapidamente colpire in pieno viso lo spettatore. Una storia che si dimostra in grado di inebriare i sensi e di sconvolgere la sensibilità.

La perfezione diviene così sinonimo di perversione, dramma e ossessione, per una vendetta che porta, nell’epilogo, quel sapore che lasciava la visione di film come “The Hostel”.