Quel Fantastico Peggior Anno della mia Vita

Per presentarvi Me and Earl and the Dying Girl, l'adattamento letterario young adult in uscita questa settimana nei cinema italiani, é sufficiente citare il successo letterario e commerciale di The Fault in Our Stars, il best seller dello scrittore e vlogger John Green divenuto una delle hit al botteghino statunitense nel 2014.

Quel Fantastico Peggior Anno della mia Vita

Tra i due film la lista dei punti di contatto é ben più lunga di quella delle differenze: entrambi nascono come libri pensati per un pubblico di adolescenti con protagonisti poco più che post adolescenti, di cui almeno uno é affetto da una forma maligna di cancro, il tutto affrontato con un piglio ironico, talvolta commovente e con un'alta percentuale di frasi ad effetto ottime per le pagine della Smemoranda e descrizioni di immagini motivazioni su Instagram ma forse poco realistiche nella bocca di un adolescente in crisi d'identità.

Non che Greg (Thomas Mann) sia mai un adolescente come tutti gli altri, nonostante faccia di tutto per essere amico di ogni gruppetto del sottobosco liceale e nemico di nessuno, (soprav)vivendo agli anni del liceo con un'ottima strategia mimetica. Il suo piano va all'aria quando la madre lo costringe a tenere compagnia a Rachel (Olivia Cooke), un'appartenente al gruppo delle "ragazze ebree noiose sottotipo II" a cui é stato appena diagnosticata una forma mortale di cancro. Inizialmente impacciato e sulle sue, Greg comincerà a sviluppare uno strambo ma molto sincero rapporto di amicizia con la ragazza, in cui presto s'inserirà l'amico e coregista Greg (RJ Cyler).


Per passioni e inclinazioni infatti più che un adolescente strambo Greg sembra il figlio di due hipster degli anni 2000, ironicamente a disagio e adeguatamente distaccato da tutto, anche dalle sue passioni, che consistono nel girare remake low budget di grandi classici del cinema europeo (inteso nel senso statunitense di "cinema europeo d'essai girato preferibilmente prima degli anni '80") e vivere con quieta disperazione la sua mancanza d'idee per la scelta del college.


L'aspetto curioso é che Greg non solo é il protagonista della pellicola, ma sembra anche esserne il regista: con gli studiatissimi e un po' leziosi movimenti di camera, le inquadrature sghembe e le sequenze che ruotano incessantemente attorno agli attori salvo poi cristallizzarsi immobili per parecchi secondi, il film dà l'impressione di essere girato da qualcuno che ha un'insana passione per la collana Criterion Collection e come maestro di vita Wes Anderson.


Non é necessariamente un problema o un difetto, ma sicuramente serve un grado maggiore di sensibilità e maestria per non fare sembrare il film il prodotto di uno studente appena uscito dalla scuola di cinema e quel talento Alfonso Gomez-Rejon non lo ha ancora sviluppato.