Pixels

Chris Columbus é un regista che apprezziamo per averci regalato la sceneggiatura di film famosissimi degli anni 80, tra cui Gremlins, I Goonies e Piramide di Paura. Commemorato anche nella serie Big Bang Theory, dove i protagonisti celebrano il “Columbus Day” guardando appunto le pellicole sopracitate, noi abbiamo avuto il piacere di esaminarlo all'opera come regista, in quest'ultimo lavoro che lo vede coinvolto, alla produzione, con la Columbia Pictures e la Happy Madison Productions.

Pixels, questo il titolo del film, é tratto dall'omonimo corto francese del 2010 edito da Patrick Jean e riporta, sul grande schermo, i protagonisti dei più grandi videogiochi arcade del passato con una chiave decisamente interessante, ovvero facendoli passare da alieni pronti ad invadere la terra come se fossimo all'interno di Pac-Man, Space Invaders, Galaga o Donkey Kong.

Sarà riuscito il buon Chris a tirar fuori dal cilindro un prodotto completo? Vediamolo insieme.

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Il film comincia nel 1982 quando alla fine di un torneo, organizzato per vedere chi potesse essere il campione dei cabinati più famosi del periodo, viene spedita una cassetta nello spazio dalla NASA, nella speranza di contattare delle forme di vita aliene intelligenti. L'esperimento sembra cadere nel dimenticatoio ed il protagonista Sam Brenner (Adam Sandler) trascorre la sua vita lavorando per la ditta NERD, la quale si occupa di montare apparecchiature elettroniche nelle case della sua cittadina.

Tutto questo finché una base americana segreta viene attaccata da alcuni strani oggetti volanti, che sembrano ridurre ciò che colpiscono in cubi luminosi, letteralmente riconducibili ai pixel dei giochi dell'epoca. Il presidente americano William Cooper (Kevin James) chiederà a Brenner una consulenza, la quale porterà a riunire il gruppo di retrogamer suoi amici del tempo per combattere questa nuova minaccia, grazie all'aiuto di raggi fotonici.

Inizialmente il ritmo del film é decisamente incalzante, soprattutto perché il duetto Sandler / James riesce a lavorare benissimo in coppia, aiutato in questo caso dal buon Josh Gad, che riesce a ritagliarsi qualche trafiletto esilarante che ha rubato moltissime risate in sala. La comparsa degli alieni, poi, é uno spettacolo per gli occhi in tutti i sensi, sia per chi non abbia una conoscenza approfondita dei cabinati del tempo, sia per coloro invece abbiano vissuto -completamente, o in parte- quell'epoca in tutto il suo splendore.

Pixels


Come ignorare infatti il buon Pac-Man, l'intricato Centipede, il burbero Donkey Kong e tutta una serie di apparizioni degne di nota come Frogger, Tetris, Arkanoid e molti altri, i quali sono stati realizzati con estrema cura e riportati nel film con uno scopo preciso, visto che i protagonisti sono costretti a giocare al loro “gioco” rivivendo in prima persona le avventure vissute sui cabinati delle sale giochi.

Sotto questo punto di vista, parlando da videogiocatore chiaramente, il film funziona e crea un ottimo effetto malinconia in grado di riportare indietro lo spettatore alle piacevoli emozioni del tempo. Ma da un certo momento in poi la pellicola perde smalto e diventa un po' più sconnessa, come se fosse montata a casaccio, facendo perdere il mood positivo iniziale che viene irrimediabilmente trasformato, suo malgrado, in negativo.

Il motivo? Se andiamo a sondare le fondamenta su cui si poggia il film scopriamo che la produzione non é stata proprio lineare, soprattutto perché la sceneggiatura ha subito innumerevoli cambiamenti dall'inizio in cui é partita l'idea, ovvero nel lontano 2010. Da Tim Herlihy che fece una prima stesura, Sandler ha poi ingaggiato Dowling nel 2012, scritturando al contempo Seth Gordon come possibile regista. Solo nel 2013 la produzione venne affidata a Columbus, ed il casting e le riprese partirono finalmente un anno dopo.

Insomma, un vero caos, che si é ripercosso nel film con tanta forza da farlo risultare un po' inconcludente. Per non parlare di Peter Dinklage, il quale interpreta la nemesi del protagonista poi redento per ragioni che non andiamo a spiegarvi, e della bellissima Michelle Monaghan che intrattiene la solita love story ormai un po' stucchevole, che però Sandler mette praticamente in ogni suo prodotto probabilmente per giocarsi il suo solito protocollo di battute. Un vero peccato, perché altrimenti il film avrebbe sicuramente ricevuto sicuramente l'attenzione che si merita, grazie comunque all'idea che ha certamente delle ottime potenzialità.

Pixels


Qualche chicca per i gamer é doverosa..



Resta ancora misterioso capire perché Toru Iwatani non sia apparso in prima persona nel film (avrete certamente visto il personaggio nei trailer), lasciando invece il suo cameo all'attore Denis Akiyama, come non abbiamo trovato corretta, non solo per ragioni di PEGI ma anche per tutto il contesto del film, la scena in cui un ragazzino di nemmeno quindici anni stia giocando tranquillamente a The Last of Us, vicino ad un Sandler divertito che riceve pure la morale sull'immersività da avere nei videogiochi. Una scelta piuttosto infelice, presa analiticamente e con il senno del poi.

Piacevole invece l'idea di far comporre le musiche ad Henry Jackman, il quale ha lavorato anche a Ralph Spaccatutto, il prodotto di animazione della Walt Disney Pictures che vede anch'esso, divertente a dirsi, come protagonisti dei giochi arcade dei tempi andati.


Ma tiriamo le somme, prima di rischiare di diventare prolissi. Il film risulta godibile come passatempo e può senz'altro prendere nel verso giusto i videogiocatori, i quali apprezzeranno indubbiamente le apparizioni e le caratterizzazioni dei cabinati del tempo ma, a livello cinematografico, alcune scelte scontate e buchi nella trama non ci fanno promuovere il prodotto a pieni voti.

> Intro trailer