Pacific Rim

di
"Abbiamo sempre pensato che la vita aliena provenisse dalle stelle, ma proviene dal fondo del mare."

Il mondo del cinema é da sempre fatto di intrattenimento, di visioni in grado di stupire lo spettatore e coinvolgerlo in maniera totale con quello che sta guardando. così da quando il cinema ha iniziato a muovere i suoi primissimi passi, da quando un treno in movimento stupì una platea affascinata da quello strano marchingegno.

Questa magia, legata agli effetti speciali, si é evoluta, é cresciuta così come si sono evolute le tecnologie legate al mondo del cinema. Adesso con l'avvento della computer grafica e dell'effetto stereoscopico, i registi sono in grado di portare sulla pellicola tutta la loro immaginifica creatività offrendo “viaggi” altamente immersivi.

Tra i tanti registi in grado di usare le tecnologie cinematografiche nel migliore dei modi c'é sicuramente Guillermo del Toro. Il regista messicano ha dato dimostrazione di saper portare all'interno delle sue opere quella magia mai banale, in grado di affascinare sin dal primo impatto, accompagnando per mano lo spettatore all'interno di un contesto complesso ma intrigante.

Pacific Rim



Fantasia a servizio del cinema

Al tempo del suo annuncio Pacif Rim aveva spiazzato gran parte dei fan, che vedevano il coinvolgimento di Del Toro all'interno di un grosso blockbuster estivo come una sorta di svilimento delle sue capacità “poetiche”. Dopo averlo visionato, possiamo però dire che anche questa volta Del Toro non ha sbagliato e, pur proponendo un prodotto decisamente incentrato sull'azione spettacolare e con una trama che non é proprio tra le più solide, il regista originario di Guadalajara é riuscito a portare all'interno della pellicola il tratto distintivo dei suoi lavori sfruttando elementi semplici ma mai banali.

La trama ci racconta di una breccia interdimensionale che creatasi nell'oceano Pacifico, ha permesso ad una razza di mostri chiamata Kaiju - la stessa del noto Godzilla - di invadere la terra mettendo a repentaglio la popolazione. Di fronte ad una situazione così drammatica, i governi della terra decidono di fare gruppo, costituendo un programma mondiale che prevede la costruzione degli Jaeger, dei robottoni giganti, controllati da due piloti collegati tra di loro cerebralmente. Quando però il programma sembra essere sull'orlo del fallimento l'arrivo di due nuovi piloti ridà speranza all'organizzazione, tentando così un ultimo disperato tentativo.

Pacific Rim é un quindi un film che cita, in maniera intelligente molti elementi già conosciuti. Omaggi e rimandi a Evangelion (connessione tra macchina e umani) Godzilla o più semplicemente i classici anime/manga giapponese, si sprecano per durante tutta la durata della pellicola. Parlando proprio dei robot dobbiamo ammettere che la loro credibilità su schermo é quanto di più riuscito si sia visto in termini di Computer Grafica in questi ultimi anni.



L'azione, vero deus ex machina di tutto il contesto narrativo, é qualcosa di estremamente coinvolgente ed appagante, in grado di tenere incollato lo spettatore e fargli esclamare wow! in più di una occasione. I campi larghi, lo stile scelto (i combattimenti sono quasi sempre sotto la pioggia e di notte) e sopratutto la veridicità di questi giganti di latta che si piegano e si spezzano ad ogni colpo ricevuto, sono tutti elementi che coinvolgo in maniera incredibile. In tutto questo la mano di Del Toro la si nota sopratutto nella particolare scelta dell'interconnessione neurale. Una sorta di ponte che collega i piloti tra di loro dando libero accesso a ricordi e pensieri. Un elemento particolare che all'interno della pellicola viene sfruttato per raccontare il passato, i segreti e le paure dei piloti, in particolare dei due protagonisti Raleigh Becket (Charlie Hunnam) e Mako Mori (Rinko Kikuchi), che insieme ad Idris Elba rappresentano i tre main character della pellicola.

Cosa non funziona allora in Pacific Rim? Fondamentalmente a pagare dazio ci pensa una trama leggera e fin troppo sempliciotta che, nei momenti privi dell'incontenibile azione, risente di mordente. Una maggiore caratterizzazione dei personaggi collaterali e una struttura dei dialoghi più dinamica avrebbe sicuramente aiutato a rendere meno “noiosa” una parte centrale inspiegabilmente lunga e avara di pura azione. A questo si somma una colonna sonora e sopratutto una localizzazione che non sembrano per niente all'altezza dell'importanza (commerciale) del prodotto.

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Una menzione speciale spetta ovviamente al comparto 3D, che mai come quest'anno sembra quasi necessario all'interno di un film. L'effetto stereoscopico sebbene inserito in post produzione, é qualcosa che aiuta ad immergere ancora di più lo spettatore all'interno dei combattimenti, spingendo più a fondo l'acceleratore dell'intrattenimento. Se a questo si somma la possibilità di poter visionare il film persino sugli schermi IMAX (purtroppo noi di Gamesurf non abbiamo avuto questa possibilità!) vien da se che il già plurime volte citato coinvolgimento acquista ulteriore spessore.

Tirando le somme possiamo quindi nel complesso promuovere il prodotto di Guillermo del Toro, non tanto per la sua struttura, quanto per l'estrema spettacolarizzazione e coinvolgimento che il regista é in grado di regalare nel corso delle due ore di durata del film. Un spettacolo che vale il prezzo del biglietto? Se le aspettative non solo altissime, assolutamente si.

Pacific Rim 3/5

Pacific Rim


Pacific Rim

Rating: Tutti

Durata: 131'

Nazione: USA 2013

4

Voto

Redazione

Pacific Rim

La quinta stagione di Cobra Kai ha mostrato che nella valley inizia ad esserci una certa penuria di idee geniali, per quanto riguarda la sceneggiatura. Intendiamoci, chi sta scrivendo ritiene la serie in questione semplicemente stupenda e per quanto questa volta si noti una flessione generale, il prodotto rimane estremamente godibile e capace di intrattenere, ma scende di un gradino rispetto alla vetta. Insomma, continuiamo a consigliarvi senza alcuna remora di rinnovare l’iscrizione al vostro dojo preferito, perché se la trama e la scrittura generale sono in calando, dal punto di vista tecnico si è persino fatto qualche passo in avanti. Rimane un enorme punto interrogativo: chiaramente questa non può essere la fine della saga, ma servirà una grande prova degli sceneggiatori per portare avanti in maniera degna gli elementi lasciati volutamente aperti e, soprattutto, riportare il karate (per quanto sempre in versione “fiction”) al ruolo che gli compete;Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald riusciranno in questa impresa? Questa volta usciamo dal tatami soddisfatti, ma consci che il prossimo combattimento sarà un bivio tra un finale mesto o un successo totale.