La ragazza del mare: Daisy Ridley in un film biografico prevedibile, ma ben confezionato

La storia vera di Gertrude "Trudy" Ederle, la prima donna ad attraversare a nuota il Canale della Manica, superando pregiudizi e difficoltà. Su Disney+.

di Maurizio Encari

Non una vita semplice quella di Gertrude "Trudy" Ederle, nata in una famiglia di immigrati tedeschi a Brooklyn nel 1905. A soli nove anni rischia di morire per una grave forma di morbillo, ma contro ogni previsione sopravvive e decide di appassionarsi al nuoto. Nelle ore durante le quali lottava tra la vita e la morte infatti un incendio su un piroscafo nel porto di New York aveva provocato la dipartita di centinaia di donne, rimaste a bordo dell'imbarcazione perché incapaci di arrivare a riva con le loro forze.

In quel periodo suddetta disciplina era considerata un'attività inadatta per le ragazze e persino dannosa per la loro salute, al punto che il suo stesso padre cerca di farla desistere. Ma con l'aiuto dell'inseparabile sorella Meg e il supporto della madre, si specializza e stabilisce numerosi record mondiali nel nuoto in stile libero. Fino a quando non decide di tentare un'impresa epica, riuscita allora soltanto a pochi uomini: attraversare a nuoto i 34 chilometri del Canale della Manica.

La ragazza del mare: contro tutto e tutti

Il cinema biografico dal taglio commerciale, soprattutto quando si tratta di produzioni americane pensate per il grande schermo, ha spesso dimostrato la propensione a rifugiarsi in formule narrative collaudate. La ragazza del mare, film prodotto da Walt Disney Pictures in collaborazione con Jerry Bruckheimer Films, si inserisce perfettamente in questo solco, portando sullo schermo l'epica impresa realizzata da Gertrude Ederle, per tutti Trudy, ovvero la prima donna a nuotare attraverso la Manica.

L'impressione al termine delle due ore di visione è quella di aver assistito ad un'opera che ha preferito navigare in acque sicure senza mai osare un vero tuffo nell'ignoto che avrebbe potuto garantire maggiori sfumature. Sia chiaro, la pellicola svolge il suo compito di intrattenimento impegnato a tema con dovizia e con un notevole impatto emozionale, ma l'approccio formulaico, non avaro di qualche evidente forzatura qua e là in fase di sceneggiatura, ha reso il tutto sin troppo semplice e scontato.

Una protagonista che svetta sul resto

Il film, disponibile su Disney+, segue la lotta della protagonista nell'affrontare non soltanto le difficoltà di una sfida che aveva stremato molti suoi colleghi maschi, alcuni dei quali hanno abbandonato in corsa, ma anche una società dell'epoca a traino fortemente patriarcale, come sottolineato dalla presenza invadente e ostile del suo stesso allenatore, che non ha mai creduto in lei. Una protagonista che trova cuore e anima in una sorprendente Daisy Ridley, che fuori dall'universo di Star Wars riesce a trovare maggiore ispirazione, sotto il peso anche di "responsabilità" sicuramente minori e senza lo sguardo critico del fandom sempre pronto a giudicarla.

Lei è alpha e omega di una rappresentazione che abbozza volutamente il contorno per concentrarsi su questa ragazza coraggiosa e sul messaggio che incarna, con il focus sulla determinazione della nuotatrice e di chi le sta vicino - sorella e madre in primis - a lanciare un'ancora empatica nei confronti di uno spettatore che, pur conscio delle furbizie narrative, si farà facilmente conquistare dal climax della vicenda. Un pathos che aumenta nelle diverse scene clou anche grazie all'enfatica e magniloquente colonna sonora di Amelia Warner, che accompagna con solenne ridondanza i momenti chiave del racconto.

Le riprese in mare aperto garantiscono una notevole dose di spettacolo a tema, con la regia del norvegese Joachim Rønning quale sicurezza in tal senso, essendo questi un vero e proprio esperto di avventure acquatiche, dal folgorante Kon-Tiki (2012) alla pur dileggiata avventura di capitan Jack Sparrow in Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar (2017).

Alla base vi è il libro scritto nel 2009 da Glenn Stout, basato per l'appunto sulla vita della vera Trudy, che compare sui titoli di coda in quei filmati di repertorio che ci informano su quanto accadutole dopo quest'impresa che l'ha fatta entrare nella leggenda dello sport e trasformata in un simbolo universale per i diritti delle donne.