Il mondo dietro di te, recensione: l’Apocalisse alla Shyamalan in salsa Netflix

Serialità e cinema si fondono in un lunghissimo thriller apocalittico che convince a tratti ma lascia dietro di sé l’impressione di essere sin troppo furbo e calcolato. La recensione di Il mondo dietro di te.

Il mondo dietro di te recensione lApocalisse alla Shyamalan in salsa Netflix

Quale sarà la prima catastrofe a falcidiare l’Occidente: il disastro climatico, il collasso tecnologico di una società fondata sulla pervasività di Internet o la cara, vecchia erosione del sistema democratico? Quel che è certo è che, quando si guarda un film apocalittico come Il mondo dietro di te, la realtà in cui si è immersi gioca un ruolo chiave nel smorzare o amplificare la sensazione d’inquietudine che il collasso dell’umanità può instillare nello spettatore.

Quanto risulta disturbante quella fine del mondo a cui assistiamo su grande o piccolo schermo dipende in buona sostanza da quanto ci sembra realistico ciò che descrive. Lo abbiamo capito rivedendo Contagion di Steven Soderbergh nel 2020, nove anni dopo la sua uscita in sala, nel mezzo di una devastante pandemia che ha paralizzato il pianeta. Uno dei più noti “film pandemici” ha fatto un effetto decisamente diverso rispetto al suo originario passaggio in sala.

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Il mondo dietro di te ha la capacità di generare un certo grado di angoscia. Dato l’approssimarsi delle Feste, andrebbe tenuto ben lontano da quanti già hanno di per sé l’inclinazione a vedere cospirazioni e complotti ovunque, perché si muove in maniera molto convincente anche in quel territorio. Rimane però da capire quanto l’effetto paranoide del thriller apocalittico diretto da Sam Esmail sia dovuto alla sua fattura e quanto invece si riverberi da una situazione climatica e geopolitica adatta a far sembrare tutto ciò che succede nella pellicola più che plausibile. C’è un evento recente in particolare che lo rende efficace nelle sue conclusioni finali, che forse non sarebbero state altrettanto convincenti qualche anno fa. Rivelarlo però equivarrebbe a rovinare un intreccio narrativo il cui punto è sempre quello di farci sentire un passo avanti ai suoi protagonisti, ma due indietro la consapevolezza di quanto veramente succede.

Fuga (involontaria) da New York e dall’apocallise

Il punto di Il mondo dietro di te è proprio questo: evidenziare quanto, di fronte all’innegabile collasso della società, il cervello fatichi a razionalizzare “la fine del mondo come lo conoscevamo”. Succede ad Amanda e Clay, la coppia di professionisti che scappa da Brooklyn con i due figli al seguito per un fine settimana in una casa da sogno. Una gita fuori porta figlia di un guizzo d’insofferenza verso il resto del genere umano di lei (Julia Roberts), seguita un po’ passivamente da lui (Ethan Hawke). Una decisione improvvisa che si rivela provvidenziale, ma che i protagonisti non sembrano mai inquadrare come tale in tutti i 141 minuti che raccontano il lento crescendo apocalittico del film.

La coppia ignora la gravità degli eventi esterni (black out, rete Internet non funzionante per ore), distratta da un avvenimento interno alla vita affittata. Nottetempo bussano alla porta un elegante uomo afroamericano (Mahershala Ali) e la figlia adolescente sfacciata (Myha'la Herrold), spiegando di essere i proprietari della casa e di aver bisogno di alloggiarvi per un’emergenza. L’apparenza è alto borghese, ma saranno chi dicono di essere? La paranoia verso l’educata home invasion dei due (ricchi forse, sicuramente neri) alla Noi di Jordan Peele distrae la famiglia bianca dai segni sempre più evidenti di un processo che si ostinano a considerare momentaneo e reversibile.

Il mondo dietro di te, recensione: l’Apocalisse alla Shyamalan in salsa Netflix

Stiloso e impegnato, ma mai geniale

Lontani dalla città e via dalla folla nel momento in cui ciò significa salvezza, i protagonista di Il mondo dietro di te non sembrano rassegnarsi alla distanza siderale che ormai li allontana da una New York che intravedono in lontananza. Tra zoomate stilose e innuendo della colonna sonora, il film suggerisce da subito un sentimento inquietudine e presagio nefasto palpabile per lo spettatore, ma ignorato dai protagonisti. Siamo di fronte a una pellicola che, pur con una certa ironia, prende molto sul serio cò che sta facendo: titoli grafici d’effetto tri-cromatici (neri, bianchi e rossi), cast studiatissimo di vecchie glorie mai appannate mescolate a interpreti giovani molto abili, inquadrature che tentano di veicolare un certo senso di sovrannaturale, di elegiaco.

Il tutto guardando a quanto fanno certi fuori classe, senza però aver il tocco di un Jordan Peele, l’estro di un M. Night Shyamalan appunto: a Il mondo dietro di te sembra proprio mancare un’autore che gli faccia fare un salto di qualità dal suo livello comunque già buono. Le idee ci sono, i personaggi anche, l’impegno è evidente: tre componenti che purtroppo non si possono dare per scontate in tutte le produzioni pensate per lo streaming.

Un’Apocalisse che sa di carta stampata

Il film non nasconde i suoi natali letterari, anzi, li considera la sua arma vincente. Se siete abituati a leggere i casi letterari “high brow”, quelli che vorrebbero essere i Grandi Romanzi Americani perennemente immersi nell’analisi di un’America in crisi d’identità, percepirete quell’atmosfera o magari avrete già letto l’omonimo romanzo di Rumaan Alam da cui è tratto il film.

Certo alcune immagini di sapore squisitamente letterario funzionano benissimo, come le Tesla trasformate in una trappola, in una battuta feroce contro un certo immaginario creato dal patron dell’azienda Elon Musk. Altre un po’ meno.

L’insistenza sui bramiti degli artiodattili più amati dal cinema per esprimere metafore non è certo una novità, anzi: ormai vedere un cervo che preannuncia una morte o un evento straordinario è un topos cinematografico molto comune. In questi stessi giorni in sala, sia nel francese Un anno difficile sia in Colpo di fortuna di Woody Allen c’è una scena con un cervo metaforico. In Il mondo prima di te però la quantità di scene sibilline e la quantità cervi in CGI coinvolti nelle stesse svuota la metafora di mistica e mistero, rendendola anche un po’ ridicola. È il classico passaggio che immaginato da un lettore dopo averlo letto descritto a parole funziona, mentre visto su uno schermo richiede una capacità compositiva e registica fuori dal comune per trovare una quadra. Specie immaginando Julia Roberts sul set che si dimena come una pazza urlando di fronte a uno schermo verde.

Il mondo dietro di te, recensione: l’Apocalisse alla Shyamalan in salsa Netflix

Un’allegoria così pesante più viene reiterata e meno funziona, perché tradisce una natura letteraria, un po’ fighetta, di chi in certe immagini ci sguazza. L’impressione è proprio quella: che il film abbia delle cose interessanti da dire mettendo in scena la sua Apocalisse, ma le usi in modo furbetto, per sentirsi intelligente e fare sentire tale chi guarda. Roberts e Hawke sono talmente esperti da far funzionare anche i passaggi che tradiscono la natura spesso più contraffatta che sofisticata di questo progetto. L’apocalisse made in Netflix sotto sotto, a voler essere brutali, è la versione che si prende sul serio di un colpo di scena e di mano alla Shyamalan, il cui cinema avrà tanti difetti ma non manca mai di onestà, nemmeno verso le sue origini di genere.

Il mondo dietro di te è chiaro cosa voglia essere - un film alto, sofisticato, con una critica e un messaggio dentro - ma non altrettanto facile stabile cosa sia davvero, cosa ci trasmetta con la sua storia. È paradossale per esempio come nel finale la ricerca della felicità di un personaggio la porti a quella che è l’antitesi stessa di tutto ciò che rappresenta Netflix. Visto in streaming quel finale, oggettivamente un bel colpo di mano, avrà un sapore ben più amaro.

I riferimenti culturali e quelli pop (su tutti Friends, ma anche Lost e ovviamente i film di Shyamalan), la voglia di fare un film ma utilizzando la struttura, il passo, i linguaggi e persino la divisione in episodi di una serie, tradiscono quanto questo racconto sia molto più figlio della serialità di Netflix che di un’apocalisse letteraria da grande romanzo americano, alla Roth, alla McCarthy.

Il mondo dietro di te

Rating: V.M. 14

Durata: 138'

Nazione: Stati Uniti d'America

7

Voto

Redazione

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Il mondo dietro di te

Il mondo prima di te è un crescendo di paranoia e Apocalisse condotto egregiamente, che riesce a non sgonfiarsi né quando svela spiegazioni e soluzioni a ciò che sta succedendo, né quando si mette alla ricerca di una conclusione all’altezza delle premesse. L’impressione però è che abbia così poco di cinematografico, così tanto di televisivo e letterario che avrebbe funzionato assai meglio come serie, trasformando i capitoli di un film molto lungo in episodi di una serie dal passo invidiabile. A patto di non prenderlo troppo sul serio, è una visione che vale la pena di fare su Netflix se non temete discorsi ansiogeni e scenari catastrofici. Un'aggiunta interessante al catalogo di film originali Netflix, a partire dall'8 Dicembre, sempre a patto di non aspettarsi un nuovo Cormac McCarthy.