Hai mai avuto paura? La recensione dell'originale horror italiano su Prime Video

Su Prime Video è disponibile Hai mai avuto paura? un horror italiano visivamente affascinante

Hai mai avuto paura La recensione delloriginale horror italiano su Prime Video

L’ho scritto almeno dozzina di volte: l’emozione più forte che l’uomo possa provare è la paura. Ho sempre usato questa frase per parlare dei film horror, in particolare di quelli incentrati sugli zombi: mostri col volto delle persone care che ci inseguono per trasformarci in uno di loro, un’anima senza pace condannata a vivere l’inferno in terra.

Hai mai avuto paura? La recensione dell'originale horror italiano su Prime Video

Il narratore di Hai mai avuto paura?, disponibile su Prime Video, poco prima che lo conosciamo nei primi istanti del film ci ricorda la stessa cosa: la paura è l’emozione più antica e più forte che ogni essere umano sperimenti.

Tratto dal romanzo di Michele Mari: Io venìa piena d’angoscia a rimirarti, questo horror italiano scritto e diretto da Ambra Principato (La tela dell’inganno), mette al centro di un film horror una figura storica e letteraria di primissimo piano.

Nell’Italia del 1800, quando in concomitanza con i giorni di luna piena il bestiame viene massacrato da una bestia che sembra essere sconosciuta a molti, il giovane Giacomo (Justin Korovkin, Favolacce) inizia a essere attratto dal mistero. Lo zingaro Scajaccia (Mirko Frezza, Rocco Schiavone) afferma che non può trattarsi di un lupo e che per stare al sicuro, su ogni porta del villaggio dovrà essere inciso uno strano simbolo. Accusato di essere un pagano, l’uomo non viene creduto. E la strage continua, senza più limitarsi al bestiame…

La recensione di Hai mai avuto paura? Un’idea originale costruita sui cliché classici

Hai mai avuto paura? La recensione dell'originale horror italiano su Prime Video

Senza paura, non avrebbero senso di esistere le storie.

Italia, 1813. In una casa sicuramente ricca e nobile due ragazzini, Orazio (Lorenzo Ferrante) e Pilla (Elisa Pierdominici), giocano a nascondino, poi vanno dal fratello che sta studiando. Il ragazzo, molto timido, è chino sui libri: ama studiare. Non fa che studiare, in particolare si appassiona alla poesia, nonostante le rimostranze dei genitori e in particolare della madre, secondo la quale la poesia è una perdita di tempo.

Siamo nel 1813, dicevamo, e quel ragazzino che ha circa 15 anni  e si chiama Giacomo non lascia spazio ai dubbi: sì, è lui. Giacomo Leopardi, classe 1798. Il poeta. Tanto più che il padre è un Conte - e tutte le altre conferme le vedremo fra poco.

Mettere il poeta dello studio “matto e disperatissimo” al centro di un film horror? Un’idea vincente. Perché è un personaggio che conosciamo tutti - sebbene qualche recensore non l’abbia riconosciuto - e perché spiegare le sue note fragilità di salute in un modo alternativo funziona. Mentre il villaggio è terrorizzato dagli attacchi di “una bestia immonda” - un lupo, si pensa - molti danno la colpa allo zingaro della zona, Scajaccia, ma l’ipotesi più verosimile è appunto la presenza di un lupo. A conferma di come, sempre e comunque, si cerchi di lasciare spazio alla razionalità e alla logica, alla scienza anziché alla superstizione.

Quando Orazio vede un’ombra nel corridoio, di notte, corre a nascondersi a letto. Ma non smette di sentire rumori inquietanti. E quando Scajaccia si presenta dal Conte per testimoniare che non può trattarsi di un lupo, viene accusato di voler estorcere denaro al Conte e alla comunità.

Hai mai avuto paura? La recensione dell'originale horror italiano su Prime Video

Con la schiena curva e la forte timidezza, Giacomo si avvicina alla bella Silvia (Sveva Mariani, A casa tutti bene - La serie), che ha una relazione con uno dei garzoni che aiutano in casa Fattorini, uno dei dipendenti del Conte. In casa ci sono i resti delle pecore dilaniate. Giacomo le guarda con curiosità, affascinato. A tutti gli altri fanno orrore. 

Stiamo assistendo a una ricostruzione in chiave horror della vita di Giacomo Leopardi, in una storia di licantropia che ha tutti i cliché classici del genere. E grazie all’ambientazione ottocentesca, la lentezza nella comprensione di ciò che sta accadendo al villaggio è coerente.

Un po’ meno piacevole per noi, ma va detto che le interpretazioni sono veramente convincenti, a cominciare da quella di Frezza, il migliore del cast. E che alla fine tutto torna.

Dal punto di vista tecnico, il fascino del film è innegabile: fotografia, regia - con le inquadratura che si avvicinano lentamente ai personaggi e ai dettagli - costumi e scenografia sono suggestivi. Funzionano.

Non siamo abituati, fuori dall’opera di Avati, ad assistere alla sapiente ricostruzione di atmosfere inquietanti simili a queste.

Se penso al Dracula di Dario Argento, un film veramente pessimo, a tratti imbarazzante, questo debutto alla regia della Principato mi fa ben sperare in un futuro per il genere horror in un’Italia che vive ormai di vecchie glorie. Inclusi i film di Argento fino ai primissimi anni ’90. Da allora, siamo sprovvisti di nuove leve in una tradizione di genere che abbiamo rappresentato con successo in tutto il mondo.

Ben venga quindi questo film, tecnicamente impeccabile e pieno di citazioni classiche, anche nelle riprese, in una storia che oppone fede e blasfemia, credenze popolari e razionalità, paura e volontà di cancellare ogni traccia di un segreto di famiglia inconfessabile.

Le discussioni sulla religione cristiana e il paganesimo, sulla separazione di corpo e anima, sulle leggende del popolo zingaro - inclusa l’avversione per l’argento - e sulle superstizioni dell’epoca sono il vero punto d’interesse di questo film. Oltre, ovviamente, al celebre personaggio centrale, ai suoi problemi di salute, ai suoi tentativi di opporsi a un amaro destino.

6.5

Voto

Redazione

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Hai mai avuto paura? La recensione dell'originale horror italiano su Prime Video

Hai mai avuto paura? rappresenta il debutto alla regia di Ambra Principato, sceneggiatrice, che firma anche il copione del film. E si tratta di un debutto che lascia ben sperare per il futuro del nostro cinema di genere. Una figura letteraria fondamentale della nostra storia viene messa al centro di un film horror, con la ricostruzione di tutto - incontri, passioni, problemi di salute - in un’ottica votata alla contrapposizione di razionalità e superstizione, cristianesimo e paganesimo, naturale e soprannaturale.

La regia, la fotografia, i costumi e la scenografia sono impeccabili. L’uso della colonna sonora è originale ed estremamente funzionale alla narrazione, soprattutto nei momenti più drammatici.

Ottimo il cast, a cominciare da Mirko Frezza, ma anche il giovane Justin Korovkin se la cava egregiamente.

Una storia che tutti gli italiani hanno studiato a scuola ci viene riproposta, con una lentezza voluta e coerente con la capacità di comprensione dei personaggi dell’epoca - siamo nell’Italia del 1813 - per sfidarci a ricostruire gli eventi conosciuti con una prospettiva nuova. Un esperimento senz’altro riuscito, dal grande fascino visivo.