Alice Attraverso lo Specchio

A sei anni di distanza da Alice in Wonderland, ecco l'atteso sequel del film di Tim Burton. Questa volta, il creatore di Edward mani di Forbice figura solo tra i produttori della pellicola, la cui regia é invece nelle mani di James Bobin, regista britannico che ha diretto due film dei Muppet.
Ritroviamo gli interpreti del primo film, fra cui il compianto Alan Rickman a dare la voce al Brucaliffo e l'immancabile Johnny Depp nei panni del Cappellaio Matto.

Tre anni dopo gli eventi del primo film, ecco Alice al comando della nave del padre, la Wonder. Tornata a casa in seguito a un lungo viaggio in Cina, Alice scopre che le cose, in sua assenza, sono molto cambiate: sua madre ha ipotecato la casa e l'unico modo per salvarla é vendere la Wonder. Ma durante una festa a casa dell'ex fidanzato, Hamish Ascot, Alice segue il Brucaliffo attraverso uno specchio magico che la riporta nel Sottomondo, dove incontrerà nuovamente gli amici del primo film e si troverà a dover salvare il Cappellaio Matto in una corsa contro il tempo...



Con il suo tripudio di CGI e di costumi variopinti, Alice attraverso lo specchio corre fin da subito il rischio di distrarre lo spettatore dalla trama. Sì, perché la pellicola é di forte impatto visivo, piena di elementi capaci di incantare e di evocare l'atmosfera fiabesca, ma la vicenda si risolve in una sfilata abbastanza vuota di personaggi e cliché.
Dai viaggi nel tempo con tutte loro convenzioni, passando per la comicità di Sacha Baron Cohen, al film manca quel coraggio di osare che ne avrebbe fatto una pellicola più interessante, magari fedele allo spirito di Lewis Carroll.
Le premesse c'erano tutte, anche questa volta, per creare un film che portasse davvero la storia di Alice sul grande schermo, ma é chiaro che sia stata scelta la via più facile, quella del blockbuster che accontenta tutti.

Tim Burton, é vero, si limita ad essere il produttore della pellicola, ma é innegabile che la sua presenza sia forte. E da un regista come lui ci si aspetterebbe molto, molto di più. Si sente davvero la mancanza della poesia dal sapore gotico che caratterizzava le sue pellicole più famose, una poesia soffocata dagli insistenti effetti speciali che ricorrono in quasi tutto il film.
Non che ci sia niente di male, nel ricorrere alla CGI, ma con un arsenale di interpreti di questo calibro, vedi Helena Bonham-Carter, l'occasione di puntare più sui personaggi che sull'aspetto superficiale é stata proprio sprecata.

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La brava Mia Wasikowska si trova a recitare accanto a un Johnny Depp sempre più imprigionato nel suo stesso stereotipo, quello del personaggio stravagante e sopra le righe che ci viene riproposto da anni, seppur con abiti diversi. Un verso peccato, perché Depp ha dimostrato di sapersi adattare a ruoli che esulano dalla semplice macchietta. Un discorso simile vale per Anne Hathaway, alias la Regina Bianca, che porta in scena un personaggio abbastanza piatto. Nonostante i tentativi di movimentare la vicenda con una scoperta sul passato della regina, il risultato finale é quello di una statuina immobile e stucchevole nella sua bontà che si aggira per la scena.

I buonismi a non finire la fanno da padrone per gran parte della pellicola, come se il film facesse retromarcia rispetto al primo capitolo. Sembra ormai irresistibile, per gli sceneggiatori di casa Disney, non ricorrere alla storiella del cattivo che "é cattivo perché ha avuto un'infanzia difficile". D'accordo che la sceneggiatura porta la firma di Linda Woolverton, già autrice di Maleficent, ma a volte le cose andrebbero lasciate così come sono.
Persino Sacha Baron Cohen, che nei panni del Tempo avrebbe potuto risollevare le sorti del film, viene risucchiato dal vortice di comicità confezionata apposta per le famiglie, in un insieme di gag che dovrebbero essere divertenti ma che invece non rendono giustizia a questo interprete eccentrico.

Anche se più gradevole rispetto al primo capitolo, Alice attraverso lo specchio riconferma le impressioni del suo predecessore. Non si addentra nel Paese delle Meraviglie ma si limita a mostrarlo da lontano, accennando a quelli che avrebbero potuto essere personaggi indimenticabili.
Un ottimo film dal punto di vista dell'intrattenimento e (lo ripetiamo) di forte impatto visivo, ma di certo non in grado di rendere giustizia alla fiaba di Carroll, compito non facile.
Punti a favore: gli splendidi costumi del premio Oscar Colleen Atwood, nonché la colonna sonora ad opera di Danny Elfman e di Pink, che con la sua Just like fire sta scalando le classifiche.

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