Bring Her Back – L'edizione Blu-ray 2K Eagle Pictures
Anche in 2K resta un'esperienza estrema e ipnotica, tra le più angoscianti dell’anno
Con Bring Her Back – Torna da me i fratelli Philippou abbandonano definitivamente l’etichetta di promessa del cinema horror per affermarsi come autori maturi, capaci di trasformare un dramma familiare in un viaggio profondamente disturbante. Tutto ha inizio con una tragedia ordinaria — due fratelli rimangono orfani, uno dei quali quasi cieco — accompagnando progressivamente verso un territorio in cui ogni gesto quotidiano diventa minaccia, ogni sussurro cela un intento oscuro. La prematura morte del padre li conduce in adozione tra le braccia di una donna, ignari che dietro i suoi modi gentili e un po' bizzarri si celi un orrore indicibile.
Sally Hawkins guida il film con una performance poi non così lontana da quella altrettanto sconcertante di Amy Madigan in Weapons: l'apparente dolcezza nasconde da subito un’ombra difficile da interpretare, che infonde al personaggio una complessità imprevedibile. Accanto a lei i giovani Billy Barratt e Sora Wong — davvero ipovedente quanto sorprendente nel suo debutto — danno vita a un legame fraterno credibile, fragile e carico di tensione emotiva. Ma è il giovanissimo Jonah Wren Phillips a lasciare il segno più inquietante, con un’intensità che rende ogni sua scena ancora più imprevedibile.
Due fratelli smarriti, una satanista
Il film non punta allo spavento facile: non ci sono jump scare, né scorciatoie visive. La paura nasce da una sensazione di minaccia continua, da un realismo che confonde e destabilizza. L’elemento soprannaturale rimane sospeso, ambiguo, quasi un pretesto per scavare nel terrore più umano: quello dell’impotenza, della manipolazione, dell’essere intrappolati in un luogo che dovrebbe proteggere. Quando la violenza esplode lo fa senza compiacimento e con un impatto emotivo devastante. È un cinema che colpisce allo stomaco, che non vuole rassicurare né tanto meno chiudere tutte le porte della narrazione.
Girato digitale (Arri Alexa Mini LF) a risoluzione nativa 4.5K e master finale 4K per l'edizione italiana tecnicamente migliore, ovvero la 2K, con l'UHD al momento disponibile solo all'estero. Formato immagine originale “Univisium” 2.00:1 (1920 x 1080/23.97p), codifica AVC/MPEG-4 su BD-50 doppio strato. L'eccellenza del materiale di partenza ha consentito di raggiungere il top dell'offerta tecnica anche in Full HD, regalando uno spettacolo di livello anche su schermi di grandi dimensioni. Neri profondi, colori ricchi, dettaglio anche in secondo piano.
DTS-HD Master Audio 5.1 italiano che apre a una scena sonora ampia, anche se non da podio, in parte costretto dalla risoluzione 16 bit e non 32 bit. Ciononostante la presenza scenica non manca anche dai canali posteriori, dialoghi contrastati e una ricchezza dinamica che sostiene l'inquietudine di cui è pervasa l'opera. Mezzo gradino sopra c'è l'originale, sempre 16 bit, forte dei dialoghi in presa diretta. Peccato per l'assenza, almeno per l'inglese, di una colonna sonora lossless, come quella con oggetti ATMOS statunitense, prima volta per loro con la speciale traccia Dolby come ricordato dagli stessi registi nel commento.
Come extra un making of di 19' minuti tra interviste e dietro le quinte, scena eliminata dal montaggio finale, il video russofono di Tari. Da non perdere il commento al film dei registi, sottotitolato.