Fire Emblem Engage: la nostra recensione!

Fire Emblem Engage la nostra recensione

Fire Emblem, il campione alla ricerca di nuove strategie!

Che Fire Emblem sia un marchio storico nel mondo dei videogiochi è un dato di fatto. Altro punto assodato è che Fire Emblem: Three Houses ha riportato in auge il marchio di Intelligent System o per meglio dire, lo ha presentato a un pubblico estremamente vasto, grazie ai numeri di vendita stratosferici di Nintendo Switch. Insomma, era il 2019 e per Fire Emblem stava iniziando una nuova giovinezza premiata sia dal pubblico che dalla critica. Oggi, agli inizi del 2023, arriva finalmente un nuovo episodio di questa saga che è sempre stata sinonimo (salvo spin off) di strategia a turni ad altissimi livelli, ed era ovvio che i vecchi e nuovi fan lo attendessero con impazienza. Diamo una infarinatura generale per i neofiti: alla guida di un manipolo di personaggi, ognuno con la sua storia e personalità, negli episodi di Fire Emblem ci si ritrova ad affrontare stimolanti battaglie a turni su mappe "a griglia", con un gameplay estremamente raffinato e che nulla lascia al caso. Ogni mossa è potenzialmente fatale e vedere uno dei propri compagni cadere sul campo di battaglia significa perderlo definitivamente, con relativa sparizione dalla storia e da qualsiasi interazione di trama. 

Un mix di elementi sapientemente creati, ma proprio il discorso della morte permanente è, per chi vi scrive, la molla che tanti anni fa ha fatto scattare l'amore incondizionato per il brand. Fire Emblem è sempre stato così: ti presenta un cast variegato, non sempre perfetto o ben caratterizzato, ma per un motivo o per l'altro dialogare con le truppe e sentire la loro storia crea un legame profondo e doverli perdere per sempre per aver sbagliato una mossa o una tattica, lascia un'amarezza incredibile. Il risultato è sempre stato uno solo: alla morte di un compagno si riavvia la battaglia e si ricomincia da capo cercando di non ripetere i propri errori, perché finire davvero un Fire Emblem significa portarlo a termine con tutti i personaggi disponibili, non c'è altra soluzione realmente soddisfacente.

Fire Emblem Engage: la nostra recensione!

Una meccanica troppo punitiva? Lascio la scelta a voi, ma senza di essa il mito di Fire Emblem sarebbe, probabilmente, meno fulgido. Già da Three Houses, però, gli sviluppatori hanno cercato il modo di mediare la situazione in favore di un pubblico più casual e con Fire Emblem Engage arriva un'offerta di gioco pensata praticamente per chiunque: l'inserimento di diversi livelli di difficoltà e la possibilità di giocare anche in modalità principiante, senza le morti permanenti. Insomma, il nostro consiglio lo avete già capito, ma nessuno vi impedisce di approcciare questo affascinante marchio nel modo che più vi si addice.

Dopo questa doverosa precisazione, possiamo finalmente passare a parlare dell’argomento del momento: la recensione di Fire Emblem Engage, titolo che come (quasi) tutti i Fire Emblem vede presentare una storia unica e distaccata da quella degli altri episodi, nonostante l'universo narrativo sia sempre lo stesso. Sia che si voglia impersonare un protagonista maschile o femminile, ci caleremo nei panni di Alear, appena risvegliatosi da un sonno millenario, giusto in tempo per trovarsi nel bel mezzo del ritorno del Drago Maligno (guarda te che fortuna...) e l'avvicinarsi di un rituale che promette di dare nuova vita al potere di 12 anelli magici che permettono sfruttare in battaglia la forza di guerrieri leggendari. Il problema è che Alear non ricorda nulla del suo passato e si ritrova catapultato in mezzo a persone che pendono dalle sue labbra e dal suo potere, compresa una avvenente donna che sostiene di essere sua madre, nonché potentissima esponente della stirpe dei Draghi Divini.

Evitiamo qualsiasi possibile spoiler sulla trama di Fire Emblem Engage, ma da qui prende il via la classica storia nippo-fantasy dove l'eroe si lancia a capofitto nella battaglia contro il male, sino a giungere all'epilogo, passando tra qualche colpo di scena che, a dirla tutta, non ci "colpito" poi troppo. Seguiamo la storia di Alear, lo vediamo evolversi immerso nella sua ricerca dei ricordi perduti e nel tentativo di sconfiggere il male, ma il tutto avviene senza mordente, soprattutto se paragonato al precedente episodio. Manca totalmente l'approfondimento dei personaggi secondari, che sembrano essere stati inseriti solo per fare da contorno. Scordatevi i "turning point" di Three Houses, abbandonati in favore di una linearità che se inserita in una storia ben congeniata sarebbe stata anche gradevole, ma qui risulta una mera scusa per inanellare le battaglie. Se cercate un titolo dalle forte componente narrativa, siete fuoristrada, visto un livello dei dialoghi mediamente basso, con alcuni picchi di cringe ampiamente evitabili.

Quando la strategia si evolve

Insomma, Engage non si gioca per la trama, così come i suoi predecessori, ma raramente un Fire Emblem aveva portato in dote una storia così debole. D'altro canto però, lo abbiamo detto poco sopra: Fire Emblem "non si gioca per la trama" e appena scesi in campo, il titolo degli Intelligent System ci ricorda subito perché. Le battaglie sono ancora una volta appaganti e appassionanti, mescolando capisaldi della saga a interessanti novità che cercano di dare nuovi spunti ai giocatori. La base è ovviamente fedele allo stampo storico: ci sono mappe suddivise in celle dove portare a termine specifici obiettivi come, ad esempio, sconfiggere ogni avversario a schermo o il loro comandante, sebbene avremo alcune variazioni sul tema. Naturalmente il sistema è ancorato alla sequenza di turni in cui ogni unità potrà muoversi per poi decidere se attaccare, qualora avesse un avversario a tiro, o usare un oggetto, fermo restando che alcuni potrebbero avere altre opzioni in base alla classe (che anche questa volta può evolversi con specifici sigilli). Il sistema è concettualmente molto semplice, ma la bellezza di Fire Emblem è sempre stata la raffinatezza di tutti i fattori legati alla battaglia.

Quella che potrebbe sembrare una semplice partita a scacchi in salsa fantasy giapponese è un realtà una superba sfida di tattica e intelligenza. Per quanto si sarebbe potuto riproporre il sistema classico, questa volta gli sviluppatori giapponesi hanno deciso di puntare a eliminare alcuni elementi e aggiungerne altri che risultano decisamente impattanti nell’economia del gameplay. Il più macroscopico è, ovviamente, l’inserimento degli Anelli che permettono ai nostri eroi di entrare in simbiosi con campioni del passato, presi dai precedenti Fire Emblem a cominciare da Marth, eroe dei primi due episodi, ormai storici, che forse conoscerete grazie al remake del primo capitolo su Nintendo DS. Indossare uno di questi anelli crea un legame tale che in battaglia potremo richiamare per tre turni, ricaricabili in apposite aree, gli spiriti in essi contenuti, così da sfruttarne gli incredibili poteri e poterli, col tempo, imparare.

Fire Emblem Engage: la nostra recensione!

Il gioco non si fa problemi a farci capire quali siano gli abbinamenti più idonei tra i vari anelli e i nostri protagonisti, ma col tempo impareremo che sarà possibile farli indossare anche ad altri, in modo da far imparare le abilità degli Emblemi a chiunque. Queste, sebbene inizialmente paiano legate solo ad attacchi, si rivelano versatili e intriganti e, senza rovinarvi alcuna sorpresa, sappiate che la loro varietà vi aprirà interessanti spunti per le vostre tattiche. Potrete persino sfruttare specifici punti legame per creare anelli meno potenti, ma unibili tra loro e capaci di dare bonus alle statistiche.

Non è questa l’unica novità e se rimane saldamente presente il triangolo delle armi che delinea i rapporti di forza in campo (spada batte ascia, ascia batte lancia, lancia batte spada, Lizard batte Spock… ah no, scusate la confusione), subentra un ulteriore meccanismo: colpire un nemico che ha un’arma in svantaggio rispetto alla nostra significa fare breccia nelle sue difese e impedirgli il contrattacco, fattore che apre un ventaglio di possibilità. Ulteriore variabile è data dal fatto che alcune unità hanno la possibilità di essere di supporto alle altre, questo significa che se si troveranno al fianco di un compagno in combattimento, questo guadagnerà un attacco ulteriore, fattore che potrebbe ribaltare le sorti di uno scontro difficile... e sappiate che tutti saranno difficili, vista una ottima intelligenza artificiale avversaria! Che le implicazioni tattiche siano moltissime è chiaro, scompare però la distruttibilità delle armi, lasciandoci orfani di un sistema che dava grande spessore alla capacità del giocatore di saper gestire le proprie risorse.

Non che adesso questo elemento sia lasciato al caso, visto che con il passare dei livelli i soldi sembrano non bastare mai, ma il meccanismo poteva conferire ulteriore profondità. Il gameplay di Fire Emblem Engage è davvero superbo e le novità costringono anche i giocatori di vecchia data a rivedere le proprie strategie, per fortuna ritorna il meccanismo che permette di tornare indietro sulle proprie mosse per correggere gli errori fatti, attenzione però: selezionando la difficoltà “difficile”, quella che vi consigliamo per una sfida impegnativa ma soddisfacente, avrete solo 10 possibilità di riavvolgere il tempo. Se le battaglie sono esaltanti, quello che le intermezza non è riuscito a soddisfarci. Il monastero di Garreg Mach in Three Houses non era assolutamente perfetto, ma alcune delle sue meccaniche erano davvero interessanti.

Qui, tra una battaglia e l’altra, accederemo al Somniel, un luogo magico dove parlare con i compagni, visitare negozi e compiere alcune azioni utili per la propria crescita, ma tutto risulta abbastanza avulso e con poco mordente. I minigiochi (pesca, ginnastica e via dicendo) non conquistano e tutto sembra essere un semplice riempitivo, per quanto la Torre delle Prove ci permetterà di metterci alla prova rispetto agli altri giocatori sparsi per il mondo. Dal punto di vista tecnico, Fire Emblem Engage sfrutta per beme Nintendo Switch, peccando in alcune ombreggiature dei modelli poligonali, un po’ troppo grossolane, ma riesce a essere piacevole sia giocando sulla tv che in modalità portatile. Ottime le musiche così come il doppiaggio che, ancora una volta, consigliamo di settare in giapponese sfruttando i testi a schermo tutti in italiano. Fire Emblem Engage in una frase: un gameplay sontuoso che riesce a incantare nonostante una trama non all’altezza

Fire Emblem Engage: la nostra recensione!

 

Fire Emblem Engage

Versione Testata: Switch

8.5

Voto

Redazione

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Fire Emblem Engage

Il nuovo capitolo della saga di Fire Emblem ci ha convinto (quasi) totalmente riguardo alla bontà del sistema di combattimento, vero e proprio Fulcro del gioco, ma mostra uno sviluppo un po' pigro riguardo a tutto ciò che gli gira intorno. Rimane il fatto che scendere in battaglia è entusiasmante, grazie anche alle novità di gameplay, interessanti e azzeccate. Ci si dimentica facilmente del mondo reale e ci si cala in questi superbi scontri strategici dove i generali più capaci si potranno levare tantissime soddisfazioni. Peccato per la narrazione quanto mai basilare e le attività tra uno scontro e l'altro che non riescono a correggere il tiro rispetto al precedente Fire Emblem: Three Houses. Engage rimane comunque un acquisto obbligatorio per tutti gli amanti degli strategici.