Addio a Ozzy Osbourne: il Principe delle Tenebre che cambiò la musica per sempre
Ozzy Osbourne è morto a 76 anni. Voce dei Black Sabbath e icona metal, ha segnato la storia della musica con eccessi, talento e autenticità.

Il mondo della musica piange la scomparsa di Ozzy Osbourne, voce leggendaria dei Black Sabbath e icona assoluta dell’heavy metal. Il “Principe delle Tenebre” si è spento all’età di 76 anni, circondato dall’affetto della sua famiglia. A dare l’annuncio è stata proprio la famiglia Osbourne con un messaggio commosso:
“È con un dolore che le parole non possono esprimere che dobbiamo comunicare la morte del nostro amato Ozzy Osbourne, avvenuta questa mattina. Era con la sua famiglia e circondato dall’amore. Vi chiediamo di rispettare la nostra privacy in questo momento.”
Con lui se ne va non solo una voce inconfondibile, ma anche uno dei pionieri assoluti di un genere musicale nato per scuotere le fondamenta della cultura pop: l’heavy metal.
La nascita di una leggenda: chi era Ozzy Osbourne?

Nato John Michael Osbourne il 3 dicembre 1948 ad Aston, un sobborgo operaio di Birmingham, Ozzy è stato sin dall'infanzia una figura fuori dagli schemi. Cresciuto in una famiglia numerosa e modesta, abbandonò la scuola a 15 anni per svolgere lavori saltuari. Dopo una breve parentesi in carcere per furto, trovò la sua vera vocazione: la musica.
Nel 1969, insieme a Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward, fondò i Black Sabbath, una delle band più influenti di sempre. Con brani come Paranoid, Iron Man e War Pigs, la band definì l’estetica e il suono del metal: cupo, pesante, visionario.
Sarebbe riduttivo definire Ozzy solo “un cantante”: era un simbolo. La sua voce, unica nel suo genere, e la sua presenza scenica magnetica trasformarono i concerti dei Sabbath in esperienze quasi rituali.
L’ultimo atto e l’eredità di Ozzy Osbourne
Negli ultimi anni, le condizioni di salute di Ozzy si erano aggravate a causa del morbo di Parkinson e di numerosi interventi alla schiena. Nonostante ciò, ha voluto regalare al suo pubblico un’ultima emozione: il 5 luglio 2025 è salito sul palco dello stadio Villa Park di Birmingham, seduto su un trono, accanto ai suoi compagni storici dei Black Sabbath. Un addio maestoso, chiuso sulle note di Paranoid.
L'influenza di Ozzy Osbourne: come cambiò la musica?
Ozzy Osbourne è stato un punto di svolta per l’intera industria musicale. Con i Black Sabbath, ha letteralmente gettato le fondamenta dell’heavy metal, spingendo il rock oltre i confini della psichedelia e del blues per abbracciare tematiche oscure, riff pesanti e atmosfere cupe che avrebbero influenzato intere generazioni.
La sua vocalità unica, emotiva e inquietante ha ridefinito il concetto di cantante rock, mentre la sua figura pubblica, spesso sopra le righe, ha contribuito a creare l’archetipo del rocker trasgressivo. Senza Ozzy, probabilmente non avremmo avuto band come Metallica, Slayer, Pantera o persino i Nirvana. Anche come solista, ha lanciato chitarristi leggendari, rivoluzionato i live show e reso il metal un fenomeno globale. In poche parole, Ozzy non ha seguito le regole: le ha riscritte.
Le canzoni da ascoltare per conoscere Ozzy Osbourne
Per comprendere davvero chi fosse Ozzy Osbourne nel cuore, nella voce e nell’anima, basta ascoltare alcune delle sue canzoni più iconiche.
Con i Black Sabbath, Paranoid, War Pigs e Iron Man sono autentici manifesti del metal: cupi, potenti e profetici.
Da solista, Crazy Train è il punto di partenza obbligato, con il suo riff immortale e il grido iniziale diventato leggenda. Mr. Crowley fonde esoterismo e teatralità, mentre No More Tears mostra il lato più melodico e riflessivo dell’artista. Mama, I’m Coming Home, invece, è una ballata struggente che rivela tutta la fragilità dietro il personaggio. Questi brani sono pezzi di storia, finestre aperte sul mondo di Ozzy, tra tenebra, delirio e redenzione.
Non solo musica: un’icona culturale
Ozzy era molto più di un cantante. Era un’icona culturale, un simbolo di ribellione, esagerazione e autenticità. È stato capace di attraversare decenni di cambiamenti restando sempre fedele a sé stesso: grezzo, imprevedibile, umano.
Come disse lui stesso in un’intervista: “So che sulla mia tomba ci sarà scritto ‘Ozzy Osbourne, quello che ha morso la testa di un pipistrello’. Ma spero che qualcuno si ricordi anche della musica.”
Noi lo faremo, Ozzy.
Riposa in pace, Principe delle Tenebre.

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