Come interpretare Wish? I registi e le voci italiane svelano gli omaggi del nuovo film animato Disney

Wish è un lungometraggio molto speciale, che celebra i 100 anni d’esistenza degli studios d’animazione fondati da Walt. I registi del film ci hanno raccontato come è nato e come interpretarlo.

Come interpretare Wish I registi e le voci italiane svelano gli omaggi del nuovo film animato Disney

Wish è molto più del classico animato di Natale che arricchisce il canone Disney. Arriva infatti in sala nell’anno in cui lo studios celebra il suo centenario, come illustra il logo Disney 100 che appare all’inizio dei film e delle serie uscite nel 2023. È passato infatti un secolo da quando il fondatore Walt Disney ha aperto il suo piccolo studio di animazione e creato il celebre cortometraggio che ha segnato l’esordio di Topolino e la nascita di un impero di storie, principesse, sogni e desideri. Un secolo che ha cambiato la storia del cinema.

Wish, sin dal titolo, mette al centro dei desideri che animano i protagonisti delle storie Disney, pronti a dare il massimo affinché, come ci ha insegnato Cenerentola, “il sogno realtà diverrà”. La protagonista del film, Asha, è un’adolescente che vive a Rosas, un’isola nel Mar Mediterraneo il cui re Magnifico è in grado di realizzare i desideri dei propri cittadini. Oltre la storia di Asha però c’è molto, molto di più: tante sorprese che emozioneranno i piccini ma soprattutto i grandi, cresciuti con le storie Disney.

A guidarci alla scoperta di questo film celebrativo e sorprendente ci sono quanti hanno lavorato per un quinquennio per realizzarlo e farlo uscito nel pieno del centenario Disney. Ecco, senza spoiler, cosa ci hanno raccontato:

  • Chris Buck e Fawn Veerasunthorn, registi del film
  • Peter Del Vecho e Juan Pablo Reyes Lancaster Jones, produttori
  • Gaia (voce di Asha)
  • Amadeus (voce di Valentino)
  • Michele Riondino (voce di Re Magnifico)

Qual è stata l’ispirazione per il film Wish? Come è nato?

Peter Del Vecho - L’ispirazione di base è nata dalla consapevolezza che si avvicinava il centenario dalla nascita dello studio. Abbiamo quindi riunito artisti, impiegati, creativi da tutti gli studios Disney, chiedendo loro come avrebbero voluto celebrare questo traguardo. Nelle loro parole ricorreva spesso frase del “i sogni son desideri” da Cenerentola, spesso in relazione a quello che Disney dava loro. Siamo partiti da lì.

Chris Buck - Noi volevamo ribaltare un po’ quella tradizione del compleanno che soffi sulle candeline e gli amici e la famiglia ti dicono: “Esprimi un desiderio ma non dirlo, mi raccomando, sennò non si realizzano”. Invece il nostro messaggio è urlare, cantare il proprio desiderio, esplicitarlo. Come abbiamo fatto noi, che per anni abbiamo detto di voler arrivare a dirigere un film Disney.

In cosa si distingue Asha rispetto alle eroine Disney precedenti?

Fawn Veerasunthorn - Asha è stata sicuramente influenzata dalle principesse Disney degli anni ’90, quelle con cui io sono cresciuta, canterine e molto volitive.

Chris Buck - Quelle ai cui film io ho lavorato.

Fawn Veerasunthorn - Esatto (ride). Abbiamo preso ispirazione dal recente passato, da un’epoca d’oro per il canone, sottolineando soprattutto il fatto che Asha è una persona estremamente a suo agio nella sua pelle, è sicura di sé e non ha paura di esprimersi. Vorremmo fosse questa la strada delle principesse Disney del presente e del futuro.

Asha di certo è una principessa con la passione del canto.

Juan Pablo Reyes - Beh la musica è un elemento fondativo del canone Disney e non a caso. Anche nel 2023 rimane un mezzo talvolta più potente della parola per veicolare le emozioni.

Chris Buck - Julia Michaels ha composto le musiche di Wish. Lei è una vera fan delle colonne sonore dei film Disney. Pensat che è riuscita a scrivere una canzone per il film quando le avevamo fornito appena un paragrafo di trama. Dalle canzoni di Wish s’intuisce che è una fan preparatissima sulle sonorità Disney, ma ha scritto dei pezzi che sono indubbiamente contemporanei Ci ha fatto sentire e si è ispirata a star contemporanee come Lola Ponce, Selena Gomez, Justin Bieber.

È sorprendente sentire che l’isola di Rosas si trovi in un punto geografico preciso, il Mar Mediterraneo.

Fawn Veerasunthorn - Per noi questo mare è un simbolo d’integrazione e fratellanza, che unisce tante culture. Rosas, l’isola dove Magnifico costruisce il suo regno pacifico, potrebbe esiste qui.

Lo definireste un film politico? Specie sul finale c’è un’aria di ribellione molto attuale, no?

Chris Buck - Abbiamo cominciato a lavorare a Wish 5 anni fa e guardavamo alla legacy di Disney.

Fawn Veerasunthorn - Credo che il messaggio più potente del film è che non bisogna farsi strappare da altri i propri desideri, che sono il motore delle nostre azioni e devono rimanere nostri mentre lavoriamo per realizzarli. Ovviamente eravamo e siamo consapevoli di come funzionano le cose nel mondo esterno, dei tanti fattori che lavorano contro la realizzazione personale delle persone, per alcune più che per altri.

Passando ai riferimenti all’universo Disney, richiamato anche da una lavorazione molto 2D.

Chris Buck- Sicuramente per questo film che celebra il centenario Disney volevamo tornare alle origini dello studios, a classici come Biancaneve e Pinocchio. Non dimentichiamo poi che io stesso ho cominciato come animatore disegnando a mano, per nove anni. A insegnarmi il mestiere sono stati coloro che avevano imparato da Walt stesso. Dal fondatore volevamo prendere la sua incredibile capacità di storytelling: Wish spera di prendere questo dalla tradizione dello studio.

Senza fare spoiler agli spettatori, nel film ci sono connessioni tematiche con altri classici Disney. Ma come dobbiamo interpretarle? Wish è una sorta di Disney Cinematic Universe?

Chris Buck - Abbiamo messo molti, moltissimi riferimenti al canone animato Disney nel film: alcuni sono molto palesi, altri assai più sottili. Sta agli spettatori decidere quale sia il legame con i film originali e se considerarli connessi e quanto. Quel di cui siamo ben consapevoli è che Internet esploderà per questi passaggi di Wish e se ne discuterà parecchio.

Wish celebra la Disney anche a livello visivo. Come dire, alle volte sembra di essere in un set che abbiamo già visitato…in passato?

Chris Buck - Beh, questo è un film celebrativo, come giustamente dici ci siamo ispirati al nostro canone. Un approccio che potrebbe tornare quello di citarsi? Dipenderà dai registi futuri dei lungometraggi Disney di decidere di “citarsi” o meno.

Siete le voci italiane del film. Gaia tu sei la protagonista Asha, Michele dai la voce a Re Magnifico, Amadeus invece dai la voce a Valentino, la capretta.  Raccontateci un po’ com’è stata la vostra esperienza di doppiaggio.

Gaia - Per me è stato un onore, un privilegio. È stata la prima volta in assoluto nella mia carriera in cui mettevo piede in sala di doppiaggio, ma credo che siano proprio queste situazioni più impegnative a tirare fuori il meglio. Inoltre, Asha man mano che la doppiavo capivo che era simile a me, abbiamo molte esperienze di vita in comune.

Amadeus e Michele li vedo per la prima volta oggi tutti insieme, però in un certo senso ci siamo influenzati, perché man mano che doppiavo le scene del film io sentivo le loro voci già aggiustate sulle loro battute, per cui ho sviluppato una certa familiarità.

Amadeus - Anche per me è stata la prima volta in assoluto. Avendo due figli ormai grandicelli, da papà li ho visti crescere con i film Disney, in casa si attendeva il giorno speciale in cui si andava al cinema a vedere il nuovo lungometraggio.

Poi io non sono attore, cantante, per cui ringrazio di cuore il gruppo di supporto, tra cui in particolare Massimiliano Manfredi, che davvero mi ha aiutato a dare il massimo. Il mio passato in radio magari mi ha aiutato un po’ a giocare con la voce, ma mi hanno dovuto spiegare tutto a livello tecnico. Massimiliano, per esempio, mi ha spiegato che dovevo mimare le espressioni di Valentino mentre parlavo, perché aiuta moltissimo a trovare il tono giusto.

Dovendo registrare tre puntate di Affari Tuoi nel pomeriggio, io doppiavo la mattina, anche se è assolutamente sconsigliato per la voce. Infatti, arrivavo in sala di doppiaggio con la voce del nonno, di Valentino. (ride)

Michele Riondino - Anche per me è un sogno che diventa realtà, da quando nove anni fa sono diventato papà e ho imparato e reinterpretare le battute dei film di Disney per le mie piccole. Il doppiaggio è faticoso, complicatissimo: io l’avevo già fatto, ma in campo animato è più complicato. Richiede più tecnica ridoppiare sé stessi o altri interpreti. Ci siamo divertiti molto, ma è stato anche impegnativo.