Taxi Driver: le tematiche, le interpretazioni, le polemiche. Omaggio a un film di culto

In occasione dell'anniversario della Palma d'oro, celebriamo uno dei film che hanno scritto la storia del cinema

Taxi Driver le tematiche le interpretazioni le polemiche Omaggio a un film di culto

Il 28 maggio del 1977, al Festival di Cannes - proprio mentre si è appena conclusa la 77° edizione con le premiazioni - Martin Scorsese vinse la Palma d’oro per uno dei suoi film più discussi: Taxi Driver.

Uscito nel 1976, il film scritto da Paul Schrader vedeva un cast d’eccezione: Robert De Niro, Cybill Shepherd e la dodicenne Jodie Foster in un ruolo destinato a far discutere. Ma che forse contribuì al successo commerciale: a fronte di poco più di un milione e 200.000 dollari di budget, ne guadagnò 28 e mezzo ai botteghini.

Taxi Driver ha segnato un punto di svolta nel cinema americano per la sua rappresentazione cruda e realistica della vita urbana, dei conflitti interiori e delle dinamiche di potere fra gli individui.

La trama di Taxi Driver

Taxi Driver: le tematiche, le interpretazioni, le polemiche. Omaggio a un film di culto

1975, New York. Travis Bickle (Robert De Niro) è un ex marine, reduce del Vietnam, diventato autista di taxi notturno a causa della sua insonnia. È un uomo solitario e introverso, che vive una vita monotona e senza scopo, fino all’incontro con Betsy (Cybill Shepherd), una donna dello staff del senatore Palantine, impegnato nella campagna elettorale. Travis è attratto da Betsy e la invita a uscire. La donna accetta, ma il ventisettenne - la cui esistenza è fatta di solitudine, qualche drink con i colleghi e serate nei cinema porno - la porta proprio a vedere un film pornografico. Betsy, ovviamente, non vuole più saperne di lui e nella mene di Travis scatta qualcosa. Betsy è come tutti gli altri: diversa da lui, inavvicinabile, determinata a non provare nemmeno a capire Travis. La situazione si evolve quando Travis, una notte, aiuta Iris (Jodie Foster), prostituta appena tredicenne in fuga dal suo protettore. Travis ha dei clienti abituali che sono dei delinquenti.  Conosce parte della malavita newyorkese ed è determinato a fare la differenza nella società, liberandosi dei criminali. A qualsiasi costo.

Le tematiche di Taxi Driver

Taxi Driver: le tematiche, le interpretazioni, le polemiche. Omaggio a un film di culto

Il film esplora i temi dell’alienazione sociale, della violenza, della ricerca di un’identità attraverso il personaggio di Travis, che si trasforma: da semplice tassista ad assassino seriale.

Taxi Driver si spinge in profondità, oltre la narrazione superficiale del film, riflettendo profondamente sulla condizione umana e sulla società dell’epoca.

Ci parla di isolamento: Travis è un uomo solitario, ma non ha scelto di vivere una vita isolata. Si sente semplicemente estraneo alla società che lo circonda, ma è stata la società a emarginarlo. La sua solitudine lo porta a osservare attentamente la vita intorno a lui, alimentando la sua paranoia e la sua rabbia contro il mondo esterno e quel sistema che lo hanno allontanato.

Il tema della violenza, esplorata dal film in molteplici forme (verbale, fisica, psicologica…), viene fisicamente incarnato da Travis. La sua decisione di diventare un vigilante, una sorta di vendicatore notturno che si fa giustizia da solo, rappresenta la violenza come mezzo per sfogare la frustrazione e l’incapacità di legare con gli altri. Attenzione, però: la violenza in Taxi Driver, al contrario di quanto non compreso da chi lo criticò aspramente ritenendolo troppo crudo, non è mai glorificata. Mai. Diventa, piuttosto, un riflesso della disperazione e dell’alienazione sociale di Travis. Le scene di violenza sono presentate in modo diretto e senza reticenze, ma senza mai cadere nell’idillio o nella romanticizzazione per destabilizzare il pubblico, facendolo riflettere sulla natura effettiva della violenza e sulle sue conseguenze

Travis si ritiene un giudice e un vendicatore, è convinto di agire per il bene ma si fa guidare dalla sua percezione distorta della giustizia e dalla sua volontà di punire chi ritiene responsabile del male nella società. Questo tema sollevò molte questioni etiche riguardanti il diritto di un individuo di prendere la legge nelle proprie mani e farsi giustizia da solo.

In un paradosso perfettamente riuscito, colui che avrebbe bisogno di essere salvato, Travis, diventa il salvatore. È determinato a salvare Iris dalla sua vita, incapace di comprendere che anche lui dovrebbe salvarsi da se stesso.

Travis è un personaggio insoddisfatto, sia a livello personale che sociale, e manifesta l’insoddisfazione attraverso la rabbia, che si trasforma in sete di riscatto. L’ossessivo bisogno di uno scopo è un tema che accomuna quasi tutti i film in cui sono presenti personaggi reduci dal Vietnam, che come la storia ci ha insegnato sono stati rifiutati dalla stessa società che erano convinti di proteggere rischiando la vita.

Le tematiche di Taxi Driver, emerse dalla sceneggiatura di Schrader, sono tematiche profondamente radicate nella filosofia esistenzialista, e hanno influenze letterarie evidenti nei testi di autori come Fëdor Dostoevskij, Albert Camus e Jean-Paul Sartre.

Robert De Niro diventa Travis Bickle

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Per prepararsi al ruolo di Travis, Robert De Niro ha intrapreso un percorso di immersione profonda nella vita di un autista di taxi a New York. Ha ottenuto una licenza di conducente di taxi e ha lavorato come autista per più di un mese, svolgendo turni di 12 ore al giorno, proprio come il suo personaggio. Questa esperienza gli ha permesso di comprendere meglio l’isolamento e la monotonia nella vita di un autista di taxi notturno, oltre alla pressione e allo stress associati al lavoro.

Durante questo periodo, De Niro ha osservato attentamente i dettagli della vita di diversi tassisti, inclusi i rituali lavorativi come la compilazione delle schede di viaggio e l’osservazione costante dell'ambiente circostante durante le corse. Ha anche sottolineato con la sua interpretazione come, nonostante le peculiarità psicologiche del personaggio, Travis Bickle fosse tecnicamente competente come conducente, rispettando le regole del traffico e mostrando curiosità verso ciò che accadeva intorno a lui.

La performance di De Niro è stata convincente e autentica, e l’ha ufficialmente lanciato nel firmamento di Hollywood come una delle più grandi star mai viste fino a quel momento.

Taxi Driver è noto per le sue scene intense e per la sua colonna sonora di Bernard Herrmann, che contribuiscono a creare un’atmosfera cupa e oppressiva. Il film ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare, influenzando generazioni di registi e cineasti.

Nominato a 4 Oscar, incluso quello per il miglior attore a De Niro e per la migliore attrice non protagonista a Jodie Foster, che fin dall’età di 5 anni era comparsa in diverse serie e film TV, iniziando a recitare da piccolissima. L’esperienza c’era già, ma Taxi Driver fu il suo primo lungometraggio, segnando di fatto il suo esplosivo debutto cinematografico.

De Niro, come interprete, fu sfidato anche dalla scelta narrativa più importante. La narrazione del film è infatti incentrata sulla prospettiva di Travis, il che significa che la violenza che commette viene vista attraverso i suoi occhi. Questa scelta serviva a mettere in luce la sua percezione distorta della realtà e delle sue azioni, suggerendo che la violenza non è un atto positivo, ma piuttosto un segno di squilibrio mentale e di fallimento. Un altro attore, meno talentuoso, sarebbe potuto scivolare in una pericolosa esaltazione del “metodo di Travis”, mentre De Niro ha lavorato fin dal principio per far sì che la visione del suo personaggio risultasse in qualche modo estranea e forzata allo spettatore.

La colonna sonora di Bernard Herrmann è fondamentale: Herrmann ha creato una musica che cattura perfettamente l’essenza di Travis Bickle. La sua musica è pesante e cupa, riflette la solitudine e la paranoia di Travis creando un’atmosfera di tensione e disagio. Cattura l’atmosfera oscura e “sporca” della vita notturna di Manhattan negli anni ’70. Del resto, Herrmann aveva lavorato frequentemente con uno dei più grandi cineasti di tutti i tempi: Alfred Hitchcock, e reinventarsi per Taxi Driver ha fatto parte del suo processo di adattamento a nuovi generi, compiuto con successo.

La violenza nella New York degli anni ‘70

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Il contesto storico e culturale in cui Taxi Driver è stato prodotto ha giocato un ruolo significativo nella sua rappresentazione della violenza.

Alla fine degli anni ’70, gli Stati Uniti erano attraversati da una crescente preoccupazione per la violenza, sia a livello nazionale che locale. Questo clima di tensione ha influenzato la rappresentazione della violenza da parte di Scorsese, che la presenta come una critica per mostrare come la violenza possa certamente nascere dal bisogno di esprimere frustrazione e rabbia, ma anche come possa portare a conseguenze devastanti e irreversibili.

La violenza diventa un modo per Travis di combattere la sua percezione di impotenza e di cercare un senso di ordine e pulizia nella città e, di conseguenza, nella propria vita.

Il film critica anche come la violenza venga rappresentata e celebrata dai media. La reazione del pubblico e dei media a Travis dopo il suo attacco violento suggerisce che la violenza può essere facilmente trasformata in qualcosa di affascinante e che i suoi perpetratori possono essere rapidamente trasformati in eroi. L’abbiamo visto tante volte, al cinema. Da Taxi Driver ad Assassini Nati, in cui Oliver Stone ricorda come i serial killer ricevessero richieste di matrimonio e diventassero oggetto di t-shirt che ne celebravano le gesta.

Una parte della società è malata tanto quanto (o forse più) di Travis, e Taxi Driver tramite la celebrazione della violenza dei media all’interno della narrazione ce lo ricorda puntualmente.

Il contesto storico e culturale degli anni ’70, dunque, ha influenzato profondamente la rappresentazione della violenza in Taxi Driver, ma anche le strutture sociali e culturali che la producono e la perpetuano.

Per questo, e per tutte le ragioni ricordate qui sopra, Taxi Driver - bellamente ignorato agli Oscar nonostante le 4 nomination perché evidentemente anche i membri dell’Academy non ne avevano colto immediatamente il valore - vinse la Palma d’oro a Cannes con una celebrazione importante.

Resta ancora oggi un film fondamentale nella storia del cinema, celebrato per la sua narrazione, le sue performance e il suo significato culturale. Ha scatenato un’ampia discussione sul suo contenuto, in particolare per quanto riguarda la rappresentazione della violenza e la controversa definizione di Foster come una prostituta bambina. Ma nonostante queste controversie, e tutte le polemiche dell’epoca, l’influenza del film sulla cultura pop e il suo posto tra i più grandi film mai realizzati sono innegabili.

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