I registi di Everything Everywhere All at Once ci hanno raccontato il film dell’anno: l’intervista

I Daniel ci hanno raccontato come sono riusciti, un budget limitato e tra mille difficoltà, a girare quello che è già considerato il film simbolo del 2022: “non serve far saltare in aria mezza città per divertire”

Si chiamano Daniel Kwan e Daniel Scheinert, ma tutti a Hollywood li chiamano “i Daniels”. Si sono conosciuti al college, tra loro è scattata subito un’intesa e hanno cominciato a lavorare insieme come sceneggiatori e registi. Prima di girare il film più chiacchierato del 2022, Everything Everywhere All at Once, hanno fatto una lunga gavetta direttamente su Internet, dove la concorrenza è mondiale e le logiche dei video virali precise e inafferrabili per le generazioni precedenti. Vimeo, YouTube, poi i video musicali. Il loro nome comincia a circolare e loro vogliono superare lo stadio puramente “estetico” e cominciare a raccontare storie emotivamente rilevanti e non solo visivamente appaganti e in grado di acchiappare click.

L’amore per l’assurdo e l’inaspettato prosegue anche con il loro esordio cinematografico. È il 2016 e arriva Swiss Army Man - Un amico multiuso, con Daniel Radcliffe e Paul Dano. L’ex Harry Potter stupì nei panni di un cadavere con grossi problemi di flatulenza, ma il film rimase un piccolo cult per cinefili o poco più. Sei anni più tardi arriva Everything Everywhere All at Once e tutto cambia: costato poco meno di 25 milioni di dollari, ne ha già incassati 170 milioni, crescendo nel passaparola tra spettatori, fomentato da recensioni fenomenali che già lo salutano come uno dei capolavori del nuovo secolo. Cosa c’è dietro questo titolo, ma soprattutto chi? Come hanno fatto i Daniels a girare con risorse contingentate una pellicola tanto complessa e ambiziosa? Glielo abbiamo chiesto direttamente.

La lavorazione di questo film ha richiesto 5 anni di sforzi. Quali sono state le sfide più difficili nel girare Everything Everywhere All at Once?

DS - Come il pubblico in sala può ben immaginare, è stato tutto abbastanza difficile. Ci abbiamo lavorato per 5 anni, è vero, ma inizialmente facevamo tira e molla anche con altri progetti. Il film lo abbiamo scritto e riscritto negli anni e già la stesura di una pellicola girabile con i mezzi a nostra disposizione ha richiesto molto lavoro. Abbiamo girato la fotografia principale in sole 8 settimane. Persino gli attori erano stupiti di quanto velocemente avessimo bisogno di girare le tante scene d’azione e combattimenti che ci sono nel film.

DW - Ci siamo dovuti fermare per il COVID e questo ha allungato la post produzione di un anno. In un certo senso però è stata anche una fortuna. Abbiamo avuto tanto tempo più del solito per ricontrollare il montaggio, sincerarci che avessimo tutto quello di cui avevamo bisogno in termini di riprese, arrivare a un prodotto finito di cui fossimo soddisfatti al 100%. Dato il responso che stiamo ricevendo, sono contento che sia andata così e di aver investito tanto tempo. Direi che questi 5 anni hanno pagato.

Direi di sì. Tra l’altro il film ha un budget indie ma sembra un blockbuster. Ha proprio quel look, quella patina…come avete fatto a “imbrogliare” e ottenere un risultato così superiore ai soldi a vostra disposizione?

DK - Ah grazie! Beh sai, noi veniamo dal mondo dei videclip e lì impari da subito a far sembrare raffinato e costoso qualcosa che magari è fatto con pochissime risorse. Non siamo il tipo di registi che si fissano su location o sequenze irrealizzabili. Se un posto costa 1 milione di dollari per girarci, lo scartiamo a priori, siamo sempre molto attenti a risparmiare, anche in fase di scrittura. Questo film l’abbiamo riscritto più e più volte proprio per evitare ogni intoppo economico.

Ah! Quindi fate una pianificazione del budget già dalla sceneggiatura?

DS - Sì, siamo sempre attentissimi in quel senso. Inoltre stavolta sapevamo con chi giravamo, dov

DK - Direi che buona parte del merito va al nostro direttore della fotografia Larkin Seiple. Anche lui viene dal mondo del videoclip e fa meraviglie con materiali che costano qualche decina di dollari, se vuole. Dico se perché spesso mi capita di sottolineare come con noi faccia le sue cose peggiori, perché noi gli chiediamo spesso di scendere a compromessi e per fortuna lui accetta. Così come noi capisce che la priorità è narrare la storia e si adatta, pur facendo sempre un lavoro fantastico.