Untamed: una morte misteriosa nella natura incontaminata dello Yosemite Park

Eric Bana è un ranger tormentato che indaga su un omicidio nella nuova miniserie Netflix in sei episodi.

di Maurizio Encari

Due uomini stanno scalando la parete verticale di El Capitan quando un corpo precipita dall'alto, appeso alla stessa corda: uno dei due alpinisti riesce a sganciarsi mentre l’altro trattiene il cadavere, salvando inconsapevolmente delle prove fondamentali. L'idea iniziale di un suicidio o dell'attacco da parte di un animale selvaggio viene smentita quando un proiettile viene estratto dalla gamba della vittima, una ragazza dalle generalità sconosciute e ribattezzata, come in tutti i casi simili in cui non si sa l'identità, momentaneamente come Jane Doe.

Untamed è ambientato nello Parco nazionale di Yosemite, luogo che seppur con la sua immensa natura selvaggia ancora preservata vive ormai sul turismo, e come tale chi al comando cerca di insabbiare la vicenda affinché non si faccia cattiva pubblicità. Le indagini vengono affidate all'esperto Kyle Turner, agente del servizio forestale reduce da una tragedia familiare che lo ha profondamente traumatizzato e che ha portato anche alla fine del suo matrimonio. A coadiuvarlo la novellina Naya Vasquez, per quella che sarà un'investigazione assai più complicata del previsto, dove non potranno fidarsi di nessuno se non di loro stessi.

Untamed è un salto nel passato

Ciò che salta subito all'occhio è la solidità di un'operazione che non pretende di raccontare nulla di nuovo, ma svolge il suo compito tensivo e drammatico con professionalità. E al termine delle sei puntate di Untamed si può dire che il tentativo è andato a buon fine, con il pubblico che viene trasportato nei suggestivi scenari incontaminati dello Yosemite quale testimone di una storia che si concentra ed esplora i suoi personaggi principali.

Il contesto secondario è volutamente limitato, preferendo concentrarsi sul protagonista di un ottimo Eric Bana, poliziotto tormentato che non si è mai del tutto ripreso dalla tragica scomparsa del figlioletto, ucciso da un predatore sessuale. Questo poliziotto, che soffre di destabilizzanti attacchi di panico ma al contempo mostra un coraggio da leoni nei momenti topici, riesce a entrare nel cuore dello spettatore, ricalcato sugli ideali di un'America che vanno via via scomparendo. La presenza del collega di radici native offre ulteriore fascino e misticismo ad un'ambientazione che è comunque legata alla flora e alla fauna del parco, che diventa un palcoscenico vivo e pulsante, luogo inesplorato di nascondigli e di grotte dalle mille biforcazioni.

Luogo che oltre tutto offre rifugio non soltanto a criminali e spacciatori, ma anche a comunità di cittadini che hanno scelto di abbandonare la società civile che li ha traditi per ritrovare la voglia di vivere e una nuova indipendenza, senza controlli o obblighi imposti dal caos delle metropoli. E Untamed ha un ritmo più piacevolmente rilassato rispetto a produzioni simili aventi luogo tra i grattacieli e le strade affollate, anche per via di suddetto contesto.

Pro e contro di Untamed

Si potrebbe definire una miniserie parzialmente old-school, con toni e atmosfere anni Novanta adeguatamente aggiornati, con la stessa tecnologia che non è imperante ma sfruttata solo in certi casi limite, dove l'uomo è di nuovo padrone di se stesso e delle proprie azioni. Basti vedere quell'epilogo, sicuramente prevedibile nella risoluzione del colpo di scena riguardo alle responsabilità di una figura chiave, che chiude il cerchio una volta per tutte, senza lasciare aperte le porte ad un inutile prosieguo.

Non si entra nell'ambito di scelte politiche attuali, come per l'appunto il discorso relativo alla politicizzazione del corpo dei ranger, ma non è necessariamente un male in una storia che non ha ambizioni di raccontare "altro", oltre a questa caccia al colpevole e ai drammi vissuti dai personaggi principali, molti alle prese con scheletri nell'armadio o shock mai superati. Non mancano naturalmente mariti violenti, figli segreti e inaspettati tradimenti, ma anche il ricorso a luoghi comuni non è (quasi) mai artificioso e viene amalgamato con coerenza al tessuto narrativo generale.

Certo come abbiamo anche anticipato non tutto è perfetto, alcune soluzioni finiscono per essere derivative quando non improbabili e almeno un paio di salvataggi / ritrovamenti superano ogni logica, con il Caso / Destino che diventa benevolo deus ex machina a favor dei Nostri. Ed è un peccato che alcuni interpreti secondari di lusso, a cominciare da Sam Neill nel ruolo di superiore di Turner, non siano stati sfruttati a dovere, conseguenza di questa sceneggiatura che per espandere a fondo il background con questo passo avrebbe necessitato probabilmente del doppio delle puntate.

Anche a dispetto di queste sbavature, Untamed sa comunque intrattenere ed emozionare, con un cast solido nei ruoli chiave e un'atmosfera che riesce a sfruttare più che degnamente la rigogliosa e indomabile bellezza di una wilderness incredibilmente affascinante