The Witcher, la recensione della quarta stagione!

Fuori Cavill, dentro Hemsworth: lo strigo fa ancora magie?

di Fabio Fundoni

The Witcher: basta un recast a rovinare la quarta stagione?

Dopo tanto parlare, finalmente abbiamo potuto guardare la quarta stagione di The Witcher, la serie tv ispirata alle opere di Andrzej Sapkowski, prodotta da Netflix a partire dal 2019. Ci ritroviamo su queste pagine per farvi leggere la nostra recensione della "season 4" di The Witcher, naturalmente con la classica formula “no spoiler” in modo da non rovinare l’esperienza a nessuno. I motivi per seguire con attenzione l’arrivo di questo nuovo capitolo erano diversi, a partire da quello che è stato l’argomento che ha fatto parlare un po’ tutti nel passato recente, cioè l’abbandono di Henry Cavill, uscito dai panni di Geralt di Rivia con la fine della terza stagione, il cui posto è stato preso da Liam Hemsworth. Ritengo sia abbastanza superfluo ricamare sulla notizia più del necessario. Motivi certi del divorzio artistico non ne abbiamo, se non che Cavill avesse un contratto per tre stagioni che non è stato rinnovato nonostante l’intenzione di Netflix di allungarlo sino alla quinta. Da grande estimatore dei romanzi originali, Cavill aveva espresso il desiderio che la serie tv rispecchiasse maggiormente l’opera di Sapkowski e i tempi produttivi sembravano un po’ troppo difficili da far coincidere con i suoi altri impegni di lavoro, ma non c’è alcuna conferma riguardo al fatto che una o il mix di queste motivazioni siano la causa dell’abbandono. Limitiamoci, quindi a scoprire cosa ha in serbo per noi questo nuovo ciclo di avventure di Geralt e compagni.

Tecnicamente parlando, gli effetti speciali sono adeguati a una serie dal budget discreto, ma non certo sconfinato, con una fotografia capace di saltare da situazioni molto differenti tra loro senza particolari problemi e la regia riesce quasi sempre a produrre stacchi poco traumatici e a esaltare le scene d’azione, dove la fisicità di Hemsworth si dimostra più che adeguata a interpretare Geralt. Ecco, magari avrei fatto un po’ più di attenzione alla resa dell’attaccatura dei capelli argentati dello strigo, ma non si può avere tutto. Buone le musiche, molto d’atmosfera, e come sempre sugli scudi il doppiaggio in italiano, fatto salvo uno svarione grammaticale di una comparsa in un dialogo secondario, ma questi sono davvero dettagli di poco conto. La scuola italiana non delude, ma a lasciare l’amaro in bocca è la gestione dei volumi, con i suoni e le voci che spesso risultano incredibilmente sbilanciati. Un mix di pregi e difetti che vanno a rendere la quarta stagione un prodotto più che sufficiente, ma non certo uno di quelli che entreranno negli annali delle serie tv. Il finale di stagione funge da lancio a quello che dovrebbe essere l’ultimo capitolo della saga, dove potremo, finalmente, tirare le nostre conclusioni e dare un parere definitivo sulla completezza della trasposizione televisiva di The Witcher.