Recensione di Outlander: Blood of My Blood, il prequel che conquista tra amori, intrighi e destini intrecciati

Un prequel così passionale e avvincente da lasciare col fiato sospeso per tutto il tempo, seppur con qualche piccola imperfezione.

di Stefania Netti

Outlander: Blood of My Blood è un prequel in cui coincidenze beffarde, suggestioni magiche e amori viscerali si fondono fin dai primi minuti di visione. Siamo nella Scozia del 1714, circondati da distese verdi, cornamuse e uomini in kilt. Le vicende seguono i genitori di Jamie Fraser e Claire Beauchamp, facendoci fare un tuffo nel passato con alcuni tratti iconici e inconfondibili della serie originale Outlander. Il risultato si è rivelato davvero soddisfacente fin dalle prime battute. Ecco la nostra recensione.

La trama di Outlander: Blood of My Blood

È l’alba del Settecento, nella suggestiva cornice scozzese. Il sipario si apre sulla morte di Red Jacob Mackenzie, che lascia i suoi tre figli: Ellen, Colum e Dougal. Inutile dirlo, ma il ruolo da Laird spetta sfortunatamente a un erede maschio. Ellen, unica figlia femmina (nonché praticamente la sola a meritare davvero un incarico di tale portata), è tra i protagonisti di questo prequel. I suoi lunghi capelli rossi e il viso dai lineamenti delicati nascondono un’enorme forza di volontà e un animo ribelle che sa distinguersi nettamente da qualsiasi altro Mackenzie. Quando incontra Brian Fraser in una stalla, il giovane rampollo resta immediatamente rapito ed estasiato. Un sentimento palesemente reciproco, dato che i due si fissano come se avessero appena assistito a una rivelazione celestiale.

Qui entra in gioco la classica dinamica del colpo di fulmine, quella scintilla che sembra possedere ogni fibra del corpo e che fa innamorare i due dopo pochi istanti. Che sia realistica o meno come esperienza, in realtà la storia d’amore tra i due risulta così convincente (e avvincente) da rapire anche noi spettatori fin dall’inizio. D’altronde non ci si poteva aspettare altro da un titolo simile, che significa letteralmente “Sangue del mio sangue”, ovvero l’apoteosi dell’amore più puro e ardente, quasi disperato, che possa esistere.

A contribuire è l’innamoramento tra Julia Moriston e Henry Beauchamp, seconda coppia protagonista che si incontra in Inghilterra durante la Prima guerra mondiale. Questo idillio è ancora più dolce e, perché no, anche realistico, dato che Julia lavora in un ufficio postale e deve smistare la corrispondenza dei coraggiosi soldati. Ed è proprio leggendo una lettera di Henry, in realtà senza un vero recapito, che inizia uno scambio di messaggi tra morti, esplosioni, speranze e sogni. Come vi abbiamo già anticipato, le vicende seguono quindi i genitori di Jamie Fraser e Claire Beauchamp, presenti nella serie principale.

Tra passato e futuro

Vi abbiamo parlato di coincidenze beffarde perché anche in questo caso troviamo dinamiche misteriose e sovrannaturali. Julia ed Henry vengono infatti proiettati indietro, nella Scozia del 700, perdendosi e ritrovandosi a ricoprire ruoli decisamente anacronistici e, in alcuni casi, spietati e cruenti per quell’epoca. Si parte da una Ellen destinata a sposare Malcolm Grant, ma che in realtà è follemente innamorata di Brian, a una Julia costretta a fare da serva al padre di Brian stesso, un essere spregevole e animalesco dal quale persino il più coraggioso degli uomini terrebbe le distanze.

Se amate gli Harmony tra intrighi, storie d’amore e scene estremamente passionali, possiamo rassicurarvi: aspettatevi scene mozzafiato fin dai primissimi minuti. Oltretutto, se amate i libri, ovviamente anche i romanzi di Diana Gabalon da cui è tratta la serie, questo prequel è davvero imperdibile. Ciò che abbiamo apprezzato, in particolar modo, è un ottimo bilanciamento tra scene importanti ed eventi più superflui, permettendoci di vivere un’esperienza completa sotto ogni punto di vista senza mai imbatterci in particolari scompensi narrativi. Se una buona parte del primo episodio è quasi interamente incentrata su Ellen Mackenzie, successivamente viene introdotta anche la seconda coppia. Il risultato? Gli episodi successivi sono un intrecciarsi di destini davvero coinvolgente.

Inizialmente temevamo che questo tipo di scelta narrativa potesse rivelarsi confusionaria e poco gradevole, ma ci siamo ricreduti immediatamente. Le vicende si fondono molto bene e riescono ad esprimersi appieno senza mai accavallarsi e, soprattutto, senza mai prevalere l’una sull’altra. Ogni personaggio ha i suoi spazi, di conseguenza è possibile apprezzarli, conoscerli ed empatizzare con loro senza troppi problemi.

Un cast straordinario

Sembra banale, ma il cast ha giocato un ruolo cruciale nell’intera esperienza visiva. Gli attori sono stati scelti molto bene, visto che in certi casi era necessario mantenere una coerenza visiva con alcuni personaggi già noti nella serie principale. Tra i protagonisti troviamo una splendida Harriet Slater (Ellen), Jamie Roy nei panni di Brian Fraser (davvero, davvero bravo), nonché Hermione Corfield (Julia Moriston) e Jeremy Irvine (Henry Beauchamp). Chiaramente anche i personaggi secondari si sono rivelati molto convincenti, come Séamus McLean Ross nei panni di Colum e un emblematico ma affascinante Sam Retford (Dougal).

Anche il doppiaggio italiano è convincente e ci ha permesso di immergerci appieno nell’atmosfera narrativa di Outlander: Blood of My Blood. Tra le voci principali troviamo Alice Venditti, Daniele Di Matteo, Antilena Nicolizas e Alberto Franco, ma molti altri talenti hanno contribuito positivamente all’esperienza complessiva.

Recensione di Outlander: Blood of My Blood, conclusioni

Questo prequel, disponibile dal 15 settembre su Sky e Now, è composto da 10 episodi di circa 60-80 minuti. Nonostante ciò, le vicende scorrono in modo impeccabilmente fluido e non stancano neanche nei momenti più piatti. Non mancano colpi di scena, eventi estremamente intensi e, ovviamente, storie d’amore degne dei migliori romanzi rosa. Oltretutto, la trama è strutturata in modo da non costringervi a recuperare dapprima la serie originale, cosa che però vi suggeriremmo comunque di fare una volta conclusa la visione.

Non è una serie perfetta, in alcuni casi abbiamo notato buchi di trama ed eventi non correlati o spiegati davvero perfettamente, ma tutto il resto si è rivelato talmente avvincente da affievolire qualsiasi tipo di perplessità. E poi in Scozia è tutto un po’ più magico…