Non stare a guardare: quando la disperazione diventa la sola via d'uscita
Serie coreana in otto episodi, vede due amiche pianificare l'omicidio del marito di una di loro, un uomo violento e senza scrupoli. Su Netflix.
Seul, Corea del Sud. Jo Eun-su lavora come assistente manager nel reparto VIP di un lussuoso magazzino, addetta alla vendita di orologi di alta qualità. Nonostante la sua immagine apparentemente impeccabile, nasconde un trauma infantile mai del tutto elaborato: da bambina è cresciuta in una casa segnata da episodi di violenza domestica, nascondendosi nell'armadio insieme al fratello minore per sfuggire agli eccessi d'ira che il padre alcolizzato rivolgeva alla madre. La sola ragione per cui è sopravvissuta a quell'inferno è Jo Hui-su, la sua migliore amica del liceo che la salvò, promettendole che le cose sarebbero migliorate.
E ora Eun-su è determinata a ricambiare il favore. Come vi raccontiamo nella recensione di Non stare a guardare, nuova serie Netflix basata sul romanzo Naomi & Kanako dello scrittore giapponese Hideo Okuda, oggi Hui-su, un tempo promettente autrice di libri per bambini, si ritrova intrappolata in un matrimonio infernale con Noh Jin-pyo, marito violento e ossessivo che dietro la facciata di uomo rispettabile e rampollo dell'alta società cela una crudeltà senza scrupoli. Insieme le due amiche pianificheranno un piano per sbarazzarsi per sempre dell'uomo, ma la situazione prenderà una piega del tutto imprevista...
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Non stare a guardare in una questione di sguardi
La sceneggiatura di Non stare a guardare, per quanto come detto tratta dal succitato libro, ha diversi punti in comune con un film - guarda caso sempre giapponese come l'opera alla base - uscito qualche anno fa nel catalogo di Netflix, intitolato Ride or Die (2021). Ma se lì le protagoniste erano anche legate da una passione bruciante, qua è unicamente l'amicizia - per quanto pronta a tutto - a caratterizzare il legame tra Eun-su e Hui-su.
Se è vero che il tema della violenza domestica è stato esplorato infinite volte nella serialità contemporanea, la serie riesce a ritagliarsi un proprio spazio grazie a una messa in scena che non fa sconti, a interpretazioni di altissimo livello e a una storia che riprende a piene mane dai topoi della scena coreana, anche al costo di sacrificare la verosimiglianza per un intrattenimento dalle influenze pulp e ricco di colpi di scena.

L'operazione, pur non priva di qualche scivolone logico e di almeno un paio di evidenti forzature, riesce a mantenere alta la tensione, sia psicologica che di genere, fino alla conclusione dell'ultimo episodio, non risparmiando brutalità e rese dei conti, in un racconto che affronta sì un tema impegnato e quanto mai attuale a modo suo, con viscerale personalità.
L'unione fa la forza
Il rapporto tra le due donne è il cuore pulsante della serie. Non si tratta semplicemente di amicizia ma di una connessione intima e indissolubile giacché, in maniera seppur diversa, hanno condiviso lo stesso trauma, riconoscendosi quindi l'una nel dolore dell'altra. Una sensazione resa ancor più nitida e palpabile grazie alla totale sintonia tra le attrici Jeon So-nee e Lee Yoo-mi (lei già volto noto agli abbonati Netflix in quanto vista in Squid Game), che riescono a dar vita a figure credibili anche nelle loro contraddizioni, tremendamente umane anche quando cedono, pur giustificate, alla vendetta e alla menzogna.
Notevole anche il parterre di figure secondarie, dalla sorella detective del marito violento che si mostra pronta a tutta pur di nascondere gli orribili crimini del fratello, al proprietario del Jinkang Store che, reduce da una similare tragedia nel passato, si offre di aiutarle a scatola chiusa.

Come detto non tutto funziona, a tratti si chiede fin troppo alla sospensione d'incredulità di chi guarda, con alcuni risvolti che rischiano di cozzare con l'urgente verosimiglianza dell'assunto e di indirizzare i binari narrativi sul percorso di un intrattenimento più fine a se stesso. Ma Non stare a guardare ha comunque il merito di porre l'attenzione su argomenti sensibili e scottanti, e se a volte bisogna un po' forzare la mano per riuscire nell'intento non ci sentiamo certo di condannarne quest'istintivo approccio.
Rating: TBA
Nazione: Corea del Sud
Voto
Redazione

Non stare a guardare
Gli otto episodi di Non stare a guardare affrontano un tema doloroso e contemporaneo senza fare sconti, riflettendo sui femminicidi, sulla violenza domestica e sul senso della legittima difesa tramite le dinamiche tensive di genere, con lo sensibilità tipica delle produzioni coreane su piccolo e grande schermo. La serie costruisce nella prima parte di stagione un'atmosfera oppressiva costante, ideale per accompagnarci nel piano ordito dalle due tormentate protagoniste, stanche di subire quelle ingiustizie in un mondo di uomini subdoli e crudeli. Con il procedere delle puntate la sceneggiatura calca a tratti la mano in maniera eccessiva, con forzature e colpi di scena che tolgono verosimiglianza al racconto, instradandolo su dinamiche thriller più gratuite ma non per questo meno avvincenti, trascinandoci verso quel finale ad alto tasso di emozioni e rivelazioni.











