Black Mirror 7: la recensione dei nuovi episodi su Netflix dal 10 aprile

Fra incubi e realtà

di Chiara Poli

La corruzione del potere è centrale nei nuovi episodi di Black Mirror 7 in arrivo su Netflix dal 10 aprile, proprio come lo era nelle prime stagioni. Persone diverse, con storie e aspirazioni diverse, giungono tutte alla stessa conclusione non appena ottengono il potere. Emblematico di una specie, la nostra, da sempre distruttiva e autodistruttiva. Come sempre, Black Mirror è di un’attualità sconvolgente. Stavolta, forse, ancora più del solito.

Denuncia, riflessione, angoscia

I sogni tecnologici in Black Mirror puntualmente diventano incubi, proprio come nella tradizione della fantascienza classica, e questa stagione non fa eccezione. In un ibrido fra il vecchio Tamagochi e qualcosa che ricorda fin troppo Cell di Stephen King (che arriva ovunque grazie alla capillare diffusione di computer, smartphone e tablet), la collettività vive in rete. E la rete può determinarne il destino…

Fino a quando - nel penultimo episodio, con un immenso Paul Giamatti - gli incubi diventano i rimpianti.

Rivivere il passato da una nuova prospettiva cambia tutto ciò che abbiamo pensato, provato e fatto per una vita intera. E Phillip (Giamatti, candidato 2 volte agli Oscar) lo impara a proprie (e nostre) spese nell’episodio più emozionale ed emozionante di questa nuova stagione. Una storia d’altri tempi vissuta con la tecnologia futuristica di Black Mirror, a dimostrazione di come il punto di vista faccia sempre un’enorme differenza.

Fra versioni elaborate del ponte ologrammi con cui Star Trek aveva già rivoluzionato la narrazione televisiva, fra viaggi spaziali che pensavamo di esserci lasciati alle spalle (ma no, ci tocca un’altra ora e mezza per il divertimento degli autori, meno per il nostro, e non è ancora finita a quanto capiamo), Black Mirror scende di livello proprio con l’ultimo, lunghissimo episodio perché non aggiunge tematiche nuove a quelle già trattate in precedenza. Ma resta comunque una visione preziosa, almeno per 3 degli episodi (e uno straordinario Peter Capaldi protagonista del quarto). Per ricordarci come la realtà diventi sempre più virtuale, manipolabile, artificiale. Come quell’intelligenza artificiale che ha sempre meno bisogno di noi… Mentre noi sembriamo avere sempre più bisogno di lei.