Worship: recensione - Non avrai altro dio al di fuori di me

Dai canadesi Chasing Rats un intrigante mix di RTS, action-RPG e roguelike

Worship: recensione - Non avrai altro dio al di fuori di me

Worship è il classico gioco che un recensore (a caso, ovviamente, non io) accetta di recensire anche solo per la quantità di battute a sfondo blasfemo che si potrebbero spargere qua e là per il testo senza grosse conseguenze. Aggiungeteci poi che lo studio di sviluppo sì chiama Chasing Rats e quello stesso recensore a caso potrebbe aver sperato che il nome nascondesse un riferimento a un noto detto milanese, inquadrando il tema blasfemo sotto un'altra ottica decisamente più casalinga. In realtà gli sviluppatori sono canadesi, ma il nostro recensore a casa ha trovato in Worship un gioco sorprendente, il cui motivo d'interesse va ben oltre la blasfemia. 

Worship venera un dio sterminatore

Ok, ok, messa così suona male. Contestualizziamola meglio. Lo scopo di Worship, come suggerito dal titolo stesso del gioco, è quello di venerare una divinità convertendo fedeli, sconfiggendo i nemici attraverso il supporto dei cultisti convertii e compiendo una serie di azioni apprezzate dalla divinità scelta a inizio partita. La prima, casualmente o forse no, è An-Ansgaidh, divinità che ha talmente tanto a cuore l'umanità da voler risolvere una volta per tutti ogni suo problema, sterminando ogni essere umano. Il primo passo in questa direzione è accumulare cultisti e per farlo bisogna prendere subito confidenza con una delle meccaniche principali, quella degli incantesimi che si eseguono pugnalandosi una mano e disegnando simboli sul terreno col pad. Per risultare davvero minaccioso però un gruppo di cultisti deve essere piuttosto numeroso. Per aiutarli però disponiamo anche di incantesimi offensivi e tutti possono essere evocati sia disegnando, mentre uno del set può anche essere assegnato a un tasto. 

Worship: recensione - Non avrai altro dio al di fuori di me
Si può assegnare una forma a ciascun incantesimo.

L'altra importante meccanica di base ricorda da vicino quella classica dei Pikmin, ovvero dopo la conversione i cultisti seguono il nostro personaggio (fisicamente presente in scena, prima grossa differenza rispetto alla coloratissima saga di Nintendo) e possono essere lanciati all’attacco, da soli o in gruppo, verso un nemico o un ostacolo. Possono anche essere letteralmente lanciati, nel senso che il nostro personaggio può prenderli per la collottola e scagliarli verso determinati oggetti per risolvere puzzle o ottenere piccoli bonus. O smembrati, per utilizzare il loro sangue invece del nostro, ma ciò abbastanza prevedibilmente diminuisce le fedeli risorse umane a disposizione. Il sangue infatti è l'unica risorsa a disposizione del nostro personaggio e serve sia per eseguire incantesimi, ma anche come riserva di energia. E una volta morti si scopre la terza meccanica in gioco, oltre a RTS e action-RPG, ovvero il roguelike. Se si muore, si riparte dall’inizio, quindi meglio assicurarsi di non finire le scorte di sangue. Per fortuna lo scenario abbonda di rinvigorente liquido rosso, anche nei posti più strani come le rocce. 

Il mondo in bianco & nero di Worship

Worship è un gioco in cui bisogna prendere le parti del male assoluto, giurare fedeltà a un’antica divinità assetata di sangue e aggirarsi per la mappa (generata proceduralmente, ogni volta diversa) convertendo ai propri propositi malvagi quanti più innocenti di passaggio possibile. E non c'era modo più semplice per far cogliere con un semplice sguardo al giocatore la nostra essenza malvagia che si espande sul mondo di gioco se non il millenario contrasto tra bianco e nero. La mappa su cui ci muoviamo è quasi interamente bianca, con elementi definiti da fini tratti di disegno nero, mentre il nostro esercito di cultisti che si muove in direzione di una sanguinolenta fine del mondo sono raffigurati in un nero intenso, coi bordi bianchi. Semplice, ma efficace. Così’ come lo stile grafico scelto, che mescola un approccio cartoonish (che mi ha fatto tornare alla mente il simpatico Crime O’Clock per Switch, complice il b&n) a una raffigurazione piuttosto cupa di cultisti e divinità: un buon modo per smorzare la carica di violenza in un gioco in cui il sangue scorre davvero a fiumi. 

Worship: recensione - Non avrai altro dio al di fuori di me

Benché ancora in Early Access, Worship sfoggia già ora una struttura piuttosto solida su cui Chasing Rats potrà concentrarsi con rifiniture, aggiunte e miglioramenti in vista del futuro lancio ufficiale della versione completa. La fase descritta in precedenza, quella necessaria ad accrescere la benevolenza della divinità nei propri confronti compiendo mini-missioni e simili sulla mappa, offre già una discreta varietà di attività che si possono svolgere nell’ordine che più si preferisce, tra piccoli puzzle, sezioni di combattimento più strategico e la costante ricerca di ingenui paesanotti da convertire. Anche la varietà di rituali è buona e la meccanica che consente di assegnare ciascuno di essi a una forma, via via sempre più complessa, da disegnare al suolo è originale ed è divertente in battaglia ritrovarsi a sperare che il segno approssimativo colorato di rosso sangue sul terreno venga correttamente interpretato dal nostro buon dio. 

Le tre divinità per ora disponibili presentano poi ciascuna una propria boss fight e che si vinca o che si perda, si torna nel loop di una nuova mappa generata proceduralmente con diverse nuove sfide da superare per raccogliere il favore divino e farsi strada in questo mondo terreno per far sì che il volere di uno dei grandi antichi si avveri. Nel corso della fase di EA è previsto che gli dèi disponibili da venerare (e i relativi scenari) aumentino fino a 5, mentre l’intenzione per la versione finale è di portare il conto totale intorno a 8 o 9. Considerato il suo stadio di sviluppo giù piuttosto solido, Worship può essere un ottimo passatempo fuori dagli schemi in questa estate, ma per ora i contenuti sono abbastanza limitati. Noi vi abbiamo avvertiti, non fatevi cogliere da un dio caso a maledirlo per la delusione. 

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