Shinobido: The Tales of the Ninja

Shinobido The Tales of the Ninja
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Passare inosservati è una delle loro più note e conclamate doti professionali. Tuttavia, quando si passa dall'oscuro mercato dell'omicidio a pagamento a quello patinato della vendita dei videogiochi, ottenere una buona visibilità, lasciare il segno nella fantasia degli utenti e conquistarsi uno spazio su scaffali sempre più affollati diventa una priorità. Peccato che i ninja di Acquire, protagonisti di questo porting del marchio Shinobido su PSP mostrino di tenere molto più alla loro invisibilità, correndo il rischio di lasciare nell'immaginario degli appassionati una traccia più labile di una frase d'amore scritta sulla battigia. La colpa va senz'altro attribuita ad un comparto tecnico a dir poco deludente, che lascia fin dalle prime battute la bocca amara al giocatore, testimone involontario di una vera e propria involuzione grafica che lo costringe a posare le sue affaticate pupille su texture, fondali e schermate rubate a qualche gioco a 32 bit dei tempi degli esordi della PS1.

Non ti appoggiare alla siepe di cartone che cade, sai?!
Non ti appoggiare alla siepe di cartone che cade, sai?!
Non è pop-art ma un salto a testa in giù per abbattere un nemico...
Non è pop-art ma un salto a testa in giù per abbattere un nemico...
Magia ninja: i piedi del samurai avversario sono spariti!
Magia ninja: i piedi del samurai avversario sono spariti!

Sfondi neri a delimitare le già piuttosto claustrofobiche aree di azione, siepi simili a quinte di cartone dipinto, figure umane che ricordano molto più grottesche e macabre marionette dagli arti contorti e spigolosi, texture incollate con l'attaccatutto, compenetrazioni di oggetti, animazioni da far rattristare uno studente di computer grafica al primo semestre e così via. Il comparto grafico rappresenta il vero tallone d'Achille del gioco, un abisso di distanza da quanto la PSP sta offrendo già da tempo in termini di raffinatezza e capacità di calcolo.
Né la componente sonora riesce a sorreggerne la debolezza, vista l'assenza di dialoghi veri e propri, sostituiti da sottotitoli, grottesche interiezioni di qualche PNG e, come potevano mancare, le solite, ineffabili musichette japan-fantasy che ci costringono da anni a massicce assunzioni di corticosteroidi per evitare inopportune crisi allergiche.

Gioco da buttare, dunque? Non me la sento di dirlo in assoluto, pur suggerendo caldamente un test preventivo all'acquisto a chiunque non stia attraversando un periodo di astinenza da shuriken. Shinobido, infatti, qualche buona idea la contiene eccome. A partire dalla struttura della campagna principale, suddivisa con grande lungimiranza in ben 80 piccole missioni (nella maggior parte dei casi potrete completarle in un tempo oscillante tra i due e i dieci minuti ciascuna), che consentono la massima godibilità del gioco in dimensione portatile. La curva di difficoltà tutt'altro che impervia, inoltre, colpa anche di un'IA degli avversari spesso deludente, permette un approccio facilitato al gioco in grado di renderlo appetibile, nonostante i difetti di cui sopra, anche a chi finora odiava gli stealth game per certe macchinosità spesso gratuite che li relegavano a titoli per appassionati, del tutto immuni dal sentimento peraltro diffuso della frustrazione. Lo stesso che invece ha spinto molti di noi comuni mortali a rifuggire dai titoli del genere, intimiditi dalla necessità frequente di dover ricaricare un centinaio di volte una determinata situazione prima di riuscire a superarla.

Goh imita David Zed. "I am a robot, R. O. B. O. T...."
Goh imita David Zed. "I am a robot, R. O. B. O. T...."
Se smetto come ninja, quasi quasi mi metto a fare il camallo...
Se smetto come ninja, quasi quasi mi metto a fare il camallo...
L'essenziale schermata d'inizio missione
L'essenziale schermata d'inizio missione

Shinobido vi mette al sicuro da questo rischio al punto che impersonare Goh il Corvo o la sua controparte femminile Kinu in Canarino (ci mancano solo Gimpy la Rondine e Pritijen il Cigno, e chi non ha capito la citazione fili nell'angolo in castigo!) vi sembrerà perfino più facile che andare a fare la spesa al supermercato in un giorno feriale. Un contributo generoso alla semplicità arriva, infine, dalla presenza di segnali impartiti dal gioco al giocatore quando, ad esempio, è possibile effettuare un'uccisione silenziosa, permettendovi di premere sempre il tasto giusto al momento più opportuno. Il diavolo farà pure le pentole, comunque, ma il sistema di gestione delle telecamere ce la metterà tutta per portarvi all'urto di nervi, frustrando spesso e volentieri i vostri sforzi di portare a termine un percorso netto mediante la repentina e immotivata fluttuazione dell'inquadratura che, magari, taglierà fuori inopportunamente un nemico in agguato o il vostro stesso personaggio costringendovi a ricaricare daccapo.
Pazienza. Sapevamo già di essere ben lontani non solo dalla perfezione, riservata alle cose di un Altro mondo, ma anche da un livello tecnico all'altezza delle non trascurabili capacità tecniche della nostra piccola affezionata PSP.

Non riescono a consolarci del tutto dalla delusione né la possibilità di sbloccare oltre 30 personaggi diversi, tanto quelli utili e competitivi sono al massimo quattro o cinque perché gli altri non possiedono capacità stealth, né la pletora di gadgets ninja, spesso del tutto inutili, assegnatici d'ufficio e senza la possibilità di scegliere al principio di ogni missione.
La presenza di un multiplayer limitato alla sola modalità wireless ad hoc, senza possibilità di connessione a server Internet, o l'assenza di un editor di missioni proprietario (i possessori del secondo gioco della serie in versione PS2 potranno però collegare la PSP alla sorella maggiore e scaricare i livelli creati su di essa) non migliorano il quadro d'insieme, accettabile forse ai tempi dell'uscita sul mercato della console tascabile, ma non certo al terzo anno di maturità di una piattaforma che ha già dimostrato le sue innegabili capacità tecniche.
Mi ripeto: il gioco piacerà solo a chi tiene un costume nero e una manciata di stelle da lancio nel cassetto dei pigiami. Chiunque altro sia in cerca di un passatempo d'azione divertente e ben fatto, non avrà difficoltà, nell'ormai vasto panorama di titoli disponibili, nel rivolgersi altrove. Quanto a me, quasi mi manca il cane bianco del primo immortale coin-op a scorrimento orizzontale Shinobi!

Aiuto! Ci hanno rubato le ombre!
Aiuto! Ci hanno rubato le ombre!
Scordavevi il fucile da cecchino! Al massimo una cerbottana...
Scordavevi il fucile da cecchino! Al massimo una cerbottana...
Questo trucco lo conosco! La cassa in realtà è di cartone leggerissimo!
Questo trucco lo conosco! La cassa in realtà è di cartone leggerissimo!
Shinobido: The Tales of the Ninja
5.5

Voto

Redazione

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Shinobido: The Tales of the Ninja

Non possono farne a meno. I micidiali assassini vestiti di nero, protagonisti di centinaia di pellicole cinematografiche, non sempre di qualità eccelsa, affollano i giochi provenienti dal paese del Sol Levante, come una vera e propria icona pop della cultura nipponica.
Ed ecco allora che, a due anni e mezzo dall'uscita di Tenchu nel suo porting PSP, allora acclamato come titolo godibile e degno di rappresentare degnamente il genere dei killer dal passo di velluto sulla debuttante tascabile targata Sony, un nuovo porting firmato Acquire. E' la volta di Shinobido, già approdato degnamente sulla PS2 con un titolo madre, "La via del Ninja", e un apprezzato seguito, "Lo spirito del Ninja". "Le storie dei Ninja", però, per colpa di un'implementazione tecnica davvero approssimativa e di un gameplay spesso non all'altezza della situazione, spreca l'occasione di segnare un altro punto a favore del team di sviluppo nipponico, nonostante la presenza di qualche buona intuizione, come il dimensionamento delle missioni, decisamente adeguato ad una console portatile.