Project IGI

UN MONDO A PARTE
Il realismo é uno degli obiettivi principali che il gruppo di sviluppatori di Innerloop si é posto nel corso della creazione di Project IGI e ciò é reso evidente, oltre che dalle stimolanti dichiarazioni presenti sulla confezione, da una lunga serie di aspetti. Innanzitutto la grafica, come é evidente dalle immagini a corredo dell'articolo, si preoccupa di ricreare con dovizia di particolari gli ambienti di gioco in cui hanno luogo le missioni. Edifici, armamenti, soldati e veicoli militari vengono riprodotti su schermo con cura e sebbene non si possa certo parlare di capolavoro tecnico é indiscussa la qualità delle texture e dei movimenti dei soldati che corrono, si buttano a terra e si nascondono in modo decisamente realistico
Vi é però un particolare aspetto tecnico del gioco che rende davvero unico questo gioco: la dimensione degli scenari. Mastodontici, interminabili, giganteschi... Sono molti i termini utili a definire le dimensioni dell'area di gioco di ogni missione, ma nessuno di essi può spiegare con precisione lo stupore che inevitabilmente si prova nel testare con mano la libertà di movimento lasciata al giocatore. Oltre alla già incredibile grandezza delle basi (perfette nella loro struttura e architettura) il giocatore può infatti attraversare senza alcuna limitazione anche le gigantesche vallate e gli alti picchi montani che circondano le basi nemiche solo per il semplice gusto di farlo. Niente più barriere invisibili o improbabili orizzonti fittizi: tutto ciò che appare sullo schermo é un mondo a sé che in qualsiasi momento può essere percorso in lungo e in largo
Con una simile profondità e libertà risulta chiaro che anche la longevità non può essere da meno e pertanto ecco che la durata media di ogni missione si assesta sempre sopra l'ora di gioco
SALVATE IL SOLDATO JONES
Se alle dimensioni dei livelli e alla difficoltà delle missioni si aggiunge inoltre il fatto che non é assolutamente possibile salvare nel corso della partita, risulta facile capire come questo lungo tempo di gioco sia giustificabile. Decisamente coraggiosa e drastica questa scelta presa dagli sviluppatori ha in realtà una motivazione logica, in linea con quello che é l'obiettivo principale del prodotto: risultare realistico. La consapevolezza che non solo é facile morire ma che ciò comporta il dover ricominciare dall'inizio la missione serve a mantenere alta la tensione e porta il giocatore a compiere azioni ragionate, a muoversi con cautela e discrezione, proprio come dovrebbe accadere nella realtà. Al tempo stesso, però, il fatto di non poter salvare offre anche degli svantaggi che alla lunga minano la qualità del gioco e vanno quindi a scapito della stessa giocabilità. Per quanto infatti sia chiara al giocatore la precarietà della propria esistenza é altrettanto vero che, alla quarta volta che si deve ricominciare la missione, i movimenti cominciano a essere meccanici e l'interesse, invece di aumentare, tende a scemare colpito dalla noia

Project IGI
Marco Caselli
SECONDO COMMENTO
Questo sembra essere il periodo dei grandi giochi incompresi: è stato così per Alice ed così in parte anche per Project IGI, tacciato da alcuni di ingiocabilità a causa dell'impostazione massimamente realista, priva per esempio dei save game. C'è da dire, prima di passare alle lodi che questo gioco senza dubbio merita ampiamente, che Project IGI cade in fallo proprio sul realismo, presentando un difetto che, pur non pregiudicando l'ottima valutazione, si nota e risulta certamente fastidioso: ci riferiamo al "respawn" dei nemici presente in alcune locazioni, che costringe il giocatore a prestare doppia attenzione nel caso debba ripassare per quei luoghi. Per il resto Project IGI è un gioco assolutamente coinvolgente, che tiene incollati al monitor nonostante la notevole difficoltà (anche al livello più semplice) e che ripaga gli sforzi del gioctore con un senso di libertà e di immedesimazione grandiosi e non comuni nell'odierno panorama videoludico. Assolutamente consigliato, dunque, ma da prendersi a piccole dosi, con calma, pianificazione tattica e pazienza.
Matteo Camisasca


