Fear Effect

EIDOS E LA PAURA... DI NON AVERE IL PROPRIO RESIDENT EVIL..
Famosa soprattutto per la saga di Tomb Raider, Eidos si fa il lifting investendo ingenti risorse umane e finanziarie in un action adventure basato sull'orrore ed il soprannaturale che la porta in diretta competizione con i mostri sacri del genere quali Capcom (Resident Evil) e SquareSoft (Parasite Eve). Una simile sfida richiede un progetto valido, professionisti di prima categoria e una grande fiducia nei propri mezzi, per non sfigurare nel paragone con titoli e marchi famosi già conosciuti dal pubblico, e Fear Effect, sorpresa, ha i mezzi per spiccare in una categoria così affollata. Dopo improbabili trame da film di serie B, ecco una storia ponderata, studiata, ben scritta e di grande impatto. Di materiale "scenico" in Fear Effect ce n'é molto. Tanto quanto se ne può trovare in un romanzo o in un film, e si ha l'impressione che le idee, le trovate e gli studi psicologici sui personaggi siano stati così numerosi e approfonditi da andare ben oltre il quantitativo di materiale narrativo richiesto di solito dai giochi di questo tipo
DEKE, HANA E ROYCE
I tre mercenari protagonisti non sono i reiterati, ritriti e stereotipati eroi senza macchia e senza paura, oscillano invece in uno spettro di grigio, agendo in base a dei precisi stimoli psicologici radicati nella loro biografia. Il trentasettenne Deke, dagli occhi gelidi, é perseguitato dal karma maledetto degli assassini. Con uno sguardo così tagliente che sembra trafiggerti anche quando non é lì per piantarti un coltello dietro la schiena, Jakob Decourt detto Deke abbandona quell'intrattabile carattere scontroso e nervosetto della vita di tutti i giorni (se ne ha una) per acquistare una freddezza glaciale nell'assassinio, che diventa ebbrezza, quando impugna entrambi i suoi cannoni ed inizia a sparare all'impazzata
Royce Glass, mercenario, veterano di innumerevoli guerre, é freddo, cinico, calcolatore, fortemente consapevole, un vero professionista che ha imparato a considerare l'assassinio un mestiere come tutti gli altri. Eppure rispetta un suo rigido codice d'onore che lo lega ai compagni Deke e Hana e ha perfino un carattere amichevole, durante i rari momenti di relax. La ventiquattrenne Hana, contriaramente a Glas, fa questo mestiere per perdere consapevolezza di sé, é fredda solo apparentemente, cerca invece l'annullamento delle emozioni, per combattere i demoni di un passato sordido. I soldi, le armi, non le interessano veramente, é solo un gioco pericoloso per sfuggire ai ricordi

Fear Effect
Un applauso a una software house che ha scommesso su un terreno impervio e, scegliendo palesemente una realizzazione dai contenuti non del tutto "politically correct", tra le imprecazioni di Royce, il limpido bagliore criminale negli occhi di Deke durante le sparatorie, il lieve nudo di Hana, assassini, intenzioni poco pulite, scene cruente ma realistiche, ha creato uno degli action adventure più interessanti di quest'anno. Il gioco non è tra i più lunghi ma è intenso e può essere giocato nuovamente al livello hard per assistere a una diversa sequenza finale. Buona anche la recitazione campionata. Se anche solo minimamente vi piacciono gli action adventure, non perdetevi assolutamente Fear Effect.


