Dreams of Another. La recensione di un gioco che dice tutto e niente

Non c'è creazione senza distruzione. La recensione del titolo creato da Baiyon e Q-Games

di Domenico Colantuono

Negli ultimi anni abbiamo visto arrivare sul mercato tante produzioni, soprattutto indie, che hanno utilizzato il medium videoludico per condividere coi giocatori una serie di messaggi e analisi dal forte carico sociale ed emotivo.
Avviando Dreams of Another per la prima volta, l’impressione è di trovarsi esattamente dinanzi a una di queste opere.

Quando durante lo State of Play dello scorso Febbraio Dreams of Another è apparso per la prima volta, con tanto di Tomohisa Kuramitsu, nome d’arte Baiyon, che parlando delle caratteristiche del gioco, ha attirato l’attenzione sia della critica che dei fan: interessati sia dalla filosofia alla base del titolo che dal suo design particolare e ricercato.

Parlando di Dreams Of Another, Baiyon ha dichiarato che l’idea - che potremmo definire quasi Lavoiseriana - del “non c’è creazione senza distruzione” è nata da un ricordo della sua adolescenza.
Durante un festival scolastico, lui e un amico crearono una scultura di cartone che poi il giovane Baiyon, in un atto quasi impulsivo, iniziò a distruggere. Quel gesto e le reazioni che ne seguirono lasciarono un’impronta emotiva che ha accompagnato il suo processo creativo fino a oggi.

Saltando da un sogno all’altro. La storia di Dreams Of Another

Dreams Of Another ci getta in uno scenario di guerra nei panni di una soldato incapace di premere il grilletto, cosa che come si può immaginare, non aiuta a sopravvivere in questo tipo di contesti.
Tale incipit sembra mettere le basi per tematiche come il pacifismo, il conflitto interiore e posteriore e la ricerca di una morale. Tutti concetti che per quanto abusati sono sempre ben accetti, soprattutto in un momento storico come quello attuale dove la guerra sembra essere diventata parte della nostra quotidianità.

Dreams of Another mi ha però subito smentito, mostrandomi la sua faccia e lasciandomi l’amaro in bocca.

Il gioco cambia prospettiva e ci porta in un mondo onirico, dove nei panni dell’Uomo in Pigiama ci troveremo a saltare tra gli spezzoni di vari sogni con il fine di ricostruire questa dimensione frammentata e, forse, ritrovare anche noi stessi.

A farci compagnia in questo viaggio ci sarà il Soldato Errante, che operando come un Virgilio di turno ci aiuta a comprendere meglio cosa ci circonda, ma soprattutto ci farà dono delle sue armi, le quali hanno perso la loro funzione distruttiva per diventare veri e propri strumenti di creazione.

Grazie alle armi del soldato errante, saremo in grado di ricostruire i vari sogni e donare loro un equilibrio, ciò ci permetterà di scoprire qualcosa di più riguardo i luoghi in cui ci troviamo e le persone che li abitano, ma soprattutto di ascoltare l’inascoltabile; ovvero gli oggetti intorno a noi.

Seguendo il concetto di “animismo concettuale” di Edward B. Tylor: ogni porta, panchina o albero del mondo di gioco è parte della vita umana, ed è connesso a esperienze, memorie ed emozioni, di conseguenza si fa portatore di queste, e noi saremo ben felici di ascoltare cosa hanno da dirci.

Ogni ambiente narra una storia e ogni storia racconta un conflitto interiore.

Una rivoluzione poco rivoluzionaria. Il gameplay di Dreams Of Another

La filosofia alla base del gioco secondo cui non vi è creazione senza distruzione si traduce in un gameplay decisamente fuori dal comune.

Come detto, le armi che il Soldato Errante ci donerà sono degli strumenti di creazione. Attraverso questi, l’Uomo in Pigiama sarà in grado di portare equilibrio e ricreare il mondo di gioco - il quale è totalmente frastagliato - semplicemente sparando contro qualsiasi cosa che gli capiti a tiro.

Ci troveremo così a sparare all’impazzata a palazzi, alberi, persone, animali e qualsiasi alla cosa ci si pari davanti e una volta riportato l’equilibrio in qualcosa, potremo ascoltare cosa questo oggetto o essere ha da dirci.

Purtroppo, va sottolineato che passato l’effetto iniziale del vedere il mondo di gioco ricomporsi davanti ai nostri occhi, Dreams Of Another diventa essenzialmente noioso.

Il titolo si riduce a essere un semplice sparatutto, senza alcuna vera sfida per il giocatore, che ci costringe a tenere premuto R2 per ore.

A cercare di rendere il gameplay più dinamico - alias meno noioso - ci prova il Soldato Errante, il quale ci donerà una serie di armi e potenziamenti che dovrebbero aiutarci a velocizzare il processo di costruzione.

Peccato che i potenziamenti si riducano alla possibilità di poter correre -eh già - e le armi permettono semplicemente di coprire aree più ampie dell’ambientazione.

Un ottimo lavoro di Point Clouds. Il comparto tecnico di Dreams Of Another

A fare da contraltare a un gameplay che è riuscito nella difficile sfida di annoiarmi dopo meno di un’ora, vi è un comparto che forse rappresenta l’aspetto migliore del gioco.

Come detto, le varie ambientazioni sono frastagliate, e ciò è rappresentato alla perfezione tramite un ottimo lavoro di point clouds, le quali si ricompongono armonicamente dinanzi ai nostri occhi.

Inoltre, a ogni ambientazione è connessa una specifica colonna sonora, cosa che rende la soundtrack del gioco variegata e divertente - nonostante vi siano alcune musiche riuscite e altre dall’effetto soporifero.

Ho provato Dreams Of Another su PlayStation 5 e il gioco viaggia stabile sui 60 FPS, grazie anche a un comparto grafico decisamente non di alto livello.
Il titolo di Q-Games è stato anche sviluppato per PlayStation VR 2, tuttavia non ho avuto l’opportunità di provarlo su questa piattaforma; ma sulla base di quanto visto su PS5, posso dirvi che sicuramente non è il titolo che vi farà passare alla realtà virtuale.

Non tutto può essere un videogioco. Considerazioni Finali

Dare una definizione a Dreams of Another è complesso.
Baiyon ha detto che l’obiettivo di Dreams of Another non è tanto offrire un racconto forte e lineare, ma uno spazio riflessivo per il giocatore. Vuole che il giocatore si domandi “chi sono?”, “dove sono?”, e rifletta su se stesso piuttosto che solo sul personaggio dello schermo 

Di conseguenza è indubbio che alla base vi sia la volontà di lasciare un messaggio forte, tuttavia vuoi una narrazione frammentata, vuoi un continuo tentativo di fare una morale al giocatore, questo messaggio si perde ben presto; tanto che a un certo punto mi sono trovato a chiedermi cosa diamine stessi facendo.

L’idea di ribaltare i concetti di creazione e distruzione è anche interessante ma perde subito mordente tant’è che a un certo punto viene da chiedersi se l’Uomo con il Pigiama non possa usare qualsiasi altro strumento per portare equilibrio nel mondo onirico.

Il gioco fallisce anche nel suo cercare di narrare i conflitti interiori dei vari personaggi poiché si ingarbuglia in una serie di quesiti filosofici adolescenziali che poco appassionano chi ha superato i 20 anni e finiscono per cadere nel banale.

Durante il BitSummit 2025 di Kyoto, Baiyon ha definito Dreams Of Another come la sua nuova “istallazione artistica” e forse è qui che si trova il bandolo della matassa.
L’arte non è sempre comprensibile a tutti e ogni persona ci vede qualcosa di diverso, magari Dreams of Another è semplicemente un’opera d’arte che non sono riuscito a comprendere.

Se voi volete perdervi nel mondo onirico di Dreams Of Another e cercare di coglierne la sua essenza, lo trovate su PlayStation 5, PS VR2 e PC al prezzo di 35 euro.