Disgaea 4: A Promise Revisited

Disgaea 4 A Promise Revisited

Promesse Alimentari



Valvatorez é un vampiro, ed in passato é stato tanto potente da poter essere considerato un vero e proprio Signore Oscuro. Ma ha un tallone d'Achille: il suo onore non gli consente di infrangere una promessa. Pertanto, dopo aver dato la sua parola a una donna di non bere più sangue umano, i suoi poteri si sono ridotti ed é stato relegato al ruolo di addestratore di Prinny. Ma Valvatorez accetta la sua sorte con stoicismo, perché ha trovato una nuova fonte di nutrimento: le sardine.

Questo incipit demenziale é, manco a dirlo, l'overture all'ennesima folle storia raccontata da Nippon Ichi Software in un gioco della serie Disgaea. L'aspetto grafico cartonoso e spensierato, la trama al limite della follia, i personaggi squinternati e a tratti stereotipati e gli effetti da anime di quart'ordine non vi traggano però in inganno: chi conosce Disgaea sa che siamo al cospetto di un JRPG strategico ricco, complesso, corposo e a tratti decisamente difficile e punitivo, ma andiamo con gradi.

Disgaea 4: A Promise Revisited
Le Sardine devono il loro nome alla Sardegna, lo sanno anche nel Netherworld


Conversioni Indolori



Disgaea 4 é arrivato su PS3 in Europa nell'Ottobre 2011 con l'originale sottotitolo A Promise Unforgotten: la versione PS Vita si distingue per il sottotitolo A Promise Revisited, ma in realtà al di fuori del titolo c'é ben poco di rivisto - la maggior parte delle novità riguarda l'introduzione nel pacchetto di tutti i livelli e personaggi successivamente rilasciati come DLC su PS3, e di qualche incantesimo in più. Per il resto, il gioco in sé é sostanzialmente il medesimo: nei panni di Valvatorez e dei suoi seguaci dovremo superare una serie di missioni successive man mano che la trama si dipana, ma non mancherà la possibilità di rigiocare gli scenari già superati o molti altri opzionali al semplice scopo di potenziare il proprio roster.

Si, perché illudersi di poter semplicemente giocare una battaglia dietro l'altra in un titolo come Disgaea é semplicemente puerile: il grado di sfida cresce vertiginosamente, obbligandoci ogni 2-3 scenari a irrinunciabili sessioni di grinding. Ma come si svolge uno scontro? Di base, sposteremo le nostre truppe (massimo 10 alla volta) su una griglia quadrettata, impostando le azioni da eseguire ed attivandole nel momento e nella sequenza che riterremo più utile; una volta premuto il tasto “End Turn”, il gioco passa ai nemici pilotati dall'IA.

Tutto qui? Si, ma anche no. Innanzitutto, c'é da segnalare la possibilità di annullare qualsiasi comando impostato finché non si seleziona “Execute” o “End Turn”, compresa la possibilità di riposizionare una truppa che, pur senza aver agito direttamente, ha partecipato in qualche modo allo scontro, ad esempio come supporto all'attacco o ricevendo cure o status benefici. Inoltre, nel gioco abbondano le commistioni tra le unità: quelle di tipo “mostro” possono per esempio fondersi tra di loro per avere mostri più tosti o tramutarsi (“Magichange”) in armi utilizzabili da quelle di tipo “umanoide”.

Pannelli ed Oggetti



Disgaea non sarebbe Disgaea, inoltre, senza due degli elementi che maggiormente hanno contribuito al successo della saga sin dal primo capitolo su PS2: i GeoPanel e l'Item World. I primi sono un sistema di status alterati che influenzano, in positivo o in negativo, le unità che stazionano su alcune caselle colorate, status indotti da alcuni blocchi (GeoBlock) anch'essi posti sulle caselle: le meccaniche di gioco permettono di sollevare e lanciare i Block per definire al meglio gli effetti, nonché di distruggerli per generare delle razioni a catena, ma impadronirsi di queste tattiche é pane per gli esperti.

L'Item World é invece il sistema di potenziamento degli oggetti che consiste nel tramutarli in serie di dungeon casuali all'interno dei quali il superamento di ogni livello porta ad un power-up dell'oggetto in questione. Anche in questo caso, i gradini di difficoltà sono consistenti, e per ottenere il massimo rendimento - per esempio catturando gli “innocenti” che vagano per l'ambiente - sarà necessario armarsi di pazienza, ma l'Item World rappresenta anche un ottimo campo d'allenamento per le proprie truppe.

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Truppe che otterremo certamente avanzando nella trama, ma che potremo anche creare autonomamente tramite il tool apposito presso il Quartier Generale - che nella fattispecie in Disgaea 4 avrà le tinte di un ufficio elettorale, visto che ben presto Valvatorez e soci si troveranno a fronteggiare il Presidente del Netherworld. Le truppe andranno inoltre piazzate in uno schieramento ordinato insieme a peculiari strutture che garantiranno loro bonus specifici o incrementeranno le possibilità di entrare in combo.

Da non sottovalutare neppure il sistema di Skill: alcune si sbloccheranno col livello, altre andranno acquistate, ed in generale potranno essere potenziate dietro la spesa di “mana” o con l'uso ripetuto. Novità della serie: le cosiddette “Evilities”, abilità molto costose (ma molto utili) che potrete equipaggiare solo col contagocce. Anche dal punto di vista gestionale, dunque, il gioco richiederà un'attenzione ben più pressante del semplice “una missione dietro l'altra”.

Tecnicamente Nulla da Eccepire



Dopo Disgaea 3, che su PS3 proponeva ancora sprite a bassa definizione, NIS ha imparato la lezione e in Disgaea 4 abbiamo assistito a una massiccia pulizia della grafica. A maggior ragione, le risorse grafiche riportate su PS Vita garantiscono un impatto molto gradevole - ovviamente nei limiti stilistici della saga. Unico elemento opinabile: l'inquadratura risulta a volte “troppo lontana” per il ridotto schermo dell'handled, obbligandoci spesso a utilizzare lo zoom al massimo, col risultato di inquadrare (viceversa) una fetta troppo limitata del campo di battaglia. Niente a cui non si possa ovviare con un po' di attenzione, comunque, e dato che il gioco é pur sempre a turni, nessuno ci corre dietro.

Soddisfacente il sonoro, che si limita a riprendere pedissequamente i temi, gli effetti e i doppiaggi (in doppia lingua, Inglese e Giapponese) della versione PS3. In generale, le vecchie volpi di Disgaea non mancheranno di riconoscere i temi storici della saga, spesso arrangiati in mille modi differenti - come il Main Theme suonato da un quartetto d'archi o la musica da battaglia cantata da una voce “gna-gna-gna”. Unica pecca: uno dei jingle dei menù tende un po' a “stridere” sulle piccole casse di PS Vita.

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More of the Same, Better of the Same



Dal 2003, data di release Giapponese del primo “Makai Senki Disgaea”, la serie ha mantenuto immutato il suo concept alla base, reinventando ogni volta una nuova trama - sempre più folle e geniale allo stesso tempo - riempiendosi di cameo dei capitoli precedenti. Eppure, NIS ha saputo anche inventare e introdurre elementi sempre nuovi, come gli attacchi a torre, le fusioni, il Magichange, le nuove meccaniche dei senatori e quant'altro. Il tutto per fornire sempre un'esperienza di gioco nuova e frizzante per i fan, sebbene ovviamente i neofiti facciano ogni volta più fatica ad inserirsi.

altresì vero che nel gioco i tutorial non mancano (ma assicuratevi di conoscere l'Inglese), e che tra “lezioni di trama” e un voluminoso database a cui accedere c'é modo per fugare QUASI ogni dubbio. E gli altri dubbi? Trial & Error, diremmo. Sotto la scorza allegra e spiritosa, infatti, Disgaea mantiene ancora salda la sua natura hardcore, decisamente inadatta ai casual player, ma eccellente per chi non ha paura di dedicargli centinaia di ore.

Sotto questo punto di vista, si fa in fretta a diventare fan...

Disgaea 4: A Promise Revisited
Un po' di metagioco ci sta sempre bene


Disgaea 4: A Promise Revisited
8.5

Voto

Redazione

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Disgaea 4: A Promise Revisited

Disgaea é sempre Disgaea: malgrado il capitolo PS3 presentasse diversi miglioramenti sotto il profilo tecnico, la trasposizione su PS Vita é ancora una volta estremamente soddisfacente e completa sotto ogni aspetto. Ovviamente, i giocatori devono attendersi un titolo folle e brioso sotto l'aspetto della trama, ma delicato e hardcore nelle sessioni di gioco. Per i fan, ma é facile diventarlo.