Death Relives, un survival horror "azteco" che non concretizza le proprie ambizioni

L'opera prima di Nyctophile Studios vacilla e inciampa sui suoi stessi propositi

Death Relives, un survival horror "azteco" che non concretizza le proprie ambizioni

Death Relives (lo trovate qui se volete acquistarlo) ha catturato la mia attenzione con un contesto raramente esplorato: quello della mitologia azteca. Si tratta di un survival horror in prima persona che ci mette nei panni del giovane Adrian, un ragazzo qualsiasi che assiste alla scomparsa della madre e si lancia alla sua ricerca, non sapendo ancora quali orrori lo aspettano - ma determinato comunque a trovarla.

Sviluppato da Nyctophile Studios, si presenta come un titolo interessante sulla carta e nelle premesse, tuttavia è minato da diverse imperfezioni e da un'utilizzo dell'intelligenza artificiale che personalmente non ho apprezzato. L'esperienza è molto breve, o lo sarebbe se non fosse per i suoi difetti, focalizzata fin troppo sul nascondino dalla divinità di turno per emergere come forse avrebbe potuto: vediamo nel dettaglio come si sviluppa l'incubo di Adrian e cosa lo rende un gioco con tanto, troppo potenziale inespresso.

Premesse interessanti ma...

Come anticipato, la storia si concentra su Adrian, un ragazzo la cui vita viene sconvolta dalla misteriosa scomparsa di sua madre. Determinato a scoprire la verità, la sua ricerca lo conduce a una magione antica, un luogo sinistro che da decenni è stato il nascondiglio di una divinità azteca, Xipe Totec. Questo dio, assetato di sacrifici umani, ha preso di mira la madre di Adrian, e ora il protagonista si ritrova a essere la sua prossima preda. Mentre si addentra nella casa per svelare i segreti della mitologia azteca e salvare sua madre, il ragazzo si troverà ad affrontare orrori oltre la sua immaginazione e a sfuggire alla sete di sangue di Xipe Totec - il quale, e questo è un dettaglio che ho molto apprezzato, parla in azteco grazie alla collaborazione degli sviluppatori con madrelingua e traduttori nahuatl. Non eleva il gioco a chissà quali standard, però è una finezza che lo rende un po' più immersivo. Si tratta però dell'unico elemento interessante di una storia in fin dei conti molto blanda, scritta in modo piuttosto mediocre persino nel suo essere pensata come un'esperienza breve. Non aiuta, in tal senso, l'interazione con il padre di Adrian attraverso l'intelligenza artificiale dell'app companion.

Death Relives, un survival horror "azteco" che non concretizza le proprie ambizioni

Qui apro una parentesi a parte. Death Relives offre un'applicazione a "supporto" del gioco, non obbligatoria, che in buona sostanza ci dà accesso allo smartphone di Adrian. Qui possiamo vedere le sue conversazioni passate con amici, fidanzata e genitori, sbirciare il social media, provare a telefonare e sbloccare una serie di immagini trovando i corrispettivi codici in gioco. L'unico personaggio con cui si può effettivamente parlare è il padre di Adrian, che risponde in tempo reale grazie all'implementazione di una IA; questo aspetto l'ho trovato intrigante ma molto limitato proprio per via dell'intelligenza artificiale stessa, che risulta molto piatta, vacua e alla fin fine mai davvero utile nonostante le si possano sottoporre gli enigmi incontrati nel corso della partita. Di per sé sarebbe potuta essere una buona idea, tuttavia rivela ben presto le sue limitazioni.

Dove invece non giustifico l'uso dell'intelligenza artificiale è nelle immagini: sono tutte generate artificialmente, laddove si sarebbe potuto chiedere a un artista, e non c'è nemmeno stato chissà quale controllo sulle stesse. Spesso i personaggi hanno dei difetti evidenti, come mani o in generale arti distorti, e a carattere generale il cosiddetto effetto "uncanny valley" emerge con prepotenza. Poiché siamo di fronte a un'applicazione di supporto, non obbligatoria per procedere con l'avventura, l'uso così massiccio dell'intelligenza artificiale (che peraltro va anche a ritrarre persone reali come Elon Musk) non è in alcun modo giustificabile; non lo sarebbe stato nemmeno se fosse stata implementata nel gioco in sé, intendiamoci, ma per quello che a conti fatti è un orpello lo è ancora meno. Soprattutto se, come già detto, manca quel minimo di controllo nei risultati per far sì non risultino grotteschi.

Un gameplay troppo sbilanciato

Tornando a Death Relives, il gameplay è costruito attorno alla fuga, alla risoluzione di puzzle e a un combattimento piuttosto blando. Entrato nella villa, Adrian avrà il suo primo, indiretto incontro con Xipe Totec, indicatore di quello che accadrà di lì a poco e poi per tutto il resto del gioco. Dopo aver assistito ad alcune visioni del passato ed essere stato fisicamente trascinato in un altro luogo, il braccio di Adrian viene avviluppato dal cosiddetto Seme Divino: si tratta di una pianta che lega a doppio filo il ragazzo con Xipe Totec, diventando così il nucleo dell'intero sistema di gioco. In un costante tira e molla, possiamo infatti affrontare Xipe Totec grazie a un'arma da fuoco chiamata Xizoltic, indebolirlo e infine bandirlo nell'aldilà (Mitclan) con la Lama d'Ossidiana.

Death Relives, un survival horror "azteco" che non concretizza le proprie ambizioni

Farlo, tuttavia, spinge il Seme Divino ad assorbire la nostra energia vitale fino alla morte, portandoci a nostra volta nel Mitclan dal quale possiamo uscire solo liberando Xipe Totec dal suo giogo. Questo lo riporta nel mondo reale con noi più forte di prima, costringendoci a valutare bene ogni decisione nei suoi riguardi: poiché sbarazzarsene diventa una corsa contro il tempo della durata di un minuto o poco più, fino a che punto vale la pena bandirlo sapendo che farà comunque ritorno e sarà più difficile abbatterlo? L'unico modo per allungare la nostra aspettativa di vita è uccidere i sacerdoti spettro che pattugliano la villa assieme a Xipe Totec e assorbire il loro sangue. Farlo tuttavia è complicato non solo perché i punti di controllo di questi fantasmi sono molto vicini tra loro, ma anche perché l'animazione risulta talmente lunga che Xipe Totec fa in tempo a trovarci e sbarazzarsi di noi in modo - devo riconoscerlo - particolarmente cruento.

Questo spinge il gameplay verso un pressoché costante approccio stealth, cosa che però diventa noiosa e frustrante in tempi brevi. Sia per, come ho detto, la vicinanza tra le diverse aree di pattugliamento dei sacerdoti, sia perché l'intelligenza artificiale nemica è troppo sbilanciata. I sacerdoti, che sono ciechi e si affidano solo all'udito, sembrano invece vederci spesso e volentieri, allertando così Xipe Totec che inizierà a inseguirci senza tregua; la stessa divinità appare particolarmente onnisciente, consapevole di dove ci troviamo indipendentemente dalla distanza e con un udito fino al punto da permetterle di sentire i nostri passi dall'altro lato della villa.

Death Relives, un survival horror "azteco" che non concretizza le proprie ambizioni

Insomma, per quanto interessanti sulla carta, all'atto pratico queste meccaniche risultano mal implementate e l'esperienza complessiva tende ad appoggiarsi in modo eccessivo alla necessità di mantenere un basso profilo, peraltro resa difficoltoso da tutto quanto espresso sopra. Comprensibile l'idea di non renderci alla pari, né tantomeno superiori, a una divinità ma l'idea di bandirla dal mondo terreno poteva essere naturalmente a tempo, con annesso il ritorno più forte di prima, senza che la nostra vita venisse assorbita dal Seme Divino: il legame tra quest'ultimo e Xipe Totec sarebbe comunque rimasto, il tempo avrebbe avuto un maggior impatto sul giocatore e l'esplorazione, e i sacerdoti spettro avrebbero comunque potuto mantenere il proprio ruolo. Messo tutto assieme in questo modo, invece, si vengono a creare delle frizioni che sbilanciano l'esperienza verso un unico approccio.

Un peccato, perché ci sono momenti in cui l'elemento horror e l'atmosfera emergono. La presenza stessa di Xipe Totec è ben radicata, grazie tanto al suo design quanto al sound design che lo caratterizzano: i passi pesanti, i versi gutturali, la voce azzeccata (nonché il parlare in azteco), sono tutti elementi a favore del personaggio. Così come la violenza e il sangue, espressi in modo brutale tra resti umani più o meno integri, altari insanguinati, teschi e ossa. L'idea di costruire l'ambientazione e l'atmosfera ideali per il gioco c'è tutta, peccato non sia ugualmente supportata da un gameplay che permetta all'avventura, seppur breve, di essere godibile. Non aiutano in tal senso bug di vario tipo, tra aloni luminosi, screen tearing, pop-up occasionali e altri problemi principalmente visivi che rendono l'intera esperienza singhiozzante.

Death Relives

Versione Testata: PS5

5

Voto

Redazione

Death Relives Cover.jpg

Death Relives

Death Relives offre un ottimo concept alla base, un contesto interessante e pochissimo esplorato come quello della mitologia azteca, e un antagonista la cui presenza è molto sentita nel corso della breve avventura. Ciononostante, le meccaniche per come sono implementate spingono troppo sull'approccio stealth, privando l'esperienza di un vero bilanciamento tra aggressività e cautela, e i non troppo occasionali bug non migliorano la situazione; questo senza considerare l'appoggio massiccio all'intelligenza artificiale, che se per la parte "comunicativa" con il padre di Adrian può andare bene (al netto della sua eccessiva semplicità), non è tollerabile per tutto il resto dell'applicazione a supporto - a maggior ragione dato lo scarso controllo che c'è stato sui risultati. L'ambizione di offrire qualcosa di diverso c'è tutta, la realizzazione concreta degli intenti invece vacilla e non poco.

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