Un po' di tempo fa, si é svolta a San Francisco la presentazione dell'ultima fatica dei signori della Kalypso Media One, ovvero Dark Star Broken Alliance, un vero e proprio remake (riveduto e corretto) del gioco uscito nell'anno del Signore 2006 ed edito da Ascaron Games. Naturalmente, sono state implementate le più moderne (!?) tecnologie per l'alta definizione ed un sistema di controllo via pad (stiamo pur sempre parlando di un titolo per la scatola X di Microsoft) estremamente semplificato ma, lo diciamo subito, non possiamo proprio dire che il titolo ci abbia convinto pienamente.
La storia di DarkStar One (tanto per il remake, quanto per l'originale) si snoderà attorno ad una trama centrale tutto sommato tutt'altro che innovativa, costellata da una serie di missioni secondarie - sistema che ha fatto la fortuna (o la Sfortuna) di tanti titoli affini. Vestiremo i panni di un giovane pilota, tale Kayron Jarvis, il cui padre (anche egli un pilota) é stato recentemente assassinato da un misterioso aggressore, per motivi che ci verranno noti verso la metà del gioco. Fin da subito, mossi principalmente dalla sete di vendetta e da una discreta voglia di esplorazione, ci ritroveremo al comando della Dark Star, una nave estremamente flessibile che può essere aggiornata con uno scafo più grande e motori più potenti dediti, per esempio, al trasporto di carichi e merci di vario genere e natura (come una nave mercantile) o con armi ipertecnologiche da utilizzare in caso di missioni di scorta...o durante abbordaggi degni dei migliori pirati...o per un sano mix di ambo le cose. In tutto questo calderone di cose già viste, non mancheranno - come é giusto che sia, Alieni più o meno simpatici da contenere nel loro spazio e da sfruttare abilmente per ottenere armi di devastante potenza.
Fra esplorazioni, vendette, commerci e abbordaggi, c'e' in mezzo un sacco di Spazio, inteso come oscurità nella profondità del cosmo: l'universo di DarkStar One é enorme e, per nostra fortuna, é stato suddiviso in vari settori che andranno esplorati per intero al fine di ottenere missioni che ci facciano guadagnare abbastanza da potenziare la nostra astronave. In effetti, all'inizio del gioco, la DarkStar é un Mammuth : grande, grossa, lenta e legnosa, con limitate capacità di spostamento e ancor più limitate capacità tattiche d'offesa e difesa; ma, giocando bene le nostre carte, saremo presto in grado di acquisire potenti motori a curvatura (nel gioco,non si chiamano così, ma la terminologia “Trek” ci é parsa la più appropriata) nonché ci sarà concesso, eventualmente, di conoscere tanti personaggi più o meno validi, interagire con la polizia spaziale e un discreto numero di pirati interstellari che avrebbero fatto sorridere anche il buon Gene Roddenberry.
Durante la nostra lunga e articolata campagna in singolo (non é prevista alcuna modalità multigiocatore), dovremo costantemente fare i conti con la nostra reputazione, che varierà in base alle nostre scelte di gioco; potremo scegliere di intraprendere la “carriera” di un mercante onesto e rispettato - e quindi benvenuto in quasi tutti i moli spaziali, oppure potremo buttarci nell'arte della filibusta e razziare ogni nave, cargo o scooter che incroceremo nelle distese spaziali. Questa seconda opzione, da un lato ci farà scalare la classifica dei più ricercati del cosmo (con tutte le noie con le autorità che questo stato di cose può comportare) ma, come rovescio della medaglia, otterremo maggiori profitti e, di conseguenza, maggiore libertà di aggiornare la nostra nave. La libertà di gioco é assicurata dal fatto di poter seguire decisioni indipendenti da quanto scelto un momento prima, con il solo scopo - alla fine, di scoprire la verità su nostro padre e ottenere la giusta vendetta.
Aggiornare costantemente l'astronave sarà uno dei punti chiavi per il corretto prosieguo della campagna; in buona sostanza, gli upgrade seguiranno tendenzialmente due filoni, dallo scafo esterno (che diventerà sempre più slanciato e aggraziato, nonché più aggressivo) alle funzionalità interne, che renderanno la nostra casa volante piacevole quasi quanto la Enterprise E di Picard.
Per quanto possa sembrare strano, non é che ci sia ancora molto da dire, sul titolo Calypso. Si viaggia nel cosmo, si decide quale missione seguire, si cerca di completarla e poi, con il ricavato della missione, si aggiorna la nave e quindi si ricomincia, in un lungo ciclo che porterà all'inevitabile fine. Sul fronte strettamente tecnico, il discorso non cambia molto : é vero che, nel complesso, ci troviamo di fronte ad un prodotto tutto sommato gradevole, ma la sensazione di trovarci dentro “una sfera” ben sigillata, anziché in uno spazio aperto, é sempre fin troppo presente, una sensazione che conosciamo fin troppo bene dai tempi del modestissimo Project Sylpheed (recensito per voi diverse stagioni fa sulle pagine di Gamesurf).
La voce fuori campo, che narra gli eventi che vediamo a schermo é da dimenticare, così come poco felice é il doppiaggio in Inglese, un gradino al di sotto dello standard. Il frame rate non sempre costante, unito ad un sistema di puntamento manuale poco felice e ad una visuale - durante gli scontri - non al top della gamma, fanno di questo titolo di esplorazione spaziale un gioco modesto, che ci sentiamo di consigliare, per lo più, a chi vive di pane e avventure fra le stelle.
Un giochino modesto, questo Broken Alleance che, nonostante la passione di chi scrive per le avventure spaziali, non é stato capace di donare quelle emozioni che ci saremmo aspettati dal remake di un grande classico del 2006. E'vero,si, che il gioco ha numerose frecce al suo arco,ma l'estrema ripetitività - alla lunga, delle missioni, unita alla totale assenza di qualsivoglia modalità multigiocatore, fanno di quello che poteva essere un gran gioco, solo un modesto prodotto, che ci sentiamo di indirizzare a coloro che non ne hanno mai abbastanza di alieni, navi spaziali, missioni di scorta e aggiornamenti.
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