Chronicles of the Wolf, Igavania alla riscossa – Recensione PC 

La recensione dell’action-adventure a scorrimento di Migami Games, un tributo ai classici Castlevania finemente tratteggiato, coinvolgente e impegnativo, a volte forse troppo 

di Jacopo Retrosi

Chronicles of the Wolf è un metroidvania 2D. Un attimo, fatemi finire prima di chiudere l’articolo. A differenza della maggior parte dei suoi esponenti, che attingono alle caratteristiche principali del genere per poi prendere la propria strada, il titolo Migami Games si rifà apertamente ai classici Castlevania che hanno dato origine al filone, i cosiddetti “Igavania” (dal director di Symphony of the Night, Koji Igarashi, produttore in seguito di tutti i capitoli principali fino a Order of Ecclesia).

Sì, non andremo a caccia di vampiri, bensì di lupi mannari giganti, ma ogni singolo elemento del gioco richiama subito alla mente il franchise Konami, tanto che non avrei battuto ciglio se si fosse chiamato Castlevania: Chronicles of the Wolf. Se bazzicate spesso il settore, vi interesserà poi sapere che gli autori sono gli stessi del fan-game Castlevania: The Lecard Chronicles, quindi sapete di essere in buone mani. 

Chronicles of the Wolf: esplorazione, backtracking e level design da manuale

Nei panni dell’apprendista Mateo Lombardo andremo a caccia della Bestia del Gévaudan, in una vicenda ispirata all’omonima leggenda nata nella Francia della seconda metà del ‘700. La prima parte dell’avventura prende piede per colline, foreste, grotte e villaggi rurali, ma una volta scoperta la vera natura del nostro bersaglio ci addentreremo nell’immancabile castello, un enorme e intricato labirinto senza capo né coda che metterà a dura prova l’abilità di orientarsi dei giocatori.

Sulla carta, Chronicles of the Wolf non si discosta affatto dalla formula standard dei metroidvania, e non ambisce certo a farlo: si esplora al meglio delle proprie possibilità finché non si rinviene un nuovo potenziamento, che aprirà nuove vie percorribili, e così via fino a scovare il nascondiglio del boss finale. La mappa disegnata da Migami Games è immensa, ma orchestrata veramente bene, con un level design eccelso. Nel corso dell’avventura troveremo dozzine di abilità e reliquie che ci consentiranno di superare ostacoli e infrangere barriere, e il gioco si prenderà sempre la briga di mostrarci dove poter utilizzare i nuovi giocattoli prima ancora di averli recuperati, consentendoci di avere già una mezza idea di come procedere una volta fatte scorte. 

Un sacco di backtracking è preventivato, tuttavia l’estensione complessiva dei livelli si aggira intorno al triplo del vostro Castlevania di fiducia (faccio una stima in base ai tempi di completamento NdR), e questo può rappresentare un problema quando non si sa come andare avanti. Gli indizi non mancano, ma scordatevi indicatori a schermo o sulla mappa, o anche solo un diario dove consultare le note raccolte. Appunti e screenshot saranno i vostri migliori alleati, e pure così basta un attimo per mancare qualche interazione particolare o un muro invisibile. Il 100% senza una guida è un processo complicato e dispendioso, ma (quasi) sempre appagante e divertente, grazie ad ambientazioni variegate e ad un set di movimenti fluido.

Chronicles of the Wolf: difficoltà, combattimenti e dettagli tecnici

Il bestiario di Chronicles of the Wolf a vedersi non è particolarmente minaccioso. Sia i regolari mostri che i boss sono molto prevedibili e ad esagerare hanno un paio di mosse, però infliggono un bordello di danni e offrono ben poco spazio di manovra. Mateo dal canto suo vanta numerose opzioni offensive, ma niente guardia, counter o schivata, e le cure sono limitate. Il pericolo si evita alla vecchia maniera, memorizzando il pattern del nemico e posizionandosi di conseguenza. Spesso si ha l’impressione che non sia possibile scansare molta della roba che il gioco tira contro, ma si può compensare con nuove armi, armature e accessori. Le notevoli dimensioni della mappa e il continuo avanti e indietro rendono però un po’ scomoda la necessità di restare al passo con la curva di difficoltà. Il “power creep” tra un’area e l’altra è tangibile e l’equipaggiamento migliore ben nascosto, rischiando di frustrare i disgraziati che si perdono e prendono schiaffi dal primo scheletro di passaggio. 

Un ulteriore elemento che fa storcere il naso in Chronicles of the Wolf sono le cosiddette “kill room”, stanze in cui si muore, male, vuoi per aver peccato di curiosità o fallito una serie di salti. Ce ne sono diverse e il gioco ha quasi sempre la premura di avvisare prima di rispedirci all’ultimo punto di salvataggio. L’imprevedibilità di alcune però può cogliere alla sprovvista a buttare al macero un bel po’ di progressi; salvate spesso.

Per il resto, non si sente troppo il bisogno di checkpoint moderni, eccetto nella sfida platform in dirittura d'arrivo (opzionale per fortuna), che evidenza controlli non sempre puntualissimi. Il fendente basso obliquo che fa come gli pare, un doppio salto che fa le bizze, un air dash che non entra... Normalmente può dare fastidio ma niente di ché, tuttavia in questa particolare prova è richiesta precisione millimetrica, e fallire tutto perché gli input smarmellano risulta non poco irritante.

Sul profilo tecnico, gli sprite di modelli e fondali sono magnifici, ricchi di dettagli e animati in modo minimale ma azzeccatissimo alle circostanze. Solide le prestazioni, nessun bug da segnalare; un po’ verbosi invece i menù, e manca qualche opzione, come la possibilità di regolare la risoluzione o il volume. Non manca persino il doppiaggio, con Robert Belgrade (la voce dell’Alucard di Symphony of the Night) a narrare i momenti chiave, e buona parte dei dialoghi più importanti doppiati dai rispettivi personaggi; le interpretazioni sono altalenanti e gli accenti piuttosto marcati, ma rendono bene nel contesto. Un plauso, infine, alla colonna sonora di Jefrrey Montoya, una scaletta a dir poco sontuosa che eleva l’azione e dona ritmo all’esplorazione con brani di grande atmosfera e molto orecchiabili, con quel piglio gotico un po’ retrò che può rivaleggiare con i classici di Michiru Yamane per i vari Castlevania. Per gli appassionati consiglio vivamente di acquistare l’OST su Steam.