Call of duty: black ops 7, recensione: multiplayer e zombies sono l'unica, garanzia di qualità
Nonostante una campagna che sa di "compitino", black ops 7 si conferma il re degli fps: un gioco affidabile nell'azione, immediato per il neofita e pronto a difendere il trono dalla concorrenza.
Nel panorama da sempre agguerrito degli FPS c’è una serie che giganteggia e che da tempo occupa un ruolo di rilievo per il genere degli sparatutto in prima persona. A volte riesce a sfornare (come lo scorso anno) un gran titolo, altre volte le aspettative vanno a cozzare con la cruda realtà. Stiamo parlando di Call of Duty, che anche quest’anno sforna il suo gioco per cercare di confermarsi come il miglior titolo su piazza. Nella nostra recensione andremo a sviscerare il titolo di Activision, pronti ad elogiarne i punti salienti, senza risparmiare critiche, dove necessarie. Riuscirà il re a mantenere corona e scettro senza essere deposto dal suo acerrimo rivale chiamato Battlefield 6? Scopriamolo insieme!
Qui un tempo era tutta Campagna, signora mia...
Partiamo, come spesso, dall’ambito single player per trovarci di fronte ad una storia che non ci saremmo aspettati. Dopo l’ottima campagna dello scorso anno, la speranza era assolutamente che la storia continuasse e che molti elementi fossero affini a ciò che già avevamo visto. Ed invece no. Call of duty in questo nuovo episodio stravolge completamente la storia, non solo nella trama, ma soprattutto nei contenuti. L’inizio vede un certo Raul Menendez minacciare il mondo con una pericolosa tossina rossastra, che non solo causa la morte di chi ne entra in contatto, ma che riserva anche ben altri effetti. Dopo aver finto la sua morte, Raul torna parecchi anni dopo per completare ciò che aveva programmato: gettare il mondo nel caos.
Il colonello Troy Marshall viene ingaggiato per fermare il piano del folle, e porterà con sé i suoi fedeli compagni di battaglie. Una trama sicuramente priva di mordente, segna la strada, ma il peggio viene dopo poco, senza neanche arrivare chissà quanto in là con la storia. Carina la possibilità di espandere la storia dopo aver ultimato e portato a compimento l’ultima missione, dove accederemo ad una modalità PVE inedita. Vi basterà, comunque, davvero poco tempo, infatti, per capire che siamo di fronte ad una campagna che ha davvero molto poco dello stile COD. Questo virus letale diventa l’alibi per abbandonare qualsivoglia affettività e caratteristica peculiare che ha sempre e comunque contraddistinto la serie di Call of Duty. Visioni, allucinazioni, colori psichedelici, boss colossali, ragni giganti e spade grandi quanto palazzi che cascano sui nemici: siamo a tutti gli effetti sotto effetti di sostanze che offuscano la mente e creano mostruosità. Il problema è un altro: tutto ciò né rappresenta né porta onore al marchio di COD.
Per le circa 6 ore della campagna siamo stati in uno stato di pura agonia, rimpiangendo i bei tempi e maledicendo ciò che COD è diventato. I personaggi non hanno carattere, e in un periodo storico dove l'intelligenza artificiale sembra ormai una vera e propria compagna di vita, quella riservata a COD è davvero imbarazzante.. Nel bel mezzo di una fase concitata, ci siamo trovati ad assistere a due soldati nemici che, da una torre, scendevano tranquillamente la scala, del tutto non curanti che il mondo intorno a loro fosse nel caos. Potremmo fare altri esempi, ma questo episodio appena raccontato è l’emblema di qualcosa che non funziona per niente nel verso giusto.
Una delle pochissime gioie è rappresentata dall’aver visto in anteprima alcuni scorsi di Avalon, la nuova mappa che arriverà su warzone nel 2026. Ci dovremmo accontentare? Decisamente no! Una delle poche note gradite (e non poco) è finalmente la condivisione dei punti EXP della campagna anche nei progressi di livelli all’interno del gioco. Potremo quindi finalmente livellare le nostre armi, aumentare di livello ed ottenere nuove mimetiche anche giocando la campagna, cosa che prima non accadeva. Come avrete potuto notare però, il piatto pende decisamente dalla parte negativa di questa nuova campagna, quindi noi ci chiediamo: ha senso continuare tutto ciò? Call of Duty ormai da molti anni ha un peso enorme solo per quanto riguarda il multiplayer, dunque che senso ha continuare a spendere risorse sul single player se poi i risultati e ciò che ne viene fuori è davvero di dubbia qualità? Le risposte le lasciamo a voi, il nostro parere credo sia alquanto lampante.
Il Multiplayer è la calda (corta) coperta di Linus
Parliamo ora di quello che di buono c’è, e fortunatamente non è poco! Si, perché anche questa volta Black Ops 7 centra perfettamente il bersaglio e sfodera un multiplayer divertente, adrenalinico e ricco. I giocatori si troveranno catapultati in ben 18 mappe (e ne arriveranno diverse nel corso del tempo) tra modalità dominio, deathmatch a squadre, moshpit e tante altre. Forse la più divertente è la modalità schermaglia. A differenza delle canoniche già viste, quest’ultima è un 20 vs 20, in mappe più estese dove l’adrenalina fa da padrone: quando iniziamo la schermaglia, ma anche al rischieramento in caso di morte, ci serviamo della tuta alare in dotazione per spostarci rapidamente in varie zone della mappa ed essere sempre pronti al centro della scena bellica. Il nostro alter ego all’interno di questa modalità si potenzierà sempre più, sbloccando nuove abilità e dove il sistema overlock permetterà il rafforzamento del proprio equipaggiamento inerente a perk, serie di uccisioni e gadget.
Ciò che avevamo già apprezzato lo scorso anno, si conferma il valore aggiunto del marchio COD, ovvero l’omnimovement. Questo viene non solo migliorato, ma anche nuovamente arricchito della modalità del salto sui muri, in pieno stile Prince of Persia oseremmo dire. Grazie a questa chicca ed altri movimenti permessi, il nostro soldato può letteralmente salvarsi la pelle anche in situazioni davvero critiche, e sorprendere con tempismo e personalizzazione in base allo stile di gioco utilizzato, i nemici che avrà di fronte. L’immediatezza che riesce a trasmette COD col suo gameplay è e rimane qualcosa di stupefacente, a cui non ci sogneremmo mai di rinunciare, non solo per il divertimento e la spensieratezza in sé per sé, ma anche perché ormai è una delle frecce migliori che il franchise possiede nella sua faretra. Le armi sono ben bilanciate, capaci di trasmettere sensazioni reali, soprattutto dal punto di vista sonoro.
Tuttavia, notiamo già un netto sbilanciamento verso determinate bocche di fuoco, fortissime e letali già adesso, e poi destinate a diventare i meta quando il gioco si fonderà con Warzone. Queste rimarranno strumenti di morte sul free to play fino al consueto aggiornamento che porterà con sé buff e nerf. Onestamente ci sfugge ancora oggi il motivo di tali scelte, visto che, così facendo, i giocatori saranno portati ad usare sempre le armi più forti, limitandosi ad usare quelle col TTK più basso possibile, a discapito di una vera personalizzazione del proprio armamentario. Peccato davvero per il sonoro, il quale continua ad essere un tallone d’Achille ormai certificato, un baratro al quale sembra impossibile porre rimedio. I passi dei nemici si sentono davvero solo in prossimità dell’imminente morte, la quale scende sul povero player senza la benché minima possibilità di porvi rimedio, o quantomeno cercare di evitare l’inevitabile.
Quando sono gli zombi a salvarti la festa (e aumentare la longevità)
Concludiamo la nostra analisi con l’ultima modalità di Black Ops 7. Siamo anche qui molto soddisfatti di quanto visto e di quello che abbiamo provato. La carne messa sulla brace anche in questo caso, come nella modalità multiplayer, non solo è tanta, ma anche molto succulenta! Ci preme, in primis, evidenziare il gradito ritorno della modalità Survival. Qui, in un’ambientazione di proporzioni contenute, dovremo resistere alle orde di zombie per più tempo possibile, dove il nostro istinto di sopravvivenza sarà messo a dura prova, non solo dagli zombie che aumenteranno di numero, ma anche dal loro istinto sempre più aggressivo. Dovremo essere in grado di gestire non solo le munizioni a nostra disposizione, ma anche potenziamenti e le varie abilità presenti. Possiamo dire che ci sia scesa una lacrimuccia al ritorno di questa modalità, perché noi c’eravamo all’epoca di Black Ops 2 e a distanza di 13 anni siamo ancora qui a squartare zombie come se non ci fosse un domani!
Nella modalità classica “Ceneri dei dannati” saremo chiamati a trovare indizi su ciò che ci attende, in una serie di round ad alto tasso di sfida e dispersività, non per nulla è “la zombie più grande mai creata nella serie di Black Ops”: provare per credere. Qui saremo assistiti da un vecchio pick-up antizombies, il quale oltre a trasportarci in giro per le aree, diventerà ben presto un modo per sbarazzarsi dei non morti quando la situazione diventerà critica.
La modalità guidata è quella sicuramente più “rilassata” delle quattro disponibili, dove obbiettivi chiari e disposizioni ci guideranno verso il successo. Concludiamo la nostra analisi con la modalità maledizione, probabilmente la più difficile. Qui avremo armi molto deboli all’inizio, non avremo a disposizione la mappa e quindi l’esplorazione sarà più difficoltosa, inoltre, attraverso l’attivazione delle reliquie, otterremo dei malus permanenti per alzare il livello di sfida, non solo per la partita in corso, ma anche per le successive. L’esperienza sarà sicuramente più probante nella maggior parte dei casi, ma, senza spoilerare niente, aggiungiamo che potremmo anche ricevere delle ricompense per i nostri “sacrifici”.