Assassinio sul Nilo, recensione del videogioco: un classico di Agatha Christie rivisitato in chiave moderna

Una trasposizione che conserva il fascino del classico di Agatha Christie e lo arricchisce con Jane Royce e finali alternativi, in un equilibrio sottile tra suggestione, innovazione e limiti tecnici.

Assassinio sul Nilo, recensione del videogioco: un classico di Agatha Christie rivisitato in chiave moderna

Il ritorno di Hercule Poirot nel panorama videoludico non è mai un evento neutro: ogni nuovo adattamento porta con sé l’ombra lunga di uno dei personaggi più iconici della letteratura gialla e il peso di confrontarsi con un canone narrativo consolidato da quasi un secolo. Dopo l’esperimento di Assassinio sull’Orient Express, che aveva mostrato la volontà di Microids di rielaborare i classici di Agatha Christie con un approccio moderno e rispettoso al tempo stesso, la sfida si sposta ora lungo le rive del Nilo, teatro di una delle trame più celebri e complesse della scrittrice britannica.

Questo nuovo capitolo, sviluppato da Microids Studio Lyon, rappresenta la naturale prosecuzione di un percorso che punta a far rivivere il mito di Poirot nel linguaggio del videogioco contemporaneo. Non si tratta, però, di una semplice trasposizione letterale: l’operazione è quella di intrecciare fedeltà e innovazione, cercando un equilibrio difficile tra la riconoscibilità dell’opera originale e la necessità di introdurre elementi narrativi e ludici inediti. In questo senso, il gioco si colloca a metà strada fra l’omaggio al classico e l’esperimento creativo, con un risultato che solleva interrogativi tanto sul piano critico quanto su quello ludico.

Assassinio sul Nilo, recensione del videogioco: un classico di Agatha Christie rivisitato in chiave moderna

La scelta di ambientare l’intera vicenda negli anni ’70, tra luci al neon e suggestioni disco, non è soltanto un vezzo estetico: è il segnale della volontà di inserire Poirot in un contesto che parla anche al pubblico contemporaneo, strizzando l’occhio a riferimenti culturali diversi da quelli dell’epoca originaria. Al contempo, la presenza della nuova co-protagonista Jane Royce, detective giovane e determinata, amplia il punto di vista narrativo offrendo al giocatore un doppio registro di indagine. Due intuizioni che, almeno sulla carta, promettono di rinfrescare la formula classica.

Eppure, proprio qui si annidano i primi segnali di tensione: se da un lato l’atmosfera resta affascinante e il rispetto per il materiale di partenza è evidente, dall’altro emergono limiti strutturali e scelte che rischiano di incrinare la sospensione dell’incredulità.

Poirot e Jane in Assassinio sul Nilo: doppio punto di vista nella nuova avventura di Microids

La parte narrativa di Assassinio sul Nilo mantiene intatta la forza di uno dei gialli più celebri di Agatha Christie, ma sceglie di arricchirla con soluzioni nuove, pensate per rendere interessante l’esperienza anche a chi conosce già la storia dall’inizio alla fine. La trama di base è quella che tutti ricordano: Poirot in vacanza, il battello Karnak, un omicidio che nasce da un triangolo sentimentale torbido fra Linnet Ridgeway, Jacqueline de Bellefort e Simon Doyle. È un intreccio che, nonostante il tempo trascorso, conserva ancora oggi una potenza drammatica straordinaria, e viverlo in prima persona attraverso le indagini dona un senso di coinvolgimento che il libro, per sua natura, non poteva offrire.

La novità più rilevante è l’introduzione di Jane Royce, investigatrice privata che porta avanti una trama parallela legata all’omicidio di un’amica coinvolta in affari oscuri. Jane attraversa Londra, Maiorca e New York, per poi incrociare la strada di Poirot lungo il Nilo. È un personaggio divisivo: da un lato offre varietà di ambientazioni e una prospettiva diversa, più giovane e dinamica; dall’altro rompe la compattezza della trama originale e in certi momenti sembra sottrarre attenzione al cuore dell’intreccio. La sua presenza introduce freschezza, ma rischia anche di spezzare la tensione che rende memorabili i racconti di Christie.

Per evitare che chi conosce già l’assassino perda interesse, il gioco include alcuni finali alternativi, che non ribaltano il senso complessivo della vicenda, ma introducono deviazioni e dettagli in grado di stimolare la curiosità. Accanto a questi, troviamo un sistema di achievement che incoraggia a esplorare a fondo ogni scenario. Alcuni sono legati alla progressione narrativa, altri invece invitano a scovare baffi dorati nascosti o persino dischi d’oro di canzoni anni Settanta, piccoli collezionabili che spingono a scrutare ogni angolo con attenzione.

Sul piano della longevità, Assassinio sul Nilo si attesta sulle dieci-dodici ore per chi segue la trama principale, ma la ricerca dei collezionabili, il completamento degli achievement e la possibilità di sbloccare i finali alternativi possono allungare sensibilmente l’esperienza. È un approccio che premia i giocatori più curiosi e meticolosi, trasformando un’indagine lineare in un percorso più stratificato.

Assassinio sul Nilo, recensione del videogioco: un classico di Agatha Christie rivisitato in chiave moderna

Bilanciare sfida e accessibilità è possibile? L’architettura ludica di Assassinio sul Nilo

Il gameplay di Assassinio sul Nilo riprende l’impostazione già collaudata in Assassinio sull’Orient Express, confermando la struttura classica dell’avventura investigativa in terza persona. Il giocatore veste alternativamente i panni di Poirot e Jane Royce, con l’obiettivo di raccogliere indizi, interrogare sospetti e ricostruire i tasselli dell’indagine attraverso collegamenti logici. Il cuore del sistema è rappresentato dal cosiddetto Palazzo Mentale, uno spazio virtuale dove annotare e collegare prove, dichiarazioni e sospetti. In teoria, questa funzione dovrebbe simulare l’acume delle “celluline grigie” del detective belga, offrendo al giocatore l’esperienza di ragionare come lui. In pratica, però, la sua gestione risulta spesso confusa e macchinosa: la navigazione con comandi poco intuitivi rallenta il ritmo e trasforma uno strumento affascinante in un passaggio laborioso, che spezza la tensione più che valorizzarla.

Accanto a questo, il titolo introduce una serie di puzzle ambientali e minigiochi pensati per spezzare la linearità dell’indagine. Alcuni risultano ben congegnati, capaci di stimolare la logica senza frustrare, mentre altri scivolano nel superfluo o nell’incoerenza narrativa. Celebre è l’episodio in cui a Poirot viene chiesto di guidare la nave lungo il Nilo: una scelta ludica che, pur portando varietà, appare del tutto estranea alla sua natura e mina la credibilità dell’esperienza. Lo stesso vale per giochi di carte e dadi utilizzati come pretesto per ottenere informazioni, sequenze che finiscono per allungare artificiosamente il tempo di gioco senza reale valore investigativo.

Sul piano dell’accessibilità, il titolo offre tre livelli di difficoltà, con la possibilità di modificare le impostazioni in qualsiasi momento. Questo sistema permette sia ai neofiti che ai veterani del genere di affrontare l’avventura secondo il proprio stile, con indizi e suggerimenti progressivi per i meno esperti. Tuttavia, l’assenza di penalità concrete riduce l’impatto delle scelte: anche un approccio superficiale consente di avanzare, rischiando di appiattire l’esperienza e di togliere tensione a un genere che vive sulla precisione e sull’attenzione ai dettagli.

Il gameplay alternato fra Poirot e Jane rappresenta un elemento di freschezza, perché permette di osservare la vicenda da due prospettive differenti. Nonostante ciò, la differenza tra i due personaggi è più narrativa che ludica: entrambi compiono azioni simili, e le indagini parallele finiscono per convergere in modo prevedibile. Sarebbe stato interessante un maggiore contrasto di approccio, con stili investigativi diversi che riflettessero le personalità dei protagonisti. Così com’è, l’alternanza amplia il ventaglio delle situazioni, ma non riesce a differenziare in profondità l’esperienza di gioco.

In definitiva, il gameplay di Assassinio sul Nilo alterna buone intuizioni a momenti meno riusciti. È un titolo che riesce a intrattenere e a mantenere il fascino dell’investigazione classica, ma mostra i propri limiti quando tenta di ampliare la formula senza riuscire a integrarla con coerenza.

Assassinio sul Nilo, recensione del videogioco: un classico di Agatha Christie rivisitato in chiave moderna

Funzionale ma modesto: il comparto tecnico di Assassinio sul Nilo non eccelle ma non delude

Giocare Assassinio sul Nilo significa anche lasciarsi trasportare dalle sue ambientazioni, e qui nasce la prima piccola delusione. Con un contesto come l’Egitto e il fascino degli anni Settanta ci si aspetterebbe un colpo d’occhio memorabile: templi maestosi, atmosfere notturne sul fiume, interni carichi di dettagli d’epoca. In realtà, quello che vediamo a schermo funziona, ma raramente sorprende. Gli scenari sono tanti e diversi, ma spesso danno la sensazione di essere “piatti”, come se mancasse quello slancio artistico capace di imprimersi davvero nella memoria. Persino Abu Simbel, che sulla carta dovrebbe lasciare senza fiato, risulta meno imponente del previsto.

Lo stesso discorso vale per i personaggi. Quando li guardi muoversi e parlare, il pensiero va subito a quanto siano rigidi e poco espressivi. I dialoghi, che dovrebbero vibrare di tensione e sospetti, perdono di forza perché i volti restano immobili, incapaci di trasmettere la paura, l’ira o la sorpresa. È un peccato, perché una buona recitazione visiva avrebbe reso più incisiva la storia.

Infine, l’idea di ambientare il tutto negli anni Settanta poteva essere una mossa vincente, ma rimane più un accenno che una scelta estetica forte. Ci sono abiti, arredi e luci tipiche dell’epoca, ma non abbastanza da dare un’identità visiva precisa. Il gioco resta comunque stabile e accessibile, gira bene anche senza hardware di fascia alta, ma questa stabilità sembra conquistata sacrificando la ricchezza dei dettagli. In sintesi, la grafica di Assassinio sul Nilo non rovina l’esperienza, ma raramente la esalta: un contorno che accompagna, più che un elemento che incanta.



 

Agatha Christie - Assassinio sul Nilo
7

Voto

Redazione

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Agatha Christie - Assassinio sul Nilo

Assassinio sul Nilo è un gioco che intrattiene e sa coinvolgere, grazie a una trama che rimane affascinante anche dopo tante trasposizioni. Le nuove idee non sempre convincono e alcune scelte lasciano il dubbio che si potesse osare di più. È comunque un’avventura che scorre bene e che regala qualche ora piacevole agli appassionati del genere investigativo.

 

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