Recensione Tormented Souls: non siete da soli, nel buio

>

Il recente salto generazionale di console sembrerebbe non aver affievolito la tendenza sempre più crescente ad affollare l’attuale parco giochi con remastered o remake di grandi classici del passato. Al contrario, in mezzo a questo mare magnum del “more of the same”, c’è anche chi ha preferito seguire un percorso leggermente diverso, proponendo sostanzialmente nuove idee basate però su stilemi comunque riconducibili a generi che hanno fatto la storia.

E’ questo il caso di Tormented Souls, l’opera sviluppata a quattro mani dal piccolo team indipendente Dual Effect e da Abstract Digital, realizzato non solo per celebrare a proprio modo pilastri del calibro di Resident Evil Silent Hill, ma anche per dare il proprio piccolo contributo ad un certo modo di intendere il genere survival horror.

Recensione Tormented Souls: non siete da soli, nel buio

Winterlake sta accettando nuovi pazienti

Come ogni survival horror che si rispetti, anche Tormented Souls si affida ad una trama che giustifichi in qualche modo gli eventi che da lì a poco assumeranno contorni a dir poco raccapriccianti. In questo caso specifico, a sconvolgere la vita della protagonista Caroline Walker ci penserà l’arrivo di una lettera proveniente dal Winterlake Hospital contenente una vecchia fotografia raffigurante due bambine, capace di scatenare nella ragazza nefasti presagi di morte e frequenti crisi di mal di testa.

Nel tentativo di dare un senso a questo continuo stato di irrequietudine, la giovane Caroline deciderà dunque di recarsi personalmente (ovviamente in completa solitudine, nella notte più buia e tempestosa nella storia dell’uomo e con un abbigliamento poco consono alla situazione) proprio nel luogo - ormai abbandonato e ridotto in rovina – da cui la sopraccitata lettera sembrerebbe stata spedita, dando di fatto origine alla sequenza di eventi che trasformeranno quella che era iniziata come una “tranquilla” gita fuori porta in un vero e proprio incubo ad occhi aperti.

Risvegliatasi all'interno dell’edificio nuda, intubata e persino priva di un bulbo oculare, Caroline dovrà raccogliere le poche forze rimaste e cercare di venire a capo della faccenda, ricostruendo la storia del Wildberger Hospital e, sopratutto, sopravvivendo alle aberrazioni che ne popoleranno di lì a poco gli angusti ed oscuri corridoi.

Benvenuti a Racoon Hill

E’ indubbio che chiunque abbia amato e divorato i vecchissimi episodi di Resident Evil (ci riferiamo in particolar modo ai primi due capitoli della serie) non potrà non notare gli innumerevoli punti di contatto che accomunano Tormented Souls alla saga horror per eccellenza.

Il riferimento non è, ovviamente, legato alla sola scelta stilistica di gestire l’intera avventura “old style” con inquadrature a telecamere fisse (corredato di sistema di controllo a “memoria di direzione” utile per semplificare il passaggio fra un cambio di camera e l’altra), ma sopratutto allo sviluppo vero e proprio del gioco, incentrato tanto sul fattore sopravvivenza quanto sull'esplorazione degli ambienti e la raccolta di indizi.

In tal senso il confronto con il già citato Resident Evil appare fin troppo evidente, dal momento che gran parte delle 7 – 10 ore che occorreranno per completare l’avventura (o almeno per raggiungere uno dei molteplici finali presenti nel gioco ) dovranno essere spese girovagando alla ricerca di enigmi da risolvere ed oggetti propedeutici allo svolgimento stesso del gioco e, perché no, ripercorrendo a ritroso gran parte degli ambienti già perlustrati alla ricerca di vie di accesso utilizzabili esclusivamente al verificarsi di determinate condizioni.

Recensione Tormented Souls: non siete da soli, nel buio

Data la natura del gioco, sarà inoltre necessario centellinare quanto più possibile l’uso delle poche risorse recuperabili in corso d’opera come munizioni e sieri deputati al recupero della salute, per non parlare poi degli immancabili e rarissimi “Ink Ribbon” (sostituiti in questo caso da “moderne” bobine audio), utilizzabili nelle - poche - sale adibite a punti di salvataggio.

Per gli amanti del combattimento vero e proprio, non mancheranno come anticipato nemmeno i frequenti incontri / scontro con le spaventose creature che affolleranno gran parte delle sale e dei corridoi della struttura, ispirate in questo caso più alle figure antropomorfe viste in un altro grande classico del genere come Silent Hill (o del più recente The Suffering) che non a quelle conosciute nella saga firmata Capcom.

Va precisato che in occasione degli scontri il sistema di inquadrature adottato dal gioco tenderà tuttavia a complicare e non poco la situazione, dal momento che in più di un’occasione si rischierà di avere a che fare con nemici “fuori inquadratura”, di cui si riuscirà a percepirne la presenza ma non l’esatta posizione all'interno dell’area di gioco. Parliamo di un difetto parzialmente mitigato dalla presenza del targeting automatico, certamente utile in gran parte delle circostanze ma purtroppo appena sufficiente per approntare una difesa degna di questo nome specie con creature dotate di maggior velocità o potere di attacco.

Difesa che si rivelerà tuttavia del tutto inutile nelle occasioni in cui sarà l’oscurità a prendere il sopravvento, dal momento che in Tormented Souls nessun essere vivente sarà in grado di sopravvivere alle creature - invisibili - che affolleranno costantemente le tenebre.

Si tratta di uno dei pochi elementi distintivi offerti dal gioco, dal momento che se è vero che da un lato che la presenza di una minima fonte di illuminazione (come un banale accendino) permetterà alla protagonista di scongiurare il pericolo, dall'altro tale scelta non consentirà alla protagonista di impugnare un qualsivoglia strumento di difesa, fatto questo che avrà come effetto quello di lasciare al giocatore l’onere di scegliere fra una fuga sicuramente onorevole ma comunque inutile nelle occasioni in cui sarà richiesta l’ispezione di determinati ambienti ed uno scontro ad armi impari, che dovrà necessariamente tenere conto anche del fattore tempo.

Un gioco di altri tempi

Sebbene non manchino tutte le attenuanti del caso, dal punto di vista tecnico Tormented Souls non passerà sicuramente alla storia come uno dei titoli più riusciti del panorama videoludico attuale. Pur considerando la natura indie del gioco ed il conseguente budget a disposizione, il team di sviluppo ci ha infatti messo a disposizione un titolo tecnicamente discontinuo, che alterna buonissime cose come location ricche di particolari e decisamente evocative ad altre francamente incomprensibili ed in cui spiccano, in senso negativo, sia la qualità delle animazioni della protagonista che i relativi filmati a corredo, obbiettivamente al limite della sufficienza.  Un vero peccato, tanto più che Tormented Soul risulta comunque accattivante, piacevole e “terrificante” quanto basta, tanto da giustificarne comunque l’acquisto nonostante gli evidenti limiti.

Recensione Tormented Souls: non siete da soli, nel buio

Tormented Souls

Versione Testata: Xbox Series X

7

Voto

Redazione

RecensioneTormentedSoulsnonsietedasolinelbuiojpg

Tormented Souls

Se siete alla ricerca di un titolo impegnativo, immersivo e divertente quanto basta, Tormented Souls potrebbe essere la risposta alle vostre richieste. Nonostante i difetti e l'attinenza ad uno stile obbiettivamente superato, il gioco messo in campo da Dual Effect ed Abstract Digital ha, infatti, il merito di colpire nel segno, riuscendo ad essere nonostante tutto una riposta più che soddisfacente per quanti hanno apprezzato un certo modo di fare i survival horror e di cui nel tempo si erano perse un po' le tracce.