Aliens Fireteam Elite – Recensione PC

Aliens Fireteam Elite – Recensione PC

di Simone Rampazzi

Dicono che nello spazio nessuno può sentirti urlare, figuriamoci imprecare contro qualche xenomorfo arrabbiato. Nemmeno un mese fa festeggiavamo il trentacinquesimo compleanno di Aliens, quel piccolo capolavoro diretto da James Cameron che ricordiamo un po’ tutti, tra i migliori, per quella valanga di citazioni del compianto Bill Paxton nei panni del soldato Hudson.

Game Over, man. Game Over! gridava il soldato di fronte all’inevitabile fine che da lì a poco li avrebbe condotti nello scontro diretto con gli xenomorfi, quegli alieni disegnati da H.R. Giger che ormai siamo abituati a vedere un po’ ovunque nei vari medium di intrattenimento.

Dal cinema ai fumetti, passando per il tanto amato mondo dei videogiochi, queste creature si sono guadagnate il loro podio con le unghie e con i denti, entrando nell’immaginario collettivo di moltissime persone che oggi possiamo definire discreti appassionati. La loro “efficacia” si è vista a momenti alterni, come dimenticare il favoloso Aliens Vs Predator di Rebellion uscito nel 2010, o il più recente Isolation del 2014 di Creative Assembly.

Ci sono stati anche dei flop, il primo che ci viene in mente è Colonial Marines di SEGA, ma nulla che potesse impedire a una nuova software house di tentare la fortuna con questo franchise, magari tornando a sfruttare la formula degli sparatutto cooperativo che tanto si addice al contesto. Ecco perciò che da questo binomio, Cold Iron Studios ha deciso di tirar fuori dal cilindro Aliens Fireteam Elite, un titolo che prova a sfruttare il franchise di riferimento senza però riuscirci fino in fondo.

SIETE SULL’ASCENSORE PER L’INFERNO, IN DISCESA!

Nello spazio profondo esistono così tanti pianeti e galassie che si fa fatica a orientarsi, soprattutto con un universo tanto espanso come quello di Aliens. Nel caso di oggi ci troviamo a bordo della USS Endeavor, una delle tante astronavi che, a distanza di ventitré anni dalla trilogia cinematografica, si ritrova a rispondere a un segnale di pericolo proveniente dal pianeta LV-895.

Sul posto il nostro gruppo di marines si ritrova a fronteggiare la minaccia aliena, come da copione sfruttata dagli scienziati della Weyland-Yutani sottoforma di esperimenti. Il nostro intervento servirà chiaramente a ben poco, in vista soprattutto delle difficoltà che incontreremo durante la campagna.

L’inizio di questa avventura si presenta in modo anonimo, complice un editor di creazione davvero abbozzato e superficiale, pensato insomma per scegliere alcune piccole caratteristiche generiche di personalizzazione del nostro alter ego digitale. Completata questa fase dimenticabile ci si lancia immediatamente nel vivo della campagna, un percorso intervallato da missioni piuttosto dimenticabili dove andranno completati i classici checkpoint al fine di portare a termine lo scenario.

Niente che possa impensierirvi con un po’ di allenamento, seguito chiaramente da un minimo di conoscenza di base fruttata sul campo delle classi, suddivise precisamente tra Dottore, Mitragliere, Demolitore, Ingegnere e Ricognitore (per l’ultima dovete completare la campagna però!). Come nei videogiochi sul generis, queste classi vengono accompagnate da un classico loadout composto da abilità e armi, ampliabili ricevendo la giusta esperienza sul campo.

Ovviamente ogni abilità attiva del personaggio si addice al nominativo della classe, elemento che ci garantirà una stazione di cura con il medico, una torretta automatica con l’ingegnere oppure, per ravvivare la situazione, un bel lanciarazzi con il demolitore. Insomma, ne troviamo quasi per tutti i gusti, peccato che la loro efficacia si fermi a un mero intrattenimento visivo, che alla lunga perde mordente per via della ripetitività delle azioni compiute sul campo.

Quest’ultima viene accompagnata da problemi di bilanciamento tra le classi piuttosto evidenti, che spesso ci costringeranno per optare nella presenza di un demolitore, che è davvero una piccola arma di distruzione di massa, piuttosto che optare per un medico o un mitragliere. Alle difficoltà più elevate, infatti, alcune armi impallidiscono davanti ad altre decisamente più efficaci.

Come detto in precedenza, la campagna di Aliens Fireteam Elite è piuttosto lineare e priva di particolari colpi di scena, motivo che difficilmente spingerà a una seconda o terza run, elemento comunque necessario qualora i giocatori vorranno aumentare il proprio livello e magari cimentarsi nelle sfide a difficoltà più elevate. In quel caso il gioco di squadra diverrà fondamentale, e si vede chiaramente che gli sviluppatori hanno puntato tutto sulla cooperativa come elemento principe del gioco.

I nemici non si differenziano particolarmente tra loro, ma è chiaro che vi troverete davanti personaggi pensati per mettere alla prova il posizionamento del vostro team, soprattutto in merito alle coperture, nonché l’attenzione per particolari mini-boss che potrebbero darvi filo da torcere se presi sottogamba. L’intelligenza artificiale aiuta i nemici senza fare miracoli, regalando qualche piccolo momento divertente per alcune creature particolari, che sbucheranno dal nulla quando meno ce lo aspettiamo.

Il gioco prevede inoltre l’utilizzo di alcune carte sfida da applicare a inizio missione, un incentivo che dovrebbe inserire qualche variabile in più necessaria per ravvivare lo scenario in corso. Bisogna ammettere che queste piccole sfaccettature non riescono a tenere testa al tedio delirante di Aliens Fireteam Elite, condizione che più di una volta ci ha messo discretamente alla prova durante la nostra campagna di completamento del gioco.

CORRIDOIO INFINITO

A cavallo tra orgoglio e pregiudizio, il titolo sviluppato da Cold Iron Studios non colpisce per il suo gameplay e si fa altrettanto desiderare, almeno in parte, anche per il proprio comparto grafico. Certo, giocato sul nostro pc di fascia alta il gioco fila liscio senza una piccola imperfezione o sbavatura a 60 fotogrammi al secondo, elemento che garantisce chiaramente un’esperienza piacevole dato che si tratta di uno sparatutto.

Purtroppo il level design appiattisce l’esperienza per via di una direzione artistica non all’altezza del franchise di riferimento, con scenari piuttosto piatti. Anche i nemici non sembrano possedere quel guizzo in più, arrivando giusto a fare il compitino a casa senza emergere in alcun modo.