Wish, recensione: Disney celebra i 100 anni con un film incolore e inutile

Alla base di Wish c’è una grande idea, ma tutto intorno non c’è un film che la sorregga né una pellicola che valga la pena di essere vista. La recensione.

Wish recensione Disney celebra i 100 anni con un film incolore e inutile

Recensire Wish non è facile, perché è uno di quei film che mette il recensore di fronte a una decisione difficile: quanto svelare al pubblico in modo da spiegare più chiaramente perché la pellicola è poco riuscita? Meglio rimanere vaghi e appellarsi alla fiducia del lettore?

Il punto di Wish, la sua vera forza, il bandolo della matassa diventa chiaro solo nelle fasi avanzate della storia, nei 20 minuti finali del film, anche se fin da subito c’è qualche avvisaglia di dove si andrà a parare. Siccome questo colpo di scena è il punto del film, oltre che la parte più riuscita della sua storia, tenterò il più possibile di analizzarlo senza rivelarlo, onde evitare di privarvi del piacere di scoprire da voi ciò che di sorprendente ha da dire Wish.

Wish, recensione: Disney celebra i 100 anni con un film incolore e inutile

Per quanti temono di rovinarsi la sorpresa, dirò questo: Wish è uno dei film più deboli dell’intero canone Disney,fiaccato da una storia poco ispirata oltre al suddetto colpo di scena e da una protagonista/principessa che è del tutto sguarnita di personalità. Da una parte è comprensibile che Disney voglia celebrare sé stessa nel classico in uscita nell’anno del centenario degli studio d’animazione, dall’altra però citare il passato non basta a rendere dignitoso un film, checché l’esasperante tendenza alle meta-narrazioni di questi anni tenti di farci credere.

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La trama di Wish

Asha vive a Rosas, un regno creato da re Magnifico su un’isola nel Mar Mediterraneo. In tanti vogliono trasferirsi qui, in un regno caratterizzato da pace, armonia e magia. Dopo traumatiche esperienze d’infanzia, Magnifico ha infatti imparato a padroneggiare l’arte della magia, garantendo ai suoi sudditi di poter vedere realizzato un proprio desiderio.

Al compimento del diciottesimo compleanno infatti, ogni cittadino di Rosas affida al suo re un desiderio da realizzare.Ogni mese Magnifico ne realizza uno. La persone che affida il desiderio al re lo dimentica e viene quindi sollevata dal peso e dalle ansie generate dallo stesso desiderio da realizzare.

Asha non ha ancora affidato il suo desiderio al re Magnifico. Ha 17 anni e fa la guida turistica per i forestieri che visitano l’isola, mentre vive con il nonno centenario e con la madre. Magnifico la seleziona per un colloquio: se Asha lo supererà diventerà la sua assistente e lo aiuterà a prendersi cura dei sogni in attesa di essere realizzati.

Il colloquio però non va come previsto e Asha ne ricava la sensazione che, forse, re Magnifico non raccoglie i desideri dei sudditi armato di sole buone intenzioni. Nel riflettere sulla situazione, Asha esprimere un desiderio che viene sentito da una stella del cielo, che atterra su Rosas e diventa la fidata alleata della ragazza.

Star creerà il caos a Rosas, spingendo Magnifico a estremi rimedi per riportare il suo regno all’equilibrio da lui immaginato. Nel frattempo Asha e la sua capretta Valentino concepiranno un piano per salvare il desiderio del nonno di lei, che li porterà via via a capire cosa ci sia di profondamente sbagliato nella monarchia isolana e nel sistema dei desideri.

Wish, recensione: Disney celebra i 100 anni con un film incolore e inutile

Wish non è all’altezza del canone che celebra

Wish ma molti problemi che lo rendono un film fiacco, una sorta di brutta copia di un lungometraggio animato del canone disneyano. Il principale sta nella debolezza dell’impostazione di Rosas, il regno dei desideri. Disney con questo film voleva chiaramente celebrare il potere dei sogni, dell’immaginazione e della realizzazione personale alla base di molte storie del canone classico, ma si limita a “far succedere” la trama fino a poter rivelare il vero significato dei desideri custoditi da Magnifico.

La costruzione del regno di Rosas è così abbozzata che viene subito da chiedersi perché gli abitanti stessi non si interroghino mai su alcune zone grigie del suo funzionamento, ben prima che Asha intervenga. Il nonno di Asha ha 100 anni, ha donato il suo desiderio da giovane, per decenni ha visto tanti altri isolani veder realizzato il proprio desiderio: perché non si è mai fatto avanti? Perché nessuno pone mai domande sulla meritocrazia, su come viene deciso quale dei desideri da realizzare e dopo quanto tempo? Anche concedendo a Wish di non stare troppo a cavillare sulla coerenza interna essendo una fiaba per i più piccoli, Rosas sembra il contrario di un posto in cui sarebbe desiderabile vivere.

Asha inoltre dovrebbe guidare la storia, ma è un personaggio vuoto, privo di una scintilla vitale, di uno scopo. Non ha un desiderio, non ha uno sprone, né un’ambizione. Il vuoto in sé, la macanza, possono essere uno strumento potente. Anche la protagonista di Encanto è definita da una mancanza - di potere magico - ma in quel caso era una scelta vincente, che la poneva in un punto d’osservazione ideale rispetto alla logica interna della sua famiglia. Asha invece è così priva di personalità e conflitto da non sembrare nemmeno una principessa Disney, quanto la nostra anonima guida turistica nella storia. Qual è la sua storia? Cosa le piace? Cosa desidera? Come è finita su Rosas? Vuole andare a lavorare per Magnifico o no? Chissà.

Wish, recensione: Disney celebra i 100 anni con un film incolore e inutile

Un modo per far funzionare Asha sarebbe potuto essere quello di darle un tipo di desiderio o traguardo da raggiungere, ma porla come quella persona che vuole realizzarlo con le sue forze e quindi rifiuta la proposta di re Magnifico, mandando in crisi l’intera logica del suo regno. Ovviamente la storia (anche quella cinematografica) non si fa con i se e i ma a posteriori, ma fa impressione constatare come Wish sia così mal pianificato che basta pensarci su qualche minuto per rendere la sua protagonista da personaggio passivo ad attivo, il suo conflitto più interessante e coerente.

Anche a livello tecnico, il film vive più di rendita che d’idee originali. Ovviamente è questo un po’ il punto di Wish, come capirete una volta giunti al termine, ma rimane l’impressione di essere di fronte a una storia priva d’immaginazione. Le canzoni sono davvero poco accattivanti, anonimo il character design scelto, o ancora l’ambientazione e lo stile con cui è disegnata e costruita l’isola dove è ambientato Wish.

Il doppiaggio italiano - con le voci dei talent Gaia, Amadeus, Michele Riondino - non si fonde mai con naturalezza alle immagini. Non è che i talent in sé e per sé siano sempre un male, il canone Disney è pieno di voci inaspettatamente strepitose non professioniste dalla sala di doppiaggio su alcuni personaggi animati. I talent però vanno scelti con accortezza. Qui in più punti si sente la scarsa naturalezza di chi doppia e in generale si finisce per desiderare un doppiatore vero o la traccia inglese originale.

Cosa salvare dunque di Wish? Poco o niente. Certo l’idea celebrativa alla base del film, una volta individuata e compresa, ha un certo potere attrattivo, ma manca tutta una storia che la sostenga.

Wish

Durata: 95'

Nazione: Stati Uniti

4

Voto

Redazione

TISCALItestatapng

Wish

Vedendo Wish non si percepisce la cura, l’attenzione, l’eccellenza e il duro lavoro di anni che di solito trasmettono i film del canone Disney, anzi. A livello narrativo e spesso tecnico il tutto appare così abbozzato da ricordare certi vecchi sequel animato straight to video, con risorse e obiettivi più contenuti rispetto alle uscite in sala, pensati per il mercato delle videocassette. Wish celebra i 100 anni dalla fondazione dei Disney Animation Studios, ma non è assolutamente all’altezza i celebrare degnamente un anniversario tanto importante, anzi: è uno dei lungometraggi peggio riusciti e meno memorabili dell’intero canone della Casa del Topo.