Trafficanti

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Dopo il grande successo della trilogia di Una Notte da Leoni, Todd Phillips si cimenta in un film apparentemente distante da quanto fatto in precedenza, ma che in realtà nasconde molti più punti di contatto di quanti si può anche solo lontanamente immaginare. Abbiamo visto il film nella sale proprio in questi giorni, e vi raccontiamo il nostro parere all'interno di questa recensione.

Un “american dream” malato



Phillips, osservandolo da vicino, ha questo fantastico super potere di riuscire a raccontare in maniera leggera fatti reali, situazioni che pur portate all'estremo e talvolta proposte sotto forma di parodia, ricalcano la realtà. Tutto questo lo fa tenendosi sempre a debita distanza da qualsiasi forma di giudizio, e lasciando allo spettatore la possibilità di farsi la sua personalissima idea su quella che é la vicenda raccontata.

Altro elemento portante di gran parte dei suoi film sono la scemenza, l'irriverenza e talvolta la stupidità dei suoi soggetti. Personaggi giovani o adulti che si comparto come ragazzini, convinti di essere sempre in grado di fregare il prossimo. In Trafficanti tutti questi elementi li ritroviamo, con l'unica differenza data dal fatto che questa volta ci si ispira ad una storia realmente accaduta.

Trafficanti


David Packouz e Efraim Diveroli sono due ragazzi poco più che ventenni - interpretati sul grande schermo da Jonah Hill e Miles Teller - che si trovano a gestire un traffico di armi illecite per conto del governo degli Stati Uniti d'America. Uno lavoro rischioso, illegale e che viene gestito dai due ragazzi con estrema leggerezza. Proprio questa loro superficialità li porterà ad avere più di un problema, soprattutto quando in ballo ci sono 300 milioni di dollari.

La struttura non differisce troppo da quella di Una Notte da Leoni. L'inizio del film ci mette già davanti al fatto compiuto, e solamente con il proseguire della vicenda, la matassa verrà sbrogliata e tutti i pezzi del puzzle verranno incastrati perfettamente.

Più maturo, e forse in grado di prendersi decisamente più sul serio rispetto ai precedenti film di Phillips, Trafficanti (nome originale War Dogs) alterna fasi comiche ad altre più serie, come ad esempio i litigi tra la moglie di Teller e lo stesso personaggio interpretato dall'attore originarinario della Pensylvania, che servono per dare più spessore e profondità ai protagonista della storia.

Dialoghi e passaggi di una sceneggiatura che sembra strizzare l'occhio - facendo i dovuto paragoni - a quella piccola perla che é stata La Grande Scommessa diretta da Adam McKay o alla critica sociale di The Wolf of Wall Street. Un film più maturo e che nella commedia riesce a portare a galla argomenti estremamente seri che toccano ambiti come la politica, il contrabbando e molto altro ancora.

Trafficanti

Questa sua inaspettata anima dark, presente ma non marcata, non solo spiazza inizialmente lo spettatore, ma inevitabilmente alterna momenti più seri (non ce la sentiamo di definirli drammatici) ad altri in cui la prorompente irriverenza di Phillips viene a galla. Gran parte del merito é da dare ovviamente ad uno straripante Hill, perfettamente a suo agio nel personaggio che gli é stato ricamato addosso, e con una spalla forse meno a suo agio (Teller) ma comunque efficace.

L'unica vera certezza che si evince dalla visione di Trafficanti é che la commedia americana pare aver fatto un definitivo salta in avanti (non necessariamente di qualità, sia chiaro) verso una critica sociale che si fa sempre più importante all'interno di una pellicola di questo genere, senza però sacrificare una risata sempre presente… ma che forse diventa solamente più amara.

Tirando quindi le somme possiamo tranquillamente consigliare questo Trafficanti. Pur non essendo perfetto, e probabilmente meno divertente sotto svariati aspetti rispetto ai precedenti film di Phillips, il film regge bene per tutta la sua durata e non annoia mai, raccontandoci in maniera molto leggera un “american dream” malato e figlio di una situazione politica che sembra infettare in maniera consistente e voluta la stessa pellicola del regista di New York.

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