The Toxic Avenger non è più né tossico, né ribelle, né controcorrente: la recensione del remake del b movie anni ‘80

Il vendicatore tossico è tornato ma è diventato inspiegabilmente rassicurante e mainstream: la recensione di The Toxic Avenger

The Toxic Avenger non e piu ne tossico, ne ribelle, ne controcorrente: la recensione del remake del b movie anni '80

Un film come il remake di The Toxic Avenger, prodotto dalla stessa casa di produzione alternativa Troma a quarant’anni dal quel film a basso budget orgogliosamente fuori dal sistema hollywoodiano, si presta a molte considerazioni dolce-amare. La prima è che il mondo del cinema è cambiato tanto a livello tecnico, divenendo incredibilmente più accessibile di un tempo e consentendo ai piccoli produttori di poter mettere in piedi film dignitosi con budget contenuto. Tanto che oggi la firma Troma non significa (più) trovarsi di fronte a un film infinitamente più limitato nelle aspirazioni e nelle possibilità tecniche delle uscite di alta fascia: il questo senso, fare un film oggi è molto più semplice e democratico di un tempo. Nel 1984 invece The Toxic Avenger faceva litigare i suoi spettatori sulla lettera sul suo cartellino: per alcuni era semplicemente un b-movie, ovvero un film di seconda fascia fatto con mezzi di fortuna, per altri la b era sin troppo, era un c o addirittura uno zeta movie.

The Toxic Avenger non è più né tossico, né ribelle, né controcorrente: la recensione del remake del b movie anni ‘80

Dai tempi di Toxic Avenger fare un film di media fascia è diventato molto più facile

Il punto era che Troma, fino ad allora specializzata in parodie demenziali e commedie sexy, diede mezzo milione di dollari a Lloyd Kaufman e Michael Herz per realizzare il suo primo horror divenuto poi simbolo stesso della casa di produzione e nei mesi successivi all'uscita in sordina un successo basato sul passaparola e sul lavoro di un pugno di sale newyorkesi nel proiettarlo e pubblicizzarlo. Film che era sì limitato nei mezzi, con un cast di sconosciuti (vi compariva Marisa Tomei in un piccolo ruolo), ma che proponeva il proprio modello contro l’establishment hollywoodiano.

La metafora stava tutta lì: nella parodia del sureroe statuario e di successo che qui è invece un inserviente tarchiato e di aspetto modesto, armato di moccio per pulire i pavimenti, reso raccapricciante da una caduta in una vasca rifiuti radioattivi che lo fanno diventare verde e mostruoso, ma gli donano una sostanziale invulnerabilità e una forza sovrumana. Il The Toxic Avenger di oggi trova in Kevin Bacon Elijah Wood e Peter Dinklage i suoi mostri moderni: il primo nell’animo da fratello crudele e uomo d'affari senza scrupoli, i secondi solo nell’aspetto, coperti da un makeup prostetico che li rende creature da incubo. Pur gobbi, goffi e di aspetto malsano, entrambi ricordano un po’ i mostri Universal o quelli di Del Toro; creature a loro modo dolci, per cui ovviamente finisci per fare il tifo.

Questo remake non nasce da uno studios che si è impadronito di questa storia, tirandone fuori un rifacimento del tutto comparabile ai film di media fascia, che rifarà “in bella copia” gli effetti visivi pulp e le scene di ultraviolenza dell’originale sterilizzandone la visione politica e la critica al mondo del cinema commerciale. No, questo nuovo film è sempre prodotto da Torma, segno che la democratizzazione della tecnologia cinematografica permette anche alle produzioni indie di omologarsi a quelle mainstream. The Toxic Avenger insomma è ben fatto, a riprova dell’assunto che un film sgraziato e di brutta fattura oggi si fa solo per dolo o per pigrizia.

The Toxic Avenger non è più né tossico, né ribelle, né controcorrente: la recensione del remake del b movie anni ‘80

Anche Toxic Avenger si è omologato al cinema poco inspirato degli antieroi

Il problema però sta lì, nell’omologazione. La piccola, grande tragedia di questa versione di The Toxic Avengers è che si è conformata anche nei contenuti (o per meglio dire nella loro rilettura) alle storie che racconta il resto di Hollywood. Il protagonista tossico di Peter Dinklage è un lavoratore “fottuto dal sistema” che si ritrova per caso ad avere poteri sovrumani: sembra la genesi di un villain, invece è quella di un eroe diversamente affascinante, che trova nell’essere verde, radioattivo e sostanzialmente immortale il modo di far funzionare il suo difficile rapporto con un figlio sullo spettro autistico, che fatica a rassegnarsi alla morte della madre e si sente tradito dall’averla persa senza sapere che fosse malata.

Nonostante le scene splatter ci siano, le mani e le teste vengano mozzate e il sangue schizzi ovunque, l’impressione è comunque quella di trovarsi davanti a uno di quei film per ragazzi con Jack Black che recupera il rapporto con un gruppo di ragazzini che gli fanno ritrovare la sua umanità. A chi scrive ha molto ricordato l’adattamento dei romanzi per ragazzi di R. L. Stine Piccoli Brividi per la sala, che a sua volta ingentiliva di parecchio di brivido delle storie letterarie originali. La differenza però che Piccoli brividi era pensato per il pubblico giovanile ed era un progetto tutto sommato ben realizzato, mentre The Toxic Avenger in teoria qui insegue un pubblico adulto, quello che apprezza l’originale ed è pronto a rivisitarlo, che vuole vedere le teste esplodere, il sangue schizzare, gli occhi uscire dalle orbite e il sangue radioattivo fluire disgustoso.

A mancare totalmente è la dimensione alternativa, fuori e contro il sistema convenzionale e standardizzato della cinematografia statuntiense. Non si capisce nemmeno quanto volontariamente, ma The Toxic Avenger con la sua rilettura inserisce pienamente il suo eroe in questo sistema che un tempo tanto rifuggeva e criticava. Un po’ perché Hollywood da parecchi anni non fa che raccontare antieroi in teoria "diversi" ma nei fatti così convenzionali da essere appunto inoffensivi. Un po’ perché questo film, da come è prodotto a come si presenta, è il trionfo della consuetudine, del già visto, senza nemmeno troppa ispirazione.

The Toxic Avenger non è più né tossico, né ribelle, né controcorrente: la recensione del remake del b movie anni ‘80

Per giunta ha anche una scrittura abbastanza povera, una messa in scena modesta. Non riesce a trovare come punto di partenza niente di meglio della solita, anonima grande azienda-corporazione malvagia che schiaccia l’anziana negoziante con il gatto, la giovane ragazza afroamericana che lotta contro il sistema e il protagonista, un lavoratore malato tradito dalla sua stessa azienda che decide di ribellarsi. Ciò che una volta era grezzo e per questo abrasivo, graffiante, incisivo, ora è levigato, rifinito e uguale a decine di alti film. The Toxic Avenger è visivamente migliore (o forse solo meno ruvido) ma per contenuti scivola via senza attrito, lasciando dietro di sé pochissimo.

The Toxic Avenger (2023)

Rating: TBA

Nazione: Stati Uniti

5

Voto

Redazione

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The Toxic Avenger (2023)

Vorrebbe essere il remake di un film alternativo ed eccessivo, ma sembra quasi un horror per ragazzi intriso di atmosfere e tematiche familiari: ignorando completamente la storia originale del primo Toxic Avenger questo remake del 2023 potrebbe essere tutto sommato una visione sufficiente, ma conoscendo ciò a cui attinge e ciò che vorrebbe essere, non può che essere la mortificante prova che il cinema istituzionale e convenzionale sta colonizzando anche spazi un tempo indipedenti e ribelli.

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