Play Dirty - Triplo Gioco, recensione: Mark Wahlberg non è un sostituto all’altezza di Robert Downey Jr

Scelto come rimpiazzo per Rober Downey Jr., il il monocorde Mark Wahlberg affossa definitivamente il Shane Black meno ispirato di sempre.

di Elisa Giudici

È tornato Parker ed è ancora una volta il rapinatore più spietato e distaccato in tutta New York e della costa est statunitense. Il criminale duro e puro ideato dallo scrittore statunitense Donald E. Westlake, già portato innumerevoli volte su grande schermo, è una sorta di tavolozza bianca su cui negli anni hanno dipinto registi diversissimi tra loro. Tra gli altri in questo gruppo eterogeneo valgono la menzione Godard, Boorman, Flynn, Statham, che hanno contribuito a costruirne il mito al cinema.

Il ritorno di Parker al cinema con una nuova incarnazione

Il personaggio - un ladro senza scrupoli e senza coinvolgimento emotivo,  concentrato solo sulla sua “arte” ovvero la messa appunto e attuazione di rapine molto ambiziose - sembra avere come unica caratteristica quella di essere un duro, mai piegato da sentiment(alism)i, più duro dello stesso genere hard boiled di cui i suoi romanzi fanno parte. Parker è il tipo di persona che fredda un uomo a favore di cinepresa senza nemmeno quell'uscita di scena, quell'imprevisto, quella battuta che rendono l'esecuzione una mossa cinematograficamente accattivante o quantomeno motivata. Se serve al piano, niente lo fermerà. 

Protagonista di oltre una ventina di romanzi scarni e senza fronzoli scritti sotto pseudonimo a Westlake, Parker è il personaggio ideale per ampliare il catalogo Prime Video. Un servizio streaming a pagamento che negli ultimi tempi sembra volersi spingere sempre più nella direzione di un’offerta tarata su un pubblico maschile la cui età anagrafica permette persino di ricordare qualche incarnazione precedente del personaggio. A interpretare Parker qui c’è Mark Wahlberg, che con la sua famigerata espressione monocorde, il suo accento bostoniano e la sua recitazione intensamente monotona sarebbe in teoria l’interprete perfetto per questo ruolo.

Play Dirty è il ritorno molto sottotono di Shane Black

Solo che Play Dirty - Triplo Gioco è anche e soprattutto un film scritto e diretto da Shane Black, ovvero il regista di piccoli cult dalla forte vena comica come The Nice Guys, Iron Man 3 e Kiss Kiss Bang Bang, oltre che l’autore della celeberrima sceneggiatura di Arma Letale. È il fatto stesso di essere il nuovo film di Black a distinguere Play Dirty - Triplo Gioco dalla massa di uscite direct to streaming di stampo action che ogni settimana affollano le principali piattaforme. È la presenza di Black ad avere fatto entrare il film nel radar dei cinefili e degli amanti del genere, che però probabilmente andranno incontro a una delusione, dato che il naturale talento di Black per la sceneggiatura e la regia qui è in gran parte non sfruttato.  E dire che, dati i nomi coinvolti, sono sembrava essere uno di quei casi in cui la mancata distribuzione cinematografica del film suggerisse una natura da vecchio direct to video, categoria di film che ieri come oggi non passano dalla sala perché negli stessi s'investiva il minimo sindacale nella speranza di acchiappare comunque un pubblico casalingo. Un tempo erano le VHS, oggi sono le uscite settimanali in piattaforma. 

In Play Dirty - Triplo Gioco Shane Black non adatta nello specifico un romanzo di Westlake, ma condensa le caratteristiche dell’intero ciclo letterario di Parker, scrivendo una storia inedita che funge da compendio della saga letteraria che consta oltre una ventina di volumi. Inoltre usando come ambientazione una New York innevata vicina concettualmente al Natale, la sceneggiatura torna ad avvicinarsi alla mai sopita ossessione che Black ha per ambientare le sue storie durante le festività, da Arma Letale ad Iron Man 3. 

Il copione, almeno in apparenza, è puro Black: una rapina iniziale che va a finire bene nonostante qualche intoppo ma i cui membri del gruppo vengono freddati da un nuovo acquisto nella squadra, una ragazza di nome Zen (Rosa Salazar).

Nel mettersi sulle sue tracce per vendicare la morte della sua squadra, l’inscalfibile Parker viene coinvolto nel furto dei resti e del tesoro di galeone spagnolo a cui punta anche l’Outfit, l’organizzazione criminale guidata da Tony Shalhoub che è la nemesi di Parker e che l'ha esiliato qualche anno prima da New York. Può un solo uomo smantellare un'organizzazine criminale potentissima per quello che percepisce come uno sgarbo alla sua libertà? Prevedibilmente seguono molti colpi di scena e ribaltoni narrativi, oltre che a tante sequenze d’azione (soprattutto inseguimenti in macchina, moto, treno) che vorrebbero essere spettacolari, ma la cui ambizione è mortificata dal massiccio uso di una CGI molto alla buona.

Mark Wahlberg non è il miglior rimpiazzo per Robert Downey Jr nel ruolo di Parker

Il problema principale della pellicola, che non gira mai per il verso giusto, sta soprattutto nel suo protagonista. Mark Wahlberg infatti è subentrato a Robert Downey Jr nel ruolo di Parker dopo che quest’ultimo (amico e collaboratore di lungo corso di Shane) si è dovuto sfilare all’ultimo da progetto come attore, rimanendo nelle vesti di produttore. Mark Wahlberg in teoria è l’uomo perfetto per interpretare un personaggio che, non ironicamente, uccide senza remore chiunque trovi sul suo cammino per avergli detto “dove può camminare e dove no”. Il punto del film è mostrarlo nel suo estremo distacco e nella sua dipendenza dla suo lavoro da rapinatore, trasformando la rigidità del personaggio in verve comica.

Il problema di Mark Wahlberg è che questi ruoli riesce a interpretarli quando vanno presi sul serio e non come qui, dove c’è un’innervatura comica evidente e persino autoironica, che dovrebbe rendere divertente il personaggio nella sua rigidità Non che Black si avvicini mai davvero ai picchi della sua scrittura migliore in un copione con tanti passaggi scritti quasi in automatico, introdotti da personaggi molto stereotipati, a partire dal classico cattivo che spiega per filo e per segno il suo piano, in modo da fare un sunto di quanto successo allo spettatore che ritiene molto distratto e poi da consentire di tuffarsi di testa alla successiva scena d’azione, senza approfondire ulteriormente.