Lui è tornato

di Francesca Perozziello
Per pochi giorni é arrivato anche in Italia Lui é tornato, una pellicola che sta facendo parlare di sé.
Tratto dal best-seller dell'autore tedesco Timur Vermes, il film porta sul grande schermo uno dei più grandi tabù degli ultimi settant'anni: Adolf Hitler redivivo.
Sì, perché Lui é tornato non si limita a ricostruire la vita di Hitler o i suoi ultimi giorni, questo lo hanno già fatto in tanti, da Charlie Chaplin a Bruno Ganz, ognuno a modo loro. Il film fa un passo avanti: porta Adolf Hitler direttamente ai giorni nostri, catapultandolo nel mondo di youtube, dei talent show di cucina e dei nostalgici neo-nazisti.



Inspiegabilmente, ecco che Hitler si risveglia a Berlino, nel punto in cui sorgeva il suo bunker, e si ritrova nel bel mezzo di un documentario sul calcio. Sotto lo sguardo attonito dei piccoli protagonisti, uno dei quali ha sulla maglia lo strano nome di "Ronaldo", Hitler inizia ad aggirarsi per la città e cerca di capire cosa sia successo.

Gran parte della genialità di questa pellicola é dovuta al fatto che non tutte le scene siano state girate con attori consapevoli. Diverse sequenze del film, specialmente quelle in mezzo alla folla di Berlino, sono state realizzate in stile documentario. Tutte le sequenze che prevedono l'interazione con il "tedesco medio" del 2014 sono autentiche. Niente sceneggiatura e nessuna preparazione.

Grazie a questo espediente, possiamo assistere alle diverse reazioni della gente al passaggio di Hitler in città, fra turisti che scattano fotografie e tedeschi che vanno al lavoro. C'é chi lo ferma per un selfie, chi lo insulta e chi purtroppo lo rimpiange.
E non pensate che possa accadere solo in Germania. Probabilmente accadrebbe lo stesso in molti altri Paesi del mondo. Un ritratto sintetico e abbastanza spietato, ma proprio per questo alquanto veritiero, delle mille facce dell'essere umano. Specialmente delle facce nascoste.

Con la sua uniforme e gli inconfondibili baffetti, Hitler viene notato dal regista del documentario sul calcio, che grazie all'aiuto di sua madre lo scorge nella registrazione. Collaboratore precario di una grossa emittente televisiva, il goffo regista diventa la guida di Hitler alla scoperta del nostro mondo. Cos'é cambiato e cos'é rimasto uguale in tutti questi anni? Lo vediamo passo passo, mentre vengono alla luce vizi ed elementi costanti della Germania del 2014.



Disgustato dal proliferare di talent show di cucina, piacevolmente stupito da internet e dall'invenzione del mouse, Hitler non risparmia commenti feroci nei confronti dei moderni politici tedeschi, a cominciare da Angela Merkel.
Ironico, cinico, con un messaggio politico piuttosto esplicito, Lui é tornato sa esattamente cosa vuole dire e come ha intenzione di farlo. Un film coraggioso, capace di portare alla luce i lati più oscuri e reazionari della Germania contemporanea e in generale, dispiace dirlo, dell'europeo contemporaneo.

Da parte di Oliver Masucci, l'interprete di Hitler, c'é stato un notevole percorso di preparazione al personaggio. Uno studio delle movenze e del modo di esprimersi che lo ha portato ad essere così credibile da sembrare il vero Hitler. Non sorprende che in tanti, pur sapendo di non trovarsi in presenza dell'originale, abbiano reagito come se a parlare non fosse un attore, bensì Hitler in carne ed ossa. Lo dimostrano le affermazioni razziste e intolleranti che sgorgano verso la telecamera senza paura di censure.
C'é chi si dichiara apertamente neo-nazista e chi, pur non ammettendolo, si lascia andare a dichiarazioni che lasciano intuire molto altro.

La morale del film, notevolmente pessimista ma forse non così assurda, é che l'instaurazione di una nuova dittatura, simile a quella nazista, non sia del tutto impossibile.
Ancora più sconcertante é il fatto che, in fin dei conti, lo spettatore sia tentato di parteggiare per il protagonista, pur conoscendone bene il passato. E se da un lato questo potrebbe essere il punto debole del film, dall'altro potremmo interpretarlo come la dimostrazione lampante dei rischi concreti del ripetersi, tristemente, di una brutta storia che tutti conosciamo.