La Llorona - Le lacrime del male

La saga di “The Conjuring” continua a crescere con nuove pellicole in grado di indagare il folklore americano. In uscita il 17 aprile, nelle sale italiane, con “La Llorona – Le lacrime del male” si toccano le corde dell’America Latina, portando in scena una delle leggende più note. La donna che piange non è altro che la terrificante apparizione di una donna che, dopo un raptus di folle gelosia nei confronti del marito sorpreso con una donna più giovane, tolse la vita ai suoi due figli. Accortasi del folle gesto, decise anch'essa di porre fine alle sue sofferenze, restando così condannata per l’eternità a vagare sulla terra per cercare dei bambini che potessero attenuare il dolore per la sua perdita.

Sembra un po’ che in è questi film non interessi più di tanto la storia che si vuole raccontare, quanto piuttosto l’atmosfera tensiva, non sempre riuscita. Siamo nel 1973, sei anni dopo gli eventi raccontati in Annabelle – citata dallo stesso Padre Perez (Tony Amendola) – sempre in California e la famiglia che verrà a contato con la presenza demonica è composta da una madre Anna (Linda Cardellini) vedova e i suoi due figli. Lei è un’assistente sociale che si occupa di casi di abusi sui minori; lavorando sulla vicenda di una madre accusata di violenze ella verrà a conoscenza della leggenda su la Llorona, alla quale non crederà. La sua fede inizierà a mutare quando gli stessi eventi che aveva visto verificarsi sui bambini del caso sulla quale lavorava non si presenteranno anche sui suoi figli.  

Ancora una volta ci si trova davanti l’onniscienza di padre Perez che, come nelle altre pellicole, sembra abbia sempre sotto mano un immenso catalogo di esperti dell'occulto pronti a intervenire laddove non possa lui in prima persona. La sua figura è praticamente una costante all’interno della saga, rendendolo un filo conduttore tra una leggenda e un’altra, anche se diventa incredibile il fatto che lui possa realmente conoscere ogni singola storia popolare. 

La Llorona - Le lacrime del male

Lo spettatore in sala si ritrova con la classica attrice con il volto pieno di cerone, pronta a spaventare con i classici Jumpscare alla quale l’intera saga ci ha ormai abituati, dovuti però più per l’assordante urlo che il più delle volte l’accompagna che per l’effetto sorpresa. Lo scontro, esattamente come avveniva in “The Nun” si fa più fisico che psicologico, perdendo il reale valore tensivo che la musica o l’atmosfera in sé riesce a creare. Se, infatti, in una prima parte del film, si viene spaventati dalle lacrime e dalle urla dell’entità malefica, la seconda parte della pellicola viene costellata da un crescendo di misticismo in grado di sfollare nella banalità più assoluta.

I movimenti della camera a mano, per quanto possano essere parte integrante dell’atmosfera orrorifica, qui stroppiano. Non si capisce se la telecamera voglia farci vedere quello che vede il personaggio, se voglia semplicemente seguirlo da un punto di vista esterno, o se si sposti semplicemente per il gusto di nascondere i punti nella quale avverrà l’apparizione del mostro e con esso il classico salto sulla poltrona.

Se ci si sofferma persino sull’aspetto visivo del film, ci si ritrova davanti le stesse caratteristiche che vi erano in The Nun. La figura della Llorona (interpretata da Marisol Ramirez) è realmente inquietante quando viene solo accennata, ma nel momento in cui il suo volto viene ripreso dalla telecamera, il trucco perde di efficacia. Gli effetti sono gradevoli solo sulle deformazioni del volto della donna, ma stiamo parlando di un film nella quale si nota persino come la pioggia, in una panoramica del quartiere, sia stata aggiunta in post-produzione. Ma vi lasciamo con la curiosità nello scoprire come avverrà la risoluzione della persecuzione, perché quello è il momento che racchiude al meglio la valutazione complessiva su questo film.