È colpa nostra?: la saga romantica si conclude con un nulla di fatto

Ritroviamo i personaggi di Noah e Nick, protagonisti dei romanzi di Mercedes Ron, nell'ultimo adattamento delle loro (dis)avventure sentimentali. Su Prime Video.

di Maurizio Encari

Sono trascorsi quattro anni dalla dolorosa separazione tra Noah e Nick, i protagonisti della saga romantica iniziata con È colpa mia? (2023) e proseguita con È colpa tua? (2024). Lei ha appena dato inizio alla propria carriera lavorativa, cercando di costruirsi un'indipendenza lontano dal turbinio emotivo che aveva caratterizzato quella relazione tossica. Lui è ormai l'erede designato dell'impero imprenditoriale di famiglia, immerso in responsabilità aziendali che lo costringono una volta per tutte a crescere. Entrambi si sono imbarcati in nuovi legami sentimentali: Noah con Simon, un ragazzo apparentemente stabile che rappresenta tutto ciò che Nick non è mai stato, mentre Nick prende una decisione riguardo ad un prossimo matrimonio per migliorare la su immagine pubblica, recentemente finita nell'occhio del ciclone.

Ma in È colpa nostra? il destino finirà per farli ovviamente di nuovo incrociare sulla stessa strada. L'occasione è il matrimonio dei comuni amici Jenna e Lion e non appena i due ex si ritrovano faccia a faccia, quella scintilla mai veramente spenta si riaccende con la stessa intensità del passato. Ma nuove insidie, e le loro stesse decisioni, rischiano di complicare ulteriormente il fulmineo ritorno di fiamma... 

È colpa nostra o loro?

Prima di addentrarci nell'analisi del film, è necessario contestualizzare il fenomeno culturale che quest'ultimo capitolo della trilogia Culpables rappresenta. Trilogia che nasce dalla penna di Mercedes Ron su Wattpad, piattaforma dove milioni di utenti - prevalentemente giovani e giovanissimi - pubblicano e leggono storie di ogni genere. I romanzi online hanno ottenuto un successo planetario, diventando bestseller del New York Times e conquistando un seguito enorme di fan, principalmente composto da adolescenti che si identificano nei personaggi loro coetanei e nella storia d'amore "impossibile" tra Noah e Nick.

L'elemento centrale - e profondamente problematico - della saga è che i due protagonisti sono fratellastri acquisiti: i loro genitori si sono sposati, rendendoli tecnicamente fratello e sorella, anche se non c'è alcun legame di sangue tra loro. Questa premessa, pensata evidentemente per aggiungere un elemento "proibito" e quindi più eccitante alla relazione, non fa che mascherare quello che è essenzialmente un rapporto disfunzionale caratterizzato da gelosia patologica, possessività estrema, manipolazione emotiva e dinamiche tossiche presentate come romantiche. Il tutto in un microcosmo segnato dal lusso e dall'estrema ricchezza, con feste sfarzose, macchine da sogno e vestiti elegantissimi.

Dalla carta allo schermo

Il successo dell'adattamento live-action è stato a dir poco strepitoso, con numeri impressionanti che confermano come il relativo target abbia una costante necessità di queste narrazioni romantiche intense e spesso assurde, anche quando veicolano messaggi discutibili su cosa significhi amare qualcuno.

Ed è proprio qui che risiede il problema più grave di È colpa nostra? e dei suoi predecessori, pressoché fotocopia nella gestione dei tira e molla e delle scontatissime figure di contorno. Ci troviamo infatti davanti alla rappresentazione di una relazione fondamentalmente tossica e disfunzionale come se fosse un ideale romantico al quale aspirare. Noah e Nick tradiscono loro stessi e i loro nuovi partner senza farsi alcuno scrupolo, con qualche lacrima qua e là a giustificare bugie e segreti come nulla fosse, in una love-story tutto fuorché giocata sui sentimenti ma bensì sull'arrivismo e sullo stimolo sessuale. La loro relazione va ben oltre la co-dipendenza emotiva o l'attrazione fatale: è un ciclo perpetuo di litigi, tradimenti, gelosie, manipolazioni e ritorni drammatici, che non lascia spazio per una crescita personale o una maturità emotiva credibili.

Una giustificazione per tutto

La cosa peggiore è che sia il film che i libri alla base affrontino tutto questo senza mai mettere veramente in discussione la correttezza o la moralità di questi comportamenti. Certo, ci sono momenti in cui i personaggi sembrano voler cambiare, in cui si parla di perdono e di lasciarsi alle spalle il passato, ma si tratta sempre di parole vuote seguite da azioni che contraddicono quanto affermato poco prima.

La sceneggiatura del regista Domingo González e di Sofía Cuenca è un pastiche disordinato, che tenta di mescolare generi diversi - commedia romantica, dramma sentimentale, persino action nelle sequenze al volante che caratterizzavano anche le scorse pellicole - senza mai trovare un'identità coerente e allungandosi eccessivamente per quasi due ore. Poco importa che lo sguardo della protagonista Nicole Wallace buchi spesso lo schermo, giacché anche la giovane attrice spagnola si ritrova in balia di quel magma di eventi che risultano amaramente grotteschi se non del tutto ridicolamente sbagliati. E la messa in scena pulitissima e precisa non fa che confermare i limiti di un'operazione tutto apparenza e zero sostanza