Dune parte due, la recensione della pellicola autoriale di Dennis Villenueve

L'attesa del secondo capitolo termina il 28 febbraio. Torna il cast corale, con nuove aggiunte, e un ritmo più incentrato sull'azione.

Dune parte due la recensione della pellicola autoriale di Dennis Villenueve

Al complesso quadro disegnato da Denis Villeneuve, finalmente il 28 febbraio, si aggiunge “Dune parte 2”. Un arco narrativo molto complesso da gestire che è stato già in grado di connotarsi di autorialità con la sua prima parte e che, adesso, raggiunge il suo apice nonostante sia stia già pensando al sequel.

La storia riparte dal punto in cui l’avevamo lasciata: Paul Atreides (Timothée Chalamet), insieme a sua madre (Rebecca Ferguson) sono in fuga e si sono uniti al popolo autoctono di Arrakis, i Fremen. L’obiettivo e la riconquista dei territori sottratti, in modo cruento, dagli Harkonnen. Un piano vendicativo che porterà alla luce scomode verità governative, soprattutto perché si metterà in luce quando sia stato l’imperatore (Christopher Walken) stesso a tramare contro la famiglia degli Atreides.

Dune parte due, la recensione della pellicola autoriale di Dennis Villenueve
Una scena di Dune - Parte due. Crediti: Warner Bros.

Dune - Parte 2, grandi temi e fedeltà al libro

Tornano, quindi, le tematiche che avevamo avuto modo di esplorare e di assaporare nella prima parte di questa immensa opera: fanatismo religioso, politica, vendetta e linee di sangue. Elementi che riescono perfettamente a mescolarsi col tono fantascientifico ma che, allo stesso tempo, si mostrano quanto mai attuali e moderne. L’intero world building, nonostante prenda origine dai romanzi scritti da Frank Herbert nel 1965, riesce a creare una commistione tra realtà e fantasia restituendo allo spettatore una chiara visione d’insieme. A giocare un ruolo fondamentale, ancora una volta, sono i costumi che riescono a trasmettere concetti complicati e complessi come usi e costumi d’intere popolazioni.

Questi concetti vengono visivamente restituiti dalla saturazione della pellicola. La fotografia, così come la composizione musicale di Hans Zimmer, è un piacere per i sensi. I momenti in cui tutto si tinge dei toni del bianco e nero, in netto contrasto con il calore della sabbia e la libertà respirata tra le dune della spezia, permettono una grandissima connessione con la crudeltà intrinseca nell’animo degli Harkonnen. È quasi come se la cura di ogni singola inquadratura possa riuscire a parlare direttamente col pubblico che si appresta alla fruizione in sala. Perché si, questo è un film che va visto su uno schermo cinematografico mentre la poltrona trema per gli effetti sonori.

La complessità descritta già solo nel primo libro di Dune viene perfettamente restituita al pubblico tramite uno spettacolo visivo decisamente unico per il suo genere. L’attenzione data ai dettagli è palpabile nelle scelte registiche, tanto quanto nell’interpretazione dell’intero cast. Ai volti già noti, infatti, si sono aggiunti: Florence Pough, nel ruolo della Principessa Irulan Corrino; Christopher Walken nei panni dell’Imperatore Shaddam IV; Léa Seydoux è Margot Fenring; e Austin Butler ha scioccato tutti con la sociopatia del suo Feyd-Rautha Harkonnen. Proprio su quest’ultimo ci si deve soffermare perché riesce ad aggiungere ciò che non avevamo avuto modo di comprendere fino in fondo della crudeltà degli Harkonnen. Il ruolo, purtroppo non abbastanza centrale, di questo personaggio riesce a conferire una pennellata di ombra e bieca crudeltà; elemento su cui si sarebbe potuto giocare ancor di più per poter descrivere il sadismo presente all’interno della linea di sangue. Anche se, dobbiamo ammetterlo, riesce comunque a creare il giusto contrappeso alle azioni del nostro Messia.

Dune parte due, la recensione della pellicola autoriale di Dennis Villenueve
Alcuni personaggi di Dune - Parte due. Crediti: Warner Bros.

Il peso del ruolo dell'eletto

Paul Atreides, dopo un lungo processo di accettazione, riesce a comprendere l'importanza del proprio destino così da compiere i passi nella direzione profetica. In questo modo è costretto a dover sopportare sulle proprie spalle tutte le conseguenze richieste dal ruolo. Timothée Chalamet, con la sua interpretazione, conferisce al suo personaggio tutto il peso emotivo e sentimentale che questa accettazione comporta. Le sue doti attoriali, in questa seconda parte, gli hanno permesso di toccare corde molto intense e di grande impatto. Allo stesso modo, è impossibile non citare l’interpretazione di Rebecca Ferguson. Madre e figlio, specie in questa seconda parte, sono fondamentali per lo svolgimento della trama e le azioni da loro compiute sono chiave per l’intero moto narrativo. La Ferguson, in questo caso, non ha neanche bisogno di usare la “voce” per poter costruire l’intero pathos intorno al suo personaggio: le bastano gli occhi. In questo modo, attraverso i loro due corpi prendono vita i simboli del fanatismo religioso, tanto quanto quelli del potere politico.

Dune - Parte 2, un leggero cambio di rotta da parte di Villeneueve

Va sottolineato, inoltre, che il ritmo in questa seconda parte cambia decisamente rotta. Se, infatti, con la prima parte avevamo un sapore un po’ più riflessivo e un ancoramento ben deciso alla costruzione del mondo narrativo; qui riusciamo ad entrare nel vivo dell’azione. Ovviamente continuiamo a posare le basi per quella che sarà una vera e propria “Guerra Santa”, ma allo stesso tempo le strategie di battaglia diventano più concrete e ciò permette un ritmo più concitato. L’alternanza di istanti di stasi a quelli più combattivi permette di assimilare tutta la complessità emotiva che grava sui nostri protagonisti.

 

 

Dune - Parte 2

Rating: Tutti

Durata: 165'

Nazione: Stati Uniti

9

Voto

Redazione

DuneParte2jpeg

Dune - Parte 2

“Dune parte due” si riconferma il film dell’anno. Una di quelle pellicole che devono essere viste per la sua immensa maestosità. Le prove attoriali, tanto quanto la musica e l’impatto visivo gli conferiscono un grande impatto emotivo e sensoriale. Un’opera che va assimilata in sala cinematografica nonostante la sua durata.