Diabolik – Ginko all'attacco! Il Blu-ray visto e ascoltato

Tutto quello che avreste voluto sapere sull'edizione Blu-ray Eagle Pictures e non avete ancora osato chiedere

di Claudio Pofi

Un colpo dopo l'altro Diabolik (Giacomo Gianniotti) si impossessa di un'intera collezione di gioielli, ma stavolta l'ispettore Ginko (Valerio Mastandrea) è un passo avanti a lui ed Eva Kant (Miriam Leone). Con un abile stratagemma scopre la base segreta del re del terrore, arrivando a spezzare il legame che unisce la coppia. Abbandonata dal compagno durante la fuga la Kant inizia a collaborare con lo stesso Ginko, il quale però è restio a credere al suo voltafaccia.

Per niente diabolico

L'operazione nostalgia di un certo modo di fare cinema di genere anni '60 e l'incondizionato amore dei Manetti Bros. verso Diabolik ha portato a una trilogia legata (sarebbe meglio dire “ingessata”) ai fumetti delle sorelle Angela e Luciana Giussani. Rispetto al primo film questo seguito è ancora meno efficace: soliti dialoghi didascalici, eventi telefonati, ritmo altalenante, trovate al limite del ridicolo (su tutte l'imboscata nel tunnel oppure l'auto della polizia che suona il clacson impossibilitata a inseguire la Kant per il collega esanime sull'asfalto) mentre si respira un'aria legnosa e soporifera.

Già Marinelli, che tutto sommato aveva il suo perché nei panni del re del terrore, nel primo film aveva funzionato fino a un certo punto, ma con il passaggio di testimone a Giacomo Gianniotti la situazione si complica. Questione legata solo in parte all'attore, perché qui a pesare più d'ogni altra cosa è l'assenza di un diabolico Diabolik, in questo secondo film totalmente non pervenuto.

Chi come il sottoscritto ebbe la fortuna di leggere una dozzina di numeri del fumetto tra i '70 e gli '80 ricorda quanto bastasse lo sguardo criminale a suscitare inquietudine. Questo Diabolik non è spietato, ha mezza marcia in più quando indossa la maschera, senza scade nell'anonimato ma soprattutto non fa paura.

Invece che perdersi unicamente nelle invenzioni delle Giussani i Manetti avrebbero potuto cogliere ispirazione da certi volti diversamente cattivi come per esempio quello di Jean Marais, il mitico Fantômas della trilogia (pure con toni da commedia) di André Hunebelle guarda caso realizzata proprio negli anni '60. Ancora meglio sarebbe stato approfondire l'originale Fantômas dei primi del '900: magnificamente crudele e spietato, così come è superiore l'apocrifo film di Mario Bava. Resta il plauso al sempre bravo Sergio Stivaletti a cui si deve la paternità di prostetici, maschere e cappuccio di Diabolik. In questa operazione nostalgia è molto probabile che i cultori del personaggio si siano felicemente ritrovati all'interno di riuscite scenografie e iconiche ambientazioni.

Gli attori sembrano viaggiare quasi tutti col pilota automatico, la buona mano dei Manetti la si ritrova in alcuni movimenti di macchina e nient'altro: per incrociare uno dei pochi momenti senza riserve occorre aspettare i titoli di coda e il piano sequenza che segue Ginko nella tana di Diabolik. Peraltro Mastandrea è il meno peggio, anche se non basta una pipa per ritrovare quel personaggio, così come non è sufficiente avere i capelli a "picco della vedova" per essere Diabolik. Il volto conta fino a un certo punto: se non ne fosse stato convinto, Oliver Stone non avrebbe certo ingaggiato quel gigante di Anthony Hopkins per interpretare Richard Nixon. 

A compromettere ulteriormente la scena ci si mette pure Monica Bellucci, con un accento francese con cui sembra parodiare sé stessa, attrice tra le più sopravvalutate su piazza. Notevoli le musiche di Aldo e Pio De Scalzi e il brano di Diodato, così come è interessante l'originale apertura del racconto, nonostante scimmiotti lo stile dei titoli di testa degli storici 007. Film consigliato solo a veri aficionado del fumetto.

Diabolik - Ginko all'attacco 4K - Come si vede

Girato interamente digitale (camere presumibilmente Canon) a risoluzione non dichiarata, il master di partenza deve essere stato eccellente, visto il risultato tecnico finale. Formato immagine 2.39:1 (1920 x 1080/24p), codifica AVC/MPEG-4 su BD-50 doppio strato. L'encoding e il lavoro di compressione dimostrano di saper gestire al meglio i tanti passaggi in ambienti poco luminosi o notturni, con solidità anche in secondo piano senza ravvisare limitazioni evidenti nelle sfumature colore specie per i fondali, neri profondi. Al netto dell'SDR che ha maggiore compressione dinamica, nel complesso ci si trova di fronte a un'immagine che risalta pienamente anche su schermi di grandi dimensioni.

Diabolik - Ginko all'attacco 4K - Come si sente

Eccellente la traccia DTS-HD Master Audio 5.1 canali (24 bit), per uno spettacolo tutto da ascoltare con un brillante palcoscenico sonoro a esaltare la narrazione. Ottima presenza scenica sia anteriore che posteriore, dialoghi ben contrastati dal centrale, elementi discreti e qualche ingaggio del subwoofer come nel momento in cui viene fatto “brillare” l'ingresso segreto al covo di Diabolik. Una dinamica colonna sonora che meriterebbe l'ascolto attraverso l'impianto Home Theater.

Diabolik - Ginko all'attacco 4K - Gli extra

Come extra sono presenti un interessante backstage con interventi di parte di cast e troupe e immagini dai set (17'); focus sugli effetti speciali in CGI (2'). Anche nella semplice confezione amaray è inclusa una card da collezione.