C’è davvero poco di bellissimo in A Big Bold Beautiful Journey - Un Viaggio Straordinario

Un po’ Gondry e un po’ Ephron, A Big Bold Beautiful Journey vorrebbe fondere realismo magico e commedia romantica. Il risultato però è tutt’altro che big e bold.

di Elisa Giudici

È tutto calibrato, calcolato, cesellato in A Big Bold Beautiful Journey - Un Viaggio Straordinario, dal design dei suoi stilosissimi titoli di testa alla palette cromatica degli indumenti indossati dai protagonisti, passando per gli ombrelli che vengono strategicamente forniti loro ogni qual volta inizia a piovere. La spontaneità è completamente avulsa a questo progetto, raffinato negli intenti e anche nell’esecuzione, che cerca di mettere in ogni suo gesto, luogo e scena un significato profondo, oltre la superficie.

Non stupisce che il nuovo film firmato da Kogonada - cineasta già amatissimo nel circolo cinefilo e autore di quel gioiello fantascientifico indie intitolato After Yang - sia così puntuale e preciso a livello stilistico e visivo, né che prenda un genere specifico (la commedia romantica) e metta al centro il sentimento dei suoi protagonisti, inteso non solo in chiave romantica ma anche esistenziale. D’altronde da After Yang qui ritroviamo anche Colin Farrell, che in entrambe le pellicole s’interroga sul senso della sua vita e su quello di rapporti, passati e presenti, che si trova a soppesare a posteriori. Lo incontriamo così all’inizio di A Big Bold Beautiful Journey, diretto a un matrimonio da solo: il suo David è convinto che la sua condizione esistenziale sia proprio la solitudine e in parte l’ha accettata.

Auto a noleggio e cuori infranti

Quando la macchina lo lascia a piedi, scopre un bizzarro autonoleggio il cui nome ricorda un’agenzia per cuori solitari. Qui hanno disponibili solo due automobili - due Saturn SL del 1994, da tempo ritirate dal mercato - e i due impiegati della strana agenzia (Phoebe Waller-Bridge e Kevin Kline) insistono moltissimo affinché David noleggi un GPS tradizionale. Dopo un fugace incontro con la bella e pungente Sarah (Margot Robbie) al suddetto matrimonio, dopo aver perso l’occasione di provare a intavolare un rapporto con lei (che a un certo punto, serissima, gli fa anche una proposta di metrimonio) David se la ritrova la mattina dopo su un auto identica alla sua, con un GPS che sfida entrambi ad affrontare il grande viaggio audace del titolo.

Scritto da Seth Reiss, A Big Bold Beautiful Journey - Un Viaggio Straordinario cala i suoi personaggi sempre più in un universo dominato dal realismo magico, in cui porte misteriose li portano entrambi nel passato di uno o dell’altra, alla ricerca del motivo per cui lui abbia deciso di non volere o meritarsi un coinvolgimento emotivo oltre la mera conoscenza occasionale e lei sia più propensa a ferire un potenziale partner piuttosto che aprirsi davvero con onestà nel nascente rapporto. La risposta sta, prevedibilmente, nelle famiglie e nei genitori di entrambi, nelle passate esperienze amorose, in rapporti a cui non ripensano da tempo ma a cui non hanno mai posto davvero fine, interrogandosi sulla qualità e sulla moralità delle loro scelte in merito. Ogni porta è una catarsi e un reciproco avvicinarsi l’una all’altro, la percezione che la meta di questo viaggio sia un futuro insieme.

Amore in teoria, con poca emozione e zero feeling

Dovrebbe essere insomma una commedia romantico molto malinconica e talvolta triste, che richiede ai suoi protagonisti i affrontare i propri traumi e non detti per potere davvero pensare a un futuro assieme. Tuttavia, sebbene il film sia scritto con cura e diretto con la solita, soffusa eleganza, sebbene Colin Farell sia intenso e Margot Robbie davvero magnetica in un ruolo simile a quello di una manic pixie girl forse un po’ pentita, il film non funziona mai davvero. Per pellicole così particolari, che portano lo spettatore nella dimensione dell’assurdo e del magico al fianco di protagonisti sempre acuti, spesso profondi, è fondamentale trovare da subito l’onda emozionale giusta. Quella che insomma ti tiene avvinto alla trama, partecipe delle gioie e dei dolori dei personaggi, persino un po’ sedotto dagli stessi.

A Big Bold Beautiful Journey - Un Viaggio Straordinario invece rimane distaccato, freddo e spesso irritante nel suo sentirsi ed essere in buona sostanza così intelligente eppure incapace di tradurre in emozione autentica tutta la teoria sentimentale che mette in scena. La summa di quanto questo film lo funzioni la dà il fatto che ha due ottimi protagonisti, bravi, belli e seduttivi, che assistono ai momenti sentimentali fondativi l’uno dell’altra, eppure sembrano più impegnati a discutere in maniera teorica costa stanno provando che trasportati da quello stesso sentimento. Non è una mancanza di chimica, è proprio che il film rimane fermo sulle fredde istruzioni di un GPS che ci illustra passo passo il viaggio fino alla meta, senza però mai farcelo godere. Mancando di connessione con lo spettatore e di quel certo feeling tra i due protagonisti, ogni scelta deliberata del film (il modo in cui la pioggia viene usata per sottolineare lo stato emotivo del protagonisti, ciò che suggeriscono i colori primari che indossano di continuo in maniera complementare) risulta incredibilmente pedante, laddove dovrebbe essere brillante.

Solo nelle fasi finali il film raggiunge una certa qual dimensione emozionante, guarda caso quanto per una breve parentesi i due personaggi sono soli alle prese con il momento cardine del loro passato, che ne ha più plasmato i lati negativi delle loro personalità. Funziona meglio insomma come racconto di due protagonisti che si ritrovano a fare un pezzo di strada assieme che come il racconto della nascita di un legame affettivo.