Aquaman

Il potenziale c'è, bisogna dirlo. Per quanto le avventure acquatiche di Arthur Morgan (e qui citiamo un grande film, vi sfidiamo a capire quale) risultino a conti fatti confusionarie e un po' vuote di spirito, il potenziale c'è.

Un eroe inconsapevole

Il film diretto da James Wan si configura immediatamente dopo i fatti accaduti durante Justice League, anche se i riferimenti a quel che è successo li abbiamo notati una volta sola. Non una casualità, anche perché Aquaman è un film che cavalca la struttura dell'origin movie, contaminandola di elementi presi dall'epica e dal fantasy.

Arthur, nato dall'amore tra un umano e la Regina di Atlantide Atlanna (Nicole Kidman) dovrà abbandonare la sua vita per recarsi per la prima volta nella misteriosa città di Atlantide. Qui si dovrà scontrare con l'attuale reggente di Atlantide, suo fratello Orm Marius (Patrick Williams) intento ad unificare i regni della città sommersa, per muovere guerra contro la Terra e, una volta conquistata, diventare il supremo Ocean Master. Ad ostacolarlo ci dovrà pensare proprio Aquaman, e per farlo dovrà riuscire a trovare il leggendario tridente di Re Atlas, una leggenda che potrebbe tramutarsi in realtà. Al suo fianco ci sarà Mera (Amber Heard) e il fidato Vulko (William Defoe).

Una storia che corre a ritmi forsennati; i ritmi di un regista che ha visto la sua carriera esplodere su auto che sfrecciavano ad altissima velocità (parliamo di Fast & Furious), mentre qui invece ci troviamo davanti a tantissime botte, vivaci scene d'azione condite da esplosioni e distruzione tanto da sembrare quasi un film di Michael Bay.

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Il tutto poi è condito da quintalate di computer grafica che tra citazioni a Blade Runner, e una davvero convincente rappresentazione dei fondali marini, è sicuramente uno degli elementi (nonostante alcune sbavature) che assolviamo a pieni voti all'interno del prodotto cinematografico.

Ma come sottolineavamo poche righe sopra, Aquaman rimane un prodotto che, probabilmente per la troppa voglia di dimostrare un forte distaccamento da quello che c'è stato prima all'interno dell'universo DC, non riesce a trovare una sua chiarissima identità. Si passa da momenti che strizzano palesemente l'occhio al cine-comics Marvel, ad altri in cui l'influenza di film come il Signore degli Anelli è quanto mai tangibile.

Si passa con estrema velocità da una scenografia ad un'altra, sopra e sotto l'acqua; ci sono tantissimi personaggi che entrano ed escono senza una vera ragione (il ruolo di Black Manta è a dir poco riduttivo, interpretato da Yahya Abdul-Mateen II ) e in generale si percepisce una grandissima confusione registica.

Una confusione che stordisce chi cerca di voler capire qualcosa; colui che vuole provare a dare un senso - seppur minimo, parliamo pur sempre di intrattenimento con supereroi che si picchiano -  a quello che avviene sullo schermo. Wan invece, probabilmente per la foga di voler dimostrare a tutti i costi, butta dentro tutto. Un repertorio che in alcuni momenti sfocia quasi nell'omaggio al suo primo amore: l'horror.

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Ma sorvolando sulla componente di sceneggiatura, quello che rimane di Aquaman è un film pieno di mille colori, di botte da orbi e facili nonché telefonati sentimentalismi; una origin story banale nei concetti ma in grado, in alcuni momenti, di esaltarsi grazie al coinvolgimento visivo e a delle coreografie piuttosto dinamiche, esaltate da movimenti di camera piuttosto riusciti.

Ed infine Momoa. Il suo Aquaman è un simpatico guascone. Irriverente come tutti i Re, ma umanizzato dalla suo essere metà uomo e metà atlantideo. Nonostante alcune riconosciute  debolezze recitative, il suo Aquaman funziona: possente a livello fisico, e allo stesso tempo fragile al suo interno.