Recensione un amico straordinario

Una stravagante, a tratti surreale, condanna alla rabbia

di Aida Picone

In sala il 5 marzo arriva “Un amico straordinario”, un film di Marielle Heller tratto dall’articolo pubblicato su Esquire nel 1998 dal titolo “Can You Say... Hero?”.

Lloyd Vogel (Metthew Rhys), giornalista investigativo dell’Esquire, viene spinto dal suo capo a  scrivere un articolo di poche battute che possa descrivere il profilo di Mr. Rogers (Tom Hanks); uno dei più famosi presentatori di show per bambini, l’unica personalità dello showbusiness disposta a farsi intervistare dalla penna tagliente del giornalista. Abituato a scavare nel sordido, così da far emergere le parti più oscure dei personaggi di cui parla, Lloyd nella scrittura e nella vita è un uomo cinico il cui sentimento predominante è la rabbia. Sentimento che lo spinge a vivere lontano da quell’incanto che molto spesso è caratteristica dei bambini, ma che invece permea la personalità di Mr. Rogers.

La pellicola racconta la storia sulla nascita del profondo legame che lega Lloyd e Mr. Rogers dal loro primo incontro. Lloyd, infatti, si farà lentamente catapultare all’interno del mondo fantastico narrato da Fred Rogers; un mondo che per la prima volta si apre al giornalista per la sua potente verità e non per i retroscena nella quale è abituato a navigare. Fred è così buono e gentile da sembrare finto agli occhi del cinico reporter, ma dopo aver riservato uno sguardo più approfondito alle interviste che il conduttore aveva già lasciato in passato e al suo show, l’uomo è costretto a rendersi conto di quanto reale sia la verità che si apre sotto i suoi occhi. La presenza di Rogers nella sua vita, al contrario, non farà altro che spingerlo verso la fine della lotta con i demoni del proprio passato, verso una più profonda accettazione dei propri sentimenti e della propria rabbia. Mr. Rogers non è né un santo, né un eroe, ma un uomo che ha i suoi momenti di debolezza, ma nel corso del tempo ha imparato ad affrontarsi e cerca di fornire ai suoi spettatori gli strumenti per poter fare della dolcezza il proprio mantra.

Una stravagante, a tratti surreale, condanna alla rabbia di cui Mr. Rogers è giudice, giuria e boia; ma anche confessore dei problemi che hanno da sempre permeato la vita di Lloyd. L’inizio del film è un po’ tentennante e non risulta chiaramente comprensibile allo spettatore. Si è immediatamente catapultati nello show di Fred iniziando a canticchiare la sigla del programma, un vero e proprio inno per gli americani di tutte l’età. Ci viene presentata la storia come se il narratore dovesse essere il presentatore del programma stesso, ma successivamente la narrazione assume il punto di vista di Lloyd creando quell’instabilità che permeerà l’intera diegesi.

Tom Hanks è perfetto per questo ruolo, il suo volto ha le espressioni giuste per sembrare maledettamente e incondizionatamente gentile, un po’ come se fosse il Forrest che tutti ricordano. Tutti vorrebbero avere un uomo del genere come vicino, qualcuno che è disposto a porgere l’altra guancia aiutandoti a risolvere quei problemi che non pensavi neanche di avere; e lo fa con assoluto incanto.

Ma la dolcezza che si può ritrovare nel personaggio di Fred viene richiamata dalla dolcezza degli stessi dialoghi. I drammi familiari vengono così scanditi da un ritmo lento e delicato che, però, è in grado di colpire il bersaglio.