Unity introduce una "tassa" sulle installazioni

Sviluppatori sul piede di guerra

Unity introduce una tassa sulle installazioni

Unity è uno dei motori grafici più utilizzati nell'industria videoludica e non solo, soprattutto dai team di sviluppo Indie e questo principalmente per la sua affidabilità, leggerezza, versatilità ed anche economicità. Peccato però che quest'ultimo parametro potrebbe "sbarellare" a breve, e questo a causa di una sostanziale modifica agli accordi di licenza studiata dalla casa produttrice dell'Engine.

Con un annuncio sul blog ufficiale pubblicato il 12 Settembre, infatti, Unity ha reso noti i nuovi accordi che saranno attivi a partire dal 1° Gennaio 2024. Innanzitutto è stata notata l'eliminazione dell'abbonamento Unity Plus, creando così un divario tra il pacchetto "base" Unity Personal e il successivo step Unity Pro: l'azienda ha giustificato la cosa con l'obiettivo di "semplificare i suoi piani d'abbonamento" e tranquillizzando gli utenti Plus del fatto che ciascuno di loro riceverà una comunicazione contenente l'offerta per un anno di abbonamento Pro al vecchio prezzo del Plus - cosa che comunque non è stata gradita dagli utenti, i quali ovviamente vedono soltanto rimandato di un anno lo spettro di un prezzo superiore per servizi in più che di fatto non hanno richiesto.

Ma ciò che veramente ha fatto tremare l'utenza e messo gli sviluppatori sul piede di guerra è l'introduzione di una sorta di "royalty" - ma qualcuno l'ha chiamata "tassa" - che Unity esigerà a partire dal nuovo anno per ogni installazione di software su licenza oltre una determinata soglia, sia essa in introiti annuali o in installazioni totali. Facciamo un esempio pratico: un gioco sviluppato da un utente Personal (o Plus) potrà monetizzare fino a 200.000$ o essere installato fino a 200.000 volte prima di essere "tassato"; da quel momento in poi ogni successiva installazione costerà allo sviluppatore 0.20$ da dover versare alle casse di Unity. Le soglie e il dovuto cambiano poi con gli abbonamenti Pro ed Enterprise, già di per sé più remunerativi per l'azienda e con una prospettiva di vendita molto più elevata.

Inutile dire che questa novità abbia scatenato contro la società un turbinante vespaio di polemiche, soprattutto da parte degli sviluppatori di giochi freemium, e sebbene Unity si sia premunita di specificare che i giochi venduti per beneficenza o in altre forme similari di bundle (ad esempio tramite Humble Bundle) sarebbero stati esclusi dal conteggio, rimane il fatto che gli sviluppatori più "piccoli" si vedano in questo modo sottrarre una fetta consistente dei loro introiti.

Inoltre, la stessa forma con cui la "tassazione" è esposta lascia spazio a una marea di domande: si parla infatti di "installazione", e detta così sembra proprio che se uno stesso acquirente installasse il software su più sistemi, o addirittura lo installasse e disinstallasse più volte, il "contatore" delle installazioni aumenterebbe ogni volta. Non solo un simile metodo porta a scenari semplicemente devastanti (sarebbe infatti sufficiente un semplice bot per installare e disinstallare lo stesso gioco milioni di volte in poco tempo), ma molti si sono chiesti in che modo Unity preveda di "tenere il conto" se non introducendo nel software un sistema di tracciamento - e quanto potrebbe essere affidabile un sistema simile?

La polemica, riportata più profusamente dai colleghi di Kotaku, segue tra l'altro a distanza di poche settimane quella dell'annuncio dell'introduzione di alcuni sistemi IA tra i tool dell'Engine stesso. Alle molte domande di utenti e giornalisti, Unity ha risposto semplicemente segnalando la sua pagina FAQ ufficiale in cui però questi dubbi non sono fugati.

Gli sviluppatori sono pertanto sul piede di guerra e già si prospetta una class-action contro la software house per variazione unilaterale illecita degli accordi commerciali. La parola passerà presto agli avvocati...